Dopo aver sempre negato negli ultimi cinque anni un risarcimento per le sue auto diesel con motore “truccato”, il gruppo automobilistico di Wolfsburg è ora pronto a pagare ai loro proprietari un risarcimento tra 1350 fino a 6257 euro. La situazione si sarebbe chiarita in vista di una sentenza del Tribunale federale di Karlsruhe in calendario per maggio
Sono trascorsi quasi cinque anni dalla scoperta nel settembre 2015 della gigantesca truffa miliardaria architettata dalla Volkswagen con i motori diesel, ma sinora il grande gruppo di Wolfsburg ha riconosciuto il malfatto soltanto a parole. Di fatto, come si direbbe in gergo, “la Volkswagen non ha ancora scucito a tutt’oggi una sola lira” per rimborsare il danno subito dai suoi clienti con l’acquisto di una vettura diesel delle marche del gruppo Volkswagen. Le auto VW, Audi, Seat, Skoda, Bentley, Bugatti¸ Lamborghini e Porsche nelle loro versioni diesel erano, infatti, tutte equipaggiate con un software fraudolento che ai motori ad autoaccensione consentiva di simulare il rispetto delle vigenti norme ambientali giusto il tempo necessario per superare il collaudo ufficiale. Dopo di che, i motori diesel erano del tutto liberi di scatenarsi inquinando l’ambiente con il velenoso ossido di azoto (NOx) dei suoi gas di scarico, con un volume di emissione notevolmente più alto rispetto a quello denunciato sulla base dei test.
La situazione sembrerebbe ora cambiata in occasione di un incontro, svoltosi negli ultimi giorni del mese di febbraio al Tribunale di Braunschweig, città non molto lontana da Wolfsburg, tra i rappresentanti del grande gruppo automobilistico e un nutrito schieramento di avvocati della controparte. Agguerriti giuristi, ben decisi a ottenere dal gruppo Volkswagen automobilistico tedesco una “adeguata” compensazione del danno causato con le auto diesel truccate. Nota bene: se in Europa fossero esistite le norme ambientali vigenti negli USA – dove il gruppo automobilistico di Wolfsburg è stato costretto a pagare penali per circa 30 miliardi di dollari – la Volkswagen sarebbe già oggi un ricordo della storia mondiale dell’automobile. Non sarà così, perché nel frattempo il gruppo tedesco ha avuto modo di modificare le sue vetture diesel concentrando le sue energie sulla produzione sulle auto elettriche.
Nel corso di un incontro svoltosi a Braunschweig verso la metà di febbraio era sembrato che la Volkswagen e gli avvocati difensori degli automobilisti truffati non fossero molto lontani da un compromesso attorno a 830 milioni di euro. L’accordo si era dimostrato alla fine però non attuabile perché il gruppo Volkswagen aveva deciso di definire non realistica la richiesta di un onorario complessivo di 50 milioni di euro, che gli avvocati della controparte avevano presentato per chiudere la vertenza. Il presidente della Centrale Federale dei Consumatori (VZBV), Klaus Müller, si era così visto costretto a capitolare di fronte al rigido atteggiamento della controparte dichiarando che “purtroppo la Volkswagen alla fine delle trattative non ha voluto, o non ha potuto, fare un’offerta di risarcimento in grado di soddisfare i suoi imbrogliati e delusi clienti”.
Un compromesso valido per tutti
Alla fine l’incontro, a quanto pare, sembrerebbe aver portato finalmente a un atteggiamento più conciliante nei confronti di tutti gli automobilisti ingannati, che non sono soltanto quegli tedeschi ma che a livello mondiale sono diversi milioni. L’ultima offerta della Volkswagen, infatti, ha tutta l’aria di voler anticipare in parte la decisione che il Bundesgerichthof (BGH) si appresta a rendere nota una decisione che – come già quella degli esperti del VZBV e dell’ADAC – confermerebbe l’inganno premeditato di milioni di automobilisti, vale a dire tutti quelli che a suo tempo acquistarono in buona fede le auto diesel del gruppo di Wolfsburg. A quanto pare, sarebbe stata proprio l’incertezza sulla prossima della BGH sentenza ad aver accelerato l’accordo tra la Volkswagen e la Centrale Federale dei Consumatori (VZBV).