di Daniele Messina -
Il nostro attuale presidente del consiglio Giuseppe Conte ha rilasciato un’intervista alla televisione tedesca trasmessa dal telegiornale del primo canale ARD „TAGESSCHAU“. Per prima cosa egli ha tracciato una panoramica della situazione: l’Italia si trova ancora in una fase acuta, i decessi a causa del coronavirus hanno superato le 10mila unità. Ha esposto la convinzione che il paese ce la farà purché la stretta disciplina sia rispettata, altrimenti tutti gli sforzi saranno vanificati.
Il nostro premier ha poi difeso il modo di affrontare l’epidemia del proprio governo, che è stato sempre in contatto con le autorità sanitarie ed è intervenuto in maniera trasparente avendo la salute delle persone in prima linea. La sua efficienza gli è stata riconosciuta dalle istituzioni sanitarie internazionali come l’Organizzazione Mondiale per la Sanità.
La domanda successiva riguardava i cosiddetti „Coronabond“ da lui caldeggiati, che secondo la cancelliera Merkel non andrebbero d’accordo con la Costituzione Tedesca. Conte ha risposto che l’Europa compete con la Cina e con gli Stati Uniti. Gli U.S.A. hanno stanziato 2mila miliardi di dollari, che corrispondono a 9,3% del loro PIL per reagire prontamente, e noi in Europa cosa vogliamo fare? Ognuno vuol fare per conto suo? Ciò la renderebbe ancor meno competitiva. Solo una reazione unica e coordinata potrebbe renderla competitiva. Ha poi negato che in tal modo i tedeschi pagherebbero i debiti degli italiani.
Gli è stato poi domandato perché rifiuti il ricorso al MES che ha già salvato la Grecia, e quale sia il suo rapporto con Angela Merkel. Conte ha risposto che lui rispetta le opinioni di Angela Merkel, ma che in questo caso non si tratta di uno shock asimmetrico, come nel caso greco, ma di una crisi comune. Il MES è stato creato in situazioni passate per sostenere singoli Stati in crisi economica.
L’Italia ha sempre pagato i suoi debiti e lo farà sempre. Si è poi rivolto agli spettatori tedeschi facendo notare loro che qui non stiamo scrivendo le pagine di un testo di economia, ma quelle di un libro di storia. „Questa che stiamo vivendo è una crisi epocale e l’Europa deve dimostrare in questa occasione se essa è una casa comune dei suoi popoli“ ha concluso il Premier