Sul portale i navigatori del web potranno consultare le testimonianze dell’emigrazione italiana passata e presente conservati nell’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano
È stata presentata alla Farnesina la piattaforma informatica “Italiani all’estero, i diari raccontano”, accessibile anche dal sito istituzionale del Ministero degli Esteri con un link che rimanda al portale “idiariraccontano.org”. Si tratta di un progetto realizzato con il contributo della Direzione Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie del Maeci è una selezione delle parti più significative delle testimonianze raccolte nel fondo catalogato con il soggetto “emigrazione” presso la Fondazione Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano, in provincia di Arezzo. La raccolta conserva i diari, le lettere e le memorie che racchiudono le storie degli italiani vissuti all’estero dall’inizio dell’Ottocento fino ai giorni nostri. È dal 1984 che l’Archivio Diaristico Nazionale offre a ricercatori e ai lettori di tutto il mondo la possibilità di consultare questo materiale, finora conservato in sede in formato analogico, e ora accessibile anche in formato digitale direttamente dal web. All’evento sono intervenuti Elisabetta Belloni, Segretario Generale del Maeci, Luigi Maria Vignali, Direttore Generale del Maeci per gli Italiani all’Estero, Nicola Maranesi, curatore del progetto e Pier Vittorio Buffa, consulente editoriale.
“Dal 1861, ossia dall’unità d’Italia fino ad oggi, sono espatriati circa trenta milioni di connazionali; accanto a questa cifra, abbiamo quella altrettanto importante rappresentata dai cosiddetti oriundi che, nel mondo, sono arrivati a una soglia compresa tra i sessanta e gli ottanta milioni: sono cifre di spessore che giustificano, senza dubbio, l’impegno profuso dal Maeci per le politiche migratorie”, ha affermato Elisabetta Belloni che si è soffermata sul lavoro svolto dalle istituzioni in questo settore. “Primeggiamo sia tra i Paesi europei che nel resto del mondo per la disponibilità istituzionale profusa nel proteggere quel valore aggiunto che è rappresentato dall’italianità all’estero: vedo molta costanza e interesse in questo lavoro quotidiano ed è perciò che ringrazio sia la Direzione Generale del Maeci per gli Italiani all’Estero e nello specifico la Fondazione Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano”, ha aggiunto Belloni evidenziando il senso del dovere e dell’inclusività nei confronti di chi vive all’estero. “Gli italiani che vivono nel mondo devono sapere che non sono dimenticati: essi rimangono italiani e sono per noi un valore aggiunto importante. Il nostro obiettivo è quello di mantenere un forte legame sia con i flussi migratori più datati e sia con la nuova mobilità, ossia quella del presente, per poter condividere con questi connazionali non soltanto il dolore e il sacrificio del distacco ma anche le storie di successo di chi ce l’ha fatta e quindi delle nostre eccellenze. Non dobbiamo intervenire solo in chiave assistenzialistica ma anche e soprattutto in una visione globale di valorizzazione: in ogni caso sono tutte storie dalle quali occorre imparare qualcosa”, ha concluso Belloni.
“Vi sono storie drammatiche di distacco dai familiari e dalla propria terra d’origine – ha rilevato il Direttore Generale Vignali – e c’è dunque condensato tutto il dramma della partenza, come si evince già nelle lettere risalenti alla fine dell’Ottocento ma anche in documenti più recenti che ci raccontano i sentimenti provati nel fatidico momento della partenza dagli italiani andati all’estero; oppure quei sentimenti emersi una volta giunti a destinazione e dopo anni di permanenza all’estero, dove non manca quasi mai la nostalgia per la Patria. Questo portale – ha aggiunto Vignali – è un’iniziativa unica: la possibilità di mettere in rete le circa mille storie e altrettanti racconti custoditi in lettere, diari e fotografie di duecento italiani. Si tratta di un progetto culturale dal taglio storico che racconta non soltanto storie individuali, ma la storia del nostro stesso Paese, con uno sguardo al futuro. Con questa iniziativa ci rivolgiamo quindi alle nuove generazioni di migranti e ai tantissimi italo-discendenti che sono nel mondo, facendo riscoprire soprattutto ai più giovani le loro radici e le loro tradizioni”, ha sottolineato Vignali precisando come gli italiani all’estero siano sempre più al centro delle politiche del Maeci.
“Il portale racchiude un affresco di storie e di vita degli italiani all’estero: essa è una sorta di antologia che utilizza strumenti digitali per mettere a disposizione una parte considerevole di materiale e di diari che la Fondazione Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano ha iniziato a raccogliere già a partire dal 1984”, ha commentato Maranesi, curatore di questo progetto che vuole porsi come un vero e proprio “polo d’attrazione, in continua evoluzione e formazione, per offrire una rappresentazione quanto più ricca possibile dei nostri connazionali espatriati in passato e nel presente”. Si parte dal “quando eravamo noi i migranti”, con foto e diari scoloriti dal tempo, per arrivare agli anni a noi più prossimi. Non si tratta dunque di un qualcosa di statico e cristallizzato, coniugato al passato remoto, ma aperto alla volontà anche attuale di chiunque voglia raccontare storie di emigrazione della propria famiglia o mettere a disposizione materiale documentaristico di varia natura: Maranesi ha evidenziato come stiano giungendo già delle segnalazioni in tal senso dall’estero.
“Nel web non ci sono attualmente raccolte così dettagliate in materia: questo sito è un dono per l’intera comunità italiana. L’inizio è stato positivo ma per i bilanci bisognerà attendere alcuni mesi”, ha sottolineato il curatore ha poi lasciato la parola al consulente editoriale del progetto. “Questo è un sito di natura giornalistica, nel senso che è soggetto a delle scelte finalizzate alla catalogazione e all’inserimento delle storie secondo dei criteri ben precisi”, ha precisato Buffa entrando quindi nel vivo di alcune delle storie, spesso drammatiche, narrate nel portale. “E’ il caso delle tragedie dei lavoratori nelle miniere, che hanno segnato parte dell’emigrazione italiana non soltanto in Europa ma anche negli Stati Uniti”, ha spiegato Buffa ricordando due delle principali tragedie in questo senso: è il caso di Marcinelle, in Belgio, nel 1956 e ancor prima agli albori del secolo scorso, a Cherry, nello Stato dell’Illinois, precisamente nel 1909. Nell’incidente di Marcinelle persero la vita oltre centotrenta emigrati italiani; in quello di Cherry invece il numero delle vittime italiane fu settantatre: questa tragedia americana è narrata in maniera dettagliata e toccante da uno dei superstiti, Antenore Quartaroli. Come ricordato da Buffa, infine nel portale ci sono anche diverse storie di ritorni in Patria, come quelli avvenuti in seguito all’entrata in guerra dell’Italia nel 1940.