Le fonti di distorsione nel ricordo di un evento
La ricerca ha individuato tre fonti di distorsione del ricordo. Quelle interne, cioè legate esclusivamente alle caratteristiche dell’osservatore. Quelle esterne, in cui le informazioni successive all’evento incidono sulla fissazione del ricordo del soggetto. Infine quelle relazionali, in cui la rievocazione può essere influenzata da aspetti relazionali e comunicativi con l’interlocutore durante la testimonianza. Le prime due forme di distorsione non sono dovute a specifici suggerimenti, mentre la terza incide fortemente nel corso delle tecniche di intervista e o di interrogatorio. Per quanto riguarda le fonti di distorsione interne ci si riferisce alle caratteristiche di suggestionabilità del soggetto ed alle abilità connesse al source monitoring, ovvero la capacità di identificare il contesto nel quale è avvenuto l’evento oggetto del ricordo. Il reality monitoring è uno specifico aspetto dell’identificazione della fonte del ricordo, che descrive la capacità di discriminare eventi interni (ad esempio immaginati) ed eventi esterni (ad esempio visti o uditi). La confusione o gli errori nel reality monitoring conducono ad un falso ricordo (Johnson, 2006). Rispetto ai fattori esterni all’individuo nella percezione e nel recupero del ricordo, oltre alle informazioni ricevute successivamente all’evento, studi di laboratorio (Baddeley et al., 2009) hanno individuato altre variabili da tenere in considerazione, quali la frequenza dell’esposizione all’evento, la durata dell’osservazione e la posizione dell’evento, cioè la collocazione di un singolo fatto in una serie più vasta di avvenimenti. Ad esempio, la durata di esposizione all’evento aumenta la possibilità di percezione e dunque di codifica, mentre, se si assiste a una sequenza di eventi, è più facile percepire e ricordare quelli che si sono verificati all’inizio (effetto primacy) e alla fine (effetto recency) rispetto a quelli nel mezzo. Le distorsioni della memoria possono, infine, dipendere anche dall’influenza di fattori relazionali e comunicativi, come suggerimenti, nuove informazioni e conoscenze che causano una distorsione del ricordo o producono, nei casi più estremi, un falso ricordo. Si presentano diversi effetti che scaturiscono dall’aggiunta di informazioni e da domande suggestive: tra questi ricordiamo l’effetto cosiddetto di suggestionabilità e di compiacenza. L’effetto compiacenza accade quando al soggetto vengono rivolte le stesse domande più volte, alla fine il testimone risponde con ciò che l’esaminatore vuole sentirsi dire (Fornari, 2008). La semplice ripetizione della stessa domanda nel caso di bambini può portare al ricordo di eventi mai avvenuti (Gulotta e Ercolin, 2004). I testimoni possono essere più o meno suscettibili a queste influenze.
Suggestionabilità e testimonianza
Le fonti di distorsione esterne (informazioni post-evento) interagiscono con le caratteristiche dell’individuo soggetto e della relazione tra esso e l’interlocutore nel plasmare la capacità di ricordare. Le influenze delle informazioni post-evento sulla memoria possono essere particolarmente subdole. Elizabeth Loftus ha condotto diverse ricerche che hanno posto l’attenzione sul potere esercitato da determinate tipologie di domande o suggerimenti esterni nel recupero di un evento vissuto. Ad esempio, è emerso che è sufficiente cambiare in una domanda una piccola parte, come l’articolo, per aumentare la probabilità di modifica di un ricordo (Loftus e Zanni, 1975, Loftus, 2005). Ad esempio, se si chiede hai visto un uomo o hai visto l’uomo la domanda cambia poiché nel primo caso si indica un individuo qualunque di genere maschile mentre, nel secondo caso, si fa riferimento ad un individuo specifico di cui si assume che l’interlocutore abbia conoscenza. Il fenomeno per cui l’aggiunta di informazioni suggestive porta a modificare il ricordo di un evento si chiama post-event misinformation effect, ossia l’effetto di un’informazione fuorviante fornita dopo l’evento (Loftus, 2005). Questo effetto può avvenire in situazioni sociali (Gabbert et al., 2004; Wright, Self, e Justice, 2000; Gulotta e Ercolin, 2004, Brainerd e Reyna, 2005) e non sociali (Lindsay, 1990; Loftus e Palmer, 1974). Diversi studi di laboratorio hanno cercato di analizzare i meccanismi che portano a modificare i ricordi. Un interessante studio è stato condotto da Crombag, Wagenaar e Van Koppen (1996) in merito allo scontro avvenuto tra un Boeing 747 e un palazzo di undici piani ad Amsterdam nell’ottobre del 1992. La televisione olandese riportò tutti i momenti dell’evento ma non trasmise alcuna immagine del momento dello schianto. I telegiornali riportarono la notizia del disastro per alcuni giorni. La ricerca, tesa a sondare il ricordo del terribile evento, evidenziò che 61 dei 93 studenti che parteciparono all’esperimento risposero in modo affermativo alla domanda: Hai visto in televisione il filmato del momento in cui l’aereo ha colpito il palazzo?. Tale domanda in realtà conteneva una falsa informazione, ovvero che il filmato dello schianto fosse stato mostrato in televisione. Inoltre, molti testimoni fornirono numerosi dettagli dell’inesistente video dell’impatto dell’aereo. È bene sottolineare che la suggestionabilità non implica solo aggiungere o modificare gli elementi di una scena, ma riguarda anche ricordare eventi mai vissuti (Hyman, Husband e Billings,1995; Loftus e Pickrell, 1995; Gulotta e Ercolin, 2004). A tale proposito, va considerato che affinché negli individui si crei un falso ricordo, è necessario che le fonti di distorsione rispondano a tre requisiti (De Leo, Scali e Caso, 2005):
– l’evento suggerito deve essere plausibile, cioè deve trattarsi di qualcosa di possibile.
