Visita del Direttore Generale Luigi Vignali a Francoforte. Il Presidente del Comites di Francoforte c’era e l’ha vista così
Il Direttore Generale per gli Italiani all’Estero, Luigi Maria Vignali, accompagnato dalla Consigliera Susanna Schlein dell’Ambasciata a Berlino, ha visitato il Consolato Generale d’Italia in Francoforte sul Meno il 17 maggio scorso. Il Console Generale Maurizio Canfora ha organizzato un incontro di circa un’ora con i Presidenti dei due Comites della circoscrizione a Francoforte e Saarbrücken, Calogero Ferro e Giovanni Di Rosa, il consigliere CGIE, Vincenzo Mancuso, e con il corrispondente consolare di Würzburg, Nuccio Pecoraro per discutere dell’organizzazione delle prossime elezioni europee e dei problemi e bisogni della collettività italiana nella nostra circoscrizione consolare.
Di primo acchito i presenti hanno ