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Da Rossano Calabro in giro per l’Europa. Abbiamo incontrato la giovane cantautrice dopo il concerto a Francoforte sul Meno, lo scorso Dicembre

Dove ti ha portato il tour?

Sono stata in Francia, Belgio, Olanda e Germania. In quindici giorni ho cambiato 12 letti.

Così, a caldo, le tue impressioni sul tour europeo

Ancora devo razionalizzare il tutto. Ho già cantato all’estero in passato e , quello che noto sempre, è che ci sono meno condizionamenti, perché il pubblico che viene ai concerti è veramente interessato ad ascoltare delle cose nuove. Questa è una grande soddisfazione perché mi conferma l’importanza di quello che sto facendo. Raramente in Italia nei club mi è capitato questo atteggiamento. Oltre ad uno scambio vero e sincero con le persone incontrate, sono nati anche dei contatti interessanti. Ho potuto notare differenze culturali, soprattutto tra Belgio, Francia e Germania. C’è una differenza di applausi a di fruizione musicale, anche se, sottolineo, ho ricevuto riscontro positivo in tutte le date e anche un particolare interesse al mio ultimo disco.

Ci puoi parlare della genesi del tuo ultimo disco?

Il disco è nato dalla voglia di fregarmene delle mode, delle sovrastrutture attuali. La mia intenzione era quella di essere libera di esprimermi al di fuori delle tendenze, del mercato e di eventuali limiti. Il risultato è stato un disco dalle sonorità moderne. Mi sono affidata a Taketo Gohara (che ha prodotto Motta, Brunori, Capossela) che ha permesso il risultato di una disco di cantautorato con delle sonorità moderne. Da questo disco, secondo, me, si capisce benissimo la mia personalità attuale al momento del disco con dei messaggi da comunicare. Sono io, insomma, e non una personalità artistica, timbrica o sonora. Mi sono presa il mio tempo per lavorare all’album cosa che, al giorno d’oggi, è un privilegio. Non ho mai avuto la premura o la fretta di dover uscire per forza o dover pubblicare dischi in continuazione, non è da me. Anche ora, per esempio, sto prendendo in considerazione di prendermi una pausa, che potrebbe durare da 6 mesi a due anni. Al momento mi sento di aver dato tutto quello che potevo dare in questo momento. Il tour mi ha dato, sicuramente nuove ispirazioni, che devo razionalizzare e assorbire. Ma, sento, che ho anche bisogno di farne ancora di altre, perché il mio nuovo disco dovrà essere veramente qualcosa di diverso. Le canzoni non vanno sprecate, sarebbe un peccato.

Hai parlato dei tuoi tempi. Pensi che nell’industria discografica attuale ci sia una pressione a dover pubblicare continuamente?

È la percezione che ho. Ad alti livelli i cantanti sfornano singoli in continuazione e , quasi un CD all’anno. Sicuramente, quando di arriva ad un determinato stato, è necessario cavalcare l’onda ma, personalmente tempo che si perda l’originalità e la novità. Rischiando di fare cose troppo simili. Non è, ancora il io caso. Ma so già che, se un giorno dovesse capitare di fare il botto, sarei uno di quegli artisti lenti che sforna un disco ogni 3-4 anni.

Questo è il tuo secondo disco. Quando è uscito il primo e come ti sei avvicinata alla musica?

Come mai non lo so e, ancora me lo chiedo. In realtà l’ho scelto consapevolmente. Mi sono resa conto che sto bene sul palco e che comunico cantando e che, lontana dal palco, sono una di poche parole. Molto spesso faccio fatica a esprimere veramente quello che sento, se non attraverso una canzone. Ho iniziato a 11 anni, perché sono cresciuta in una famiglia con un padre musicista ed una famiglia artistica. Mi sono trovata immersa in questo delirio e, per farne parte, ho iniziato a cantare. All’inizio mio padre era un po’ restìo, non avrebbe voluto, ma io ho insistito ed ho continuato. Finita la scuola mi sono trasferita a Roma e poi a Milano. Sento che è finito un ciclo della mia vita e sto pensando di trasferirmi altrove, fuori dall’Italia. Io vivo, come penso anche molti altri, in cicli di vita. Sento che in questo ciclo ho avuto tutto quello che potevo avere e ho bisogno di cercare altro.

I cicli si riferiscono anche al tuo gusto musicale?

Passo da periodo in cui non ascolto musica, a quelli in cui ne ascolto in continuazione. Ho dei gusti musicali molto ampi, non ho dei punti di riferimento forte. Direi, piuttosto, che vado ad umore. Il mio punto di riferimento musicale e mia fonte di ispirazione rimarrà sempre Francesco De Gregori, inclassificabile ed eterno.Passo, negli ascolti, da Cesare Cremonini ai The Smith, The Beatles, Radioheads, Vincent Gallo, Tom York. Forse, potrei dire, tutto ciò che non è prettamente commerciale.

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