– il soggetto dovrà anche costruire un’immagine del ricordo e una narrazione. Infatti, tutti i ricordi sono costruzioni che combinano conoscenze di base provenienti da varie fonti con esperienze personali, suggerimenti e richieste attuali (Bartlett, 1932).
– è necessario che ci sia un errore nella valutazione della fonte, cioè che il soggetto creda che quell’informazione non sia stata creata da lui ma provenga dall’esterno.
Gisli H. Gudjonsson è uno dei più importanti studiosi di suggestione e ha condotto numerose ricerche tese ad analizzare come i soggetti reagiscono di fronte a situazioni e domande suggestive. Gudjonsson e collaboratori, attraverso alcuni studi hanno messo in luce che intelligenza, autostima, capacità mnestica e assertività, locus of control interno e capacità di agire strategie di coping sono fattori psicologici che risultano correlati negativamente con la suggestionabilità (Gudjonsson, 2003). Per poter studiare la suggestionabilità Gudjonsson (1984, 2003) costruì uno strumento per valutare la suscettibilità ad interrogatori coercitivi che si basa su due diversi aspetti della suggestionabilità, il cedimento (yielding) a domande suggestive e il cambio di risposta (shifting) quando è applicato un interrogatorio pressante. Il test consiste nel presentare un racconto e nel chiedere di riportare tutto ciò che si ricorda della storia. Dopo la fase di rievocazione il soggetto viene sottoposto a 20 domande delle quali 15 sono suggestive ed errate. Dopo aver risposto, alla persona viene detto che ha commesso un certo numero di errori, anche se non è vero. Inoltre, in modo vigoroso, viene richiesto di rispondere nuovamente alle domande, con la raccomandazione di essere più accurato. Il cedimento si riferisce alla suscettibilità dell’intervistato alle domande suggestive, mentre il cambio di risposta si riferisce al cambiamento in seguito all’interrogatorio pressante. La somma tra il numero di cambi e di cedimenti fornisce il punteggio totale ottenuto nella scala di suggestionabilità.
Lo stress e la rievocazione del ricordo
Tra i diversi fattori che possono incidere sulla rievocazione del ricordo uno particolarmente importante è lo stress. È importante sottolineare che uno stress eccessivo, come ad esempio assistere a una rapina violenta o all’omicidio di un proprio caro, può portare anche ad uno stato di dissociazione. In questi casi si può arrivare a non ricordare elementi centrali dell’evento o addirittura l’intero evento traumatico, in tal caso si parla di amnesia retrograda o dissociativa (Holmes et al, 2005; Loftus, 1993; Pezdek, 1994; Pezdek e Banks, 1996). Un altro aspetto importante riguarda il coinvolgimento emotivo e la memoria dell’evento. Smith e colleghi (2004) studiarono un gruppo di studenti canadesi dell’Università di Toronto a sei mesi dall’attacco alle Twin Towers a New York. Gli autori sottoposero il campione ad un questionario per valutare la memoria dell’evento e quella autobiografica. Essi rilevarono una correlazione tra il grado di coinvolgimento emotivo e la qualità del ricordo. Nello specifico, i ricercatori notarono che all’aumentare del coinvolgimento emotivo diminuiva la memoria autobiografica ed aumentava quella relativa all’evento in questione. Lo studio di Grey e colleghi (2002) evidenzia che la memoria delle vittime di un trauma è frammentata e lacunosa, in particolare, relativamente ai momenti chiave dell’evento. Concludendo, ad oggi non è ancora chiaro se un elevato stress durante la fase di codifica o recupero porti ad un vantaggio o svantaggio mnestico. Le contraddittorie scoperte suggeriscono che la relazione tra stress e memoria sia complessa e dipenda da molteplici fattori biologici e psicologici, le cui interazioni meritano ulteriore approfondimento scientifico.
Chi desidera prendere contatto direttamente con la Dottoressa Bassanelli, per domande o proposte, può farlo scrivendo alla seguente e-mail: clabassi87@libero.it