Joe Petrosino è sicuramente il poliziotto più famoso di tutti i tempi. A questa figura simbolo della lotta alla criminalità organizzata, la città di Padula, sua città d’origine, la provincia di Salerno e la regione Campania dal 2000 hanno dedicato una casa-museo custodita dal pronipote Nino Melito Petrosino.
Ci sono luoghi che sembrano essere stati creati appositamente per generare leggende: paesi scavati lungo pendii rocciosi dove ogni metro è stato voluto per creare spazio alla vita. Solo in questi posti in cui la tenacia è vissuto quotidiano ti puoi trovare improvvisamente davanti ad una porta aldilà della quale la storia ti viene incontro presentandoti personaggi che hanno tracciato un solco profondo nella realtà italiana e mondiale. Questo luogo si chiama Padula, cittadina in provincia di Salerno, e la porta è quella che conduce alla casa natale di Joe Petrosino.
Proprio in quest’abitazione, oggi casa museo posta all’interno di un rilevante percorso storico-culturale che parte dalla Certosa di San Lorenzo (riconosciuta dall’Unesco come patrimonio culturale dell’umanità) e continua con il sacrario (monumento nazionale) dedicato agli eroi “giovani e forti” che nel 1857 seguirono Carlo Pisacane nel suo sogno di un’Italia unita, nacque nella notte tra il 30 e il 31 agosto 1860 una delle figure più importanti al mondo nella storia della lotta alla criminalità organizzata, orgoglio degli italiani nel mondo e simbolo della nostra emigrazione. Il sogno oltre confine, infatti, gioca un ruolo centrale nella storia di quest’angolo di mondo, da cui il 2 luglio 1873 Giuseppe Petrosino, appena tredicenne, emigrò insieme alla sua famiglia verso New York, città destinata ad ospitare di li a poco il poliziotto più famoso d’America… il leggendario Joe Petrosino. L’uomo dei primati: scoprì la prima organizzazione criminale (La mano Nera), di cui per ben tre volte ne arrestò il capo; compì mediamente 700 arresti in un anno, assicurando alla giustizia circa 20.000 criminali; salvò la vita al tenore Enrico Caruso, bersaglio nel 1903 di un attentato durante una sua prima al Metropolitan; inventò la tecnica dei travestimenti: formò il primo pool antimafia e ravvisò l’opportunità di un più stretto coordinamento tra i capi di stato e di Governo al fine di formare una strategia unitaria contro la criminalità organizzata. Un vero e proprio precursore dei tempi diventato poliziotto per vocazione e morto sul campo, dopo un attentato subito nella piazza Marina di Palermo il 12 marzo 1909, durante il viaggio in cui voleva scoprire le radici del fenomeno mafioso.
Ai suoi funerali di Stato, svoltisi a New York il 12 aprile 1909 e seguiti ai funerali di Stato con cui l’Italia gli rese omaggio a Palermo, parteciperanno 280.000 persone, altro primato per i tempi, e il Presidente degli USA Theodore Roosevelt lo definì “un amico e un uomo grande e buono che valeva la pena conoscere”.
La casa-museo di Padula, visitata già da più di 100.000 persone e custodita con cura da Nino Melito Petrosino (figlio della nipote di Joe, Gilda Petrosino) è un viaggio emozionante all’interno della vicenda umana di questa figura straordinaria, a cui, oltre al mondo della cultura e del giornalismo, anche il cinema ha riservato più volte un posto d’onore. Le 24 sezioni al suo interno mostrano gli ambienti in cui nacque, crebbe, parti e ritornò dopo 36 anni, proprio qualche giorno prima di essere assassinato. Ambienti custoditi con cura nel tempo e in cui gli arredi e gli oggetti sono quelli originali e testimoniano la quotidianità del tempo: uno scrigno prezioso per chi vuole confrontarsi anche con la storia dell’emigrazione italiana, vivendone i drammi e i riscatti, visibili nei mobili d’epoca acquistati dal padre di Joe, Michele, dopo il suo ritorno a Padula qualche mese prima che il figlio Joe perdesse la vita. Ambienti definiti dal presidente Napolitano “luogo di cultura dove la memoria storica viene messa al servizio dei popoli per trarne insegnamento” da cui noi italiani all’estero possiamo trarre un grande lezione morale, specie per sostenere anche oltre confine la cultura della legalità, attaccata quotidianamente dagli interessi della criminalità organizzata, come confermato qui in Germania (più precisamente nella zona di Colonia) dalla recente operazione “Baumafia”, con cui la polizia tedesca in collaborazione con quella italiana ha sgominato un ramificato sodalizio mafioso operante tra Italia e Germania nel settore edilizio.
Una conferma della presenza penetrante delle organizzazioni mafiose, in cui un ruolo predominante sembra essere giocato dalla n’drangheta calabrese (sei locali presenti in territorio tedesco secondo quando dichiarato recentemente al nostro giornale dell’On. Laura Garavini), documentato con cura dalle inchieste della magistratura e dalla recente letteratura, in cui spiccano le pubblicazioni di Petra Reski (Mafia) e Francesco Forgione (Mafia Exoprt). Opere e azioni frutto di impegno ed eroismo quotidiano che oggi, dopo un secolo, devono tanto all’insegnamento di coraggio e dedizione di Joe Petrosino, un uomo partito come tanti nostri connazionali alla ricerca di un futuro migliore e che ha scritto una delle pagine più lusinghiere della storia degli italiani nel mondo.
Ringraziamenti. La visita alla casa-museo dedicata a Joe Petrosino è stata possibile grazie alla collaborazione di Daniela Orlando, padulese laureata in beni culturali all’università di Viterbo che da più di un anno vive e lavora a Francoforte. Grazie alla sua disponibilità abbiamo conosciuto meglio i luoghi da cui proviene, ricchi di testimonianze storico culturali di valore assoluto.