FRANCOFORTE – Il Console generale, Maurizio Canfora, lascia la sede di Francoforte sul Meno e fa rientro in Italia
Signor Console, quando Lei è giunto in questa sede il nostro giornale Le ha fatto un’intervista in cui Lei ha dichiarato le Sue intenzioni. Naturalmente tra il dire e il fare… Può dirci quali delle sue intenzioni è riuscito a realizzare meglio e dove invece è riuscito meno bene?
Nell’intervista a cui Lei fa riferimento io ho dichiarato che mi sarebbe piaciuto, malgrado le scarse risorse a disposizione, migliorare l’offerta dei servizi consolari. Ora non posso essere io a valutare, lascio un giudizio agli utenti, al pubblico; posso però dire quali cose sono state messe in campo in maniera di facilitare l’accesso e soprattutto migliorare la digitalizzazione ed i servizi a distanza. Al mio arrivo mi risulta che il Consolato ricevesse le persone quasi esclusivamente dietro appuntamento che era obbligatorio prenotare sull’applicativo online del Consolato. Anche quando sono arrivato io venivano fatte delle eccezioni, però erano rare e spesso collegate col pagamento di diritti d’urgenza. La prima cosa che abbiamo deciso in dialogo con il mio personale, che nel frattempo non è affatto aumentato, anzi è diminuito, è stata che questo sistema così rigido creava malcontento e disservizi non solo agli utenti che spesso non trovavano appuntamenti in tempo utile per ricevere il servizio che richiedevano, ma anche per il consolato stesso, perché non è che riducendo artificialmente il flusso di utenti in consolato si risolve il problema di rispondere a una domanda che comunque c’è, non sparisce il giorno dopo solo perché il richiedente non trova accesso allo sportello. Quindi questo sistema per me non andava bene fin dall’inizio -l’ho dichiarato in molte riunioni con le collettività e con il Comites -e quindi siamo riusciti a scardinarlo, nel senso che adesso il Consolato ha adottato un sistema cosiddetto del „doppio binario“: noi riceviamo sia per appuntamento sia chi si presenta spontaneamente. Chiaramente, chi ha un appuntamento ha una priorità acquisita, ed aspetta di meno perché, se arriva puntuale, ottiene il servizio in poco tempo e non deve fare nessuna fila. Chi viene all’avventura, invece, potrebbe trovare una coda oppure potrebbe darsi che quella mattina tutti quelli che avevano un appuntamento effettivamente si presentano, quindi rischia di attendere un bel po’ o anche, se il suo caso non è particolarmente urgente, di dover tornare il giorno dopo. Perché non abbiamo eliminato gli appuntamenti e semplicemente detto: venite quando volete? Perché c’è una fascia di collettività italiana che il sistema con gli appuntamenti lo apprezza. Sono in particolare quelli che vengono da lontano e quelli che hanno da lavorare e quindi devono definire in anticipo il tempo che occorre loro per avere quel dato servizio. Una seconda cosa che è stata fatta, è stata quella di aumentare l’offerta di servizi consolari a distanza. Per fare questo occorreva però fare una cosa prima, e cioè semplificare le modalità di pagamento dei servizi consolari. Quando sono arrivato era possibile esclusivamente pagare il passaporto o la carta d’identità di persona in contanti, allo sportello-cassa del Consolato. Questo chiaramente ci impediva di spedire a casa per posta agli interessati i documenti per cui era previsto un pagamento in forma contestuale. Questo era a mio avviso chiaramente inaccettabile, e quindi l’abbiamo risolta quasi subito introducendo la possibilità di pagare a distanza tramite bonifico bancario e, in secondo luogo, introducendo a partire da quest’anno, la possibilità di pagare con un bancomat in ufficio. Queste cose, che in una società moderna possono sembrare banali, prima non c’erano, e l’assenza di questo tipo di servizio aveva delle conseguenze dirette sulla possibilità di sviluppare un servizio a distanza, risparmiando a molta gente la necessità di venire personalmente in consolato. Grazie insomma alla razionalizzazione del metodo di pagamento, adesso è possibile ottenere quasi tutti della una trentina di servizi consolari. Ci sono ancora alcuni servizi che richiedono la presenza fisica del richiedente in Consolato, ma sono solo quelli previsti dalla legge, come il ritiro di una carta d’identità, il deposito delle impronte digitali e dei dati biometrici per il passaporto, l’autentica di firma su una delega. Tutte queste informazioni noi le abbiamo raccolte recentemente in un linguaggio molto accessibile al pubblico, e soprattutto poco burocratico, nell’ultima edizione della nostra collana dei Quaderni Francofortesi, una guida pratica ai servizi consolari che riflette la situazione attuale al momento della sua pubblicazione. Non escludo che potranno esserci variazioni in futuro, e per questo consiglio di controllare sempre il nostro sito internet. Quindi vi invito a procurarvela, o richiedendola nel consolato, o scaricandola online.
E quali sono le cose per cui ha incontrato le maggiori difficoltà?
Be’ ci sono sempre tante cose che uno vorrebbe ancora realizzare. Io mi sono scontrato con il flagello che affligge tutta la rete consolare, cioè la diminuzione delle risorse sia dal punto di vista finanziario che da quello umano. I miei impiegati oscillano sempre fra le 20 e le 30 persone; possono sembrare tanti, ma non tutti sono occupati in operazioni di sportello e serviamo una comunità che ormai si avvia a raggiungere i 170.000 italiani. La percentuale di dipendenti addetti allo sportello per numero di italiani serviti è una delle più alte di tutta la rete consolare. In Germania siamo al non invidiabile secondo posto, che è un record negativo. Per quel che riguarda quello che non siamo riusciti a fare, è vero che è importante evitare alle persone di venire in consolato per qualcosa che si può richiedere per posta o per email, ma non tutti i connazionali sono in grado di usare lo strumento informatico, perciò non possiamo richiedere a tutti di utilizzarlo: ci stiamo attrezzando per fare in modo che anche queste persone non restino svantaggiate. Però bisogna capire che quando uno ha mandato una lettera o un e-mail chiedendo magari 5 servizi diversi, lui ha chiuso una lettera o fatto clic con il computer, però a rispondere a queste richieste c’è sempre un numero limitato di persone in consolato. Quindi, se è vero che ampliare i servizi a distanza è a vantaggio dell’utente, anche l’utente deve capire che dietro la cassetta delle lettere o l’interfaccia informatica c’è sempre lo stesso ufficio con le stesse persone che lavorano tutto il giorno; quindi in mancanza di personale è difficile velocizzare ulteriormente il servizio. D’altro canto mi dispiace che il consolato continui ad essere difficilmente accessibile per telefono: so che questo è un tema sempre presente nei rimproveri che la collettività ci fa pubblicamente sui media sociali, sui giornali, con le loro lettere di protesta. E, credeteci, è un tema che ha avuto fin dall’inizio la mia piena attenzione. Io ho cercato di risolverlo ampliando la fascia di reperibilità telefonica e quindi, mentre prima i singoli uffici rispondevano fra le 12 e le 13, adesso abbiamo anche un operatore che dà informazioni generali tutti i giorni dalle 10 alle 12. Questo ampliamento ci è costato molto lavoro di riorganizzazione interna, perché non è facile reperire una persona che se ne occupi esclusivamente, a fronte delle richieste continue di personale dei vari uffici che hanno delle pressioni molto forti da parte dei cittadini che richiedono i servizi; tuttavia l’abbiamo fatto perché per me era una priorità. Mi rendo conto che non abbiamo risolto il problema, perché non possiamo trasformarci in un Call Center che dà risposte al telefono 24 ore su 24. Però anche su questo punto devo dire che l’informatica ci viene in aiuto, perché la pagina internet, quella sì è accessibile 24 ore su 24, e tutto quello che bisogna fare per ottenere un servizio consolare è spiegato lì. Forse in un linguaggio meno pratico di quello della guida che abbiamo recentemente pubblicato, però sta scritto tutto lì. E molte delle telefonate che arrivano, lo dico con dispiacere, riguardano informazioni che sono già accessibili sul sito, quindi il mio invito è di usarlo questo strumento, perché ci abbiamo messo tanto impegno.
Ci sono state numerose critiche circa l’organizzazione delle ultime elezioni europee. Vuol prendere posizione al riguardo?
Ho letto con interesse i commenti del Presidente del Comites a seguito della recente, brevissima visita del Direttore Generale per gli Italiani all’Estero Luigi M. Vignali a Francoforte in preparazione delle elezioni europee. Credo che siano necessarie alcune precisazioni per i lettori del vostro giornale, per evitare equivoci. La visita del DG Vignali, che si è trattenuto in città poche ore, era in primo luogo un’occasione di incontro e confronto con il personale del Consolato Generale, per portare la vicinanza e l’indirizzo dell’Amministrazione in un periodo molto complesso di impegno organizzativo sul fronte elettorale. Il necessario momento di incontro e di confronto con i rappresentanti eletti della collettività ha dovuto -come anche altrove in Germania e in Francia (lungo le varie tappe della missione del Direttore Generale)-trovare spazio in un’agenda ricca e condizionata dai tempi ristretti. Mi pare tuttavia ci sia stato tempo e modo per un colloquio a tutto campo sui temi che stanno a cuore alla collettività, ampiamente rappresentata dai Comites di Francoforte e Saarbrücken oltre che un esponente della Bassa Franconia. Per quanto riguarda le critiche al recente esercizio elettorale, vorrei chiarire che il dialogo con il Comites è stato avviato da tempo, e che in tale occasione ho personalmente chiarito ai rappresentanti della collettività che: -il legislatore aveva deciso di ampliare (da 2500 a 5000) il numero massimo di elettori iscritti in ciascuna sezione elettorale, con ciò aprendo la strada alla possibilità di realizzare economie di scala e quindi ridurre il numero di seggi elettorali. Che tale circostanza trovava favorevole riscontro anche all’Auswärtiges Amt, che in linea di principio intendeva autorizzare la costituzione di seggi “Solo” presso gli uffici consolari e che ha concesso l’autorizzazione ad aprire seggi anche altrove “Solo” in presenza di una loro effettiva riduzione. A Francoforte abbiamo quindi istituito 30 sezioni elettorali, suddivise in 9 seggi. La scelta delle località è stata effettuata tenendo presente il numero degli elettori potenziali, anche alla luce della scarsa affluenza „storicamente“ registrata in occasione delle precedenti tornate elettorali e soprattutto la distanza da Francoforte o l’assenza di collegamenti facili. Il tutto tenendo ovviamente presente la circostanza che sempre più cittadini italiani residenti in Germania avrebbe optato per esprimere il voto per le liste tedesche. In questo contesto non abbiamo istituito seggi a Magonza e Wiesbaden, considerata la facilità di collegamento con Francoforte (un’ora di tragitto in S-Bahn). I due seggi istituiti a Francoforte (per un totale di 13 sezioni) erano tutti situati a pochi passi dalle fermate della S-Bahn. Centinaia di migliaia di persone del bacino Reno-Meno, fra cui moltissimi cittadini italiani, si spostano quotidianamente per raggiungere la città per motivi di lavoro o di svago. L’istituzione del seggio nell’ugualmente vicinissima Offenbach si è invece reso necessario per l’altissimo numero di elettori residenti e concentrati nella cittadina. Su entrambi le località abbiamo distribuito gli elettori dei centri rimasti esclusi.