L’attacco, fortunatamente non riuscito, da parte del 27enne Stephan Balliet ad una sinagoga nella città di Halle, ha scosso, giustamente, l’opinione pubblica tedesca. Il ministro degl’Interni Horst Seehofer ha dovuto ammettere che le misure di sicurezza relative ai luoghi di culto in Germania non sono all’altezza del pericolo terrorismo di matrice neonazista. Difatti, solo per puro caso l’attacco non si è trasformato in una vera e propria strage, considerando che all’interno della sinagoga si trovavano una settantina di persone: è stata la porta, blindata, a resistere.
Tutto ciò, tuttavia, non deve spostare l’attenzione dal problema di fondo, vale a dire il radicalismo di destra che, quando diventa azione, spesso si trasforma in atto terroristico.
In questo contesto rientra il ruolo e la funzione della Costituzione tedesca. La legge fondamentale, il Grundgesetz, non ha dubbi: l’articolo 4 ci dice che la “libertà di opinione, di coscienza e la libertà di confessione religiosa e ideologica sono inviolabili”. E non solo: “È garantito il libero esercizio del culto”, continua il comma 2 di questo fondamentale articolo.
Eppure, nonostante la libertà di confessione religiosa è considerata inviolabile, alcuni politici tedeschi, specie quelli conservatori dell’Afd, ma anche non di rado quelli cristiano-democratici e cristiano-sociali, sostengono ripetutamente che la confessione non può essere un limite nel processo di integrazione degli stranieri.
Integrazione e religione vengono visti come due elementi che si escludono e non elementi che convergono. Assurdo se si considera che la Costituzione tedesca, che ogni politico tedesco dovrebbe conoscere, non prevede alcun limite alla libertà di confessione.
Esemplare è il caso di Fereshta Ludin:
Ludin, una donna musulmana di origini afgane, è la più giovane di cinque figli. Sua madre, negli anni 50, è stata una delle prime donne in Afghanistan a studiare. Suo padre era un ingegnere, ha lavorato come consulente e successivamente come ministro del governo afghano. Quando Fereshta Ludin aveva quattro anni, suo padre divenne ambasciatore a Bonn. Dopo che le truppe sovietiche invasero l’Afghanistan nel 1979, la famiglia fu costretta all’esilio e fuggì in Arabia Saudita. In seguito alla morte del padre, nel 1986 la famiglia si trasferì in Germania e fece domanda di asilo. Dopo la laurea Ludin ha completato un corso di insegnamento in inglese, tedesco e studi comunitari. Nel 1995 Ludin ricevette la cittadinanza tedesca. Dopo il tirocinio come insegnante (Ludin aveva conlcuso gli studi con un voto di 1,3), Fereshta Ludin tentò di diventare insegnante presso una scuola statale nel Baden-Württemberg. L’amministrazione scolastica, tuttavia, rifiutò di assumerla perché Ludin portava il velo. Il velo, secondo l’Oberschulamt di Stoccarda, sarebbe un simbolo politico-religioso e si scontra con la libertà di religione degli alunni ed il principio di neutralità dello Stato. Ludin non mollò e fece appello alla libertà di religione davanti ai tribunali amministrativi: ma non c’era nulla da fare! Anche la Corte federale amministrativa non accolse la richiesta della giovane donna musulmana. Solo nel settembre 2003, grazie ad una storica sentenza della Corte Costituzionale, Ludin riuscì a far valere, in fondo, ciò che è scritto nell’articolo 4 del Grundgesetz. Una sentenza, nella quale i giudici di Karlsruhe hanno puntato il dito contro la decisione dell’amministrazione scolastica, che “senza nessun fondamento giuridico” avrebbero violato la libertà della giovane insegnante. La neutralità dello Stato non può fungere da giustificante di una violazione della libertà di religione.
Ma perché l’articolo 4 è “inviolabile”?
E qui ritorniamo all’inizio dell’articolo: i padri della Costituzione avevano in mente soprattutto il genocidio a circa 6 milioni di ebrei, le uccisioni immotivate di tanti preti, anche cattolici, da parte del regime nazista e lo sterminio di 500mila Rom e Sinti nel Terzo Reich. E la Costituzione va oltre al solo riconoscimento delle religioni: lo Stato tedesco deve fare in modo che il culto religioso possa essere praticato. Nessuna comunità religiosa deve temere alcuna forma di violenza. Questo è quello che vuole la Costituzione tedesca, un vero e proprio monito ai politici che ancora sembrano dormirci sopra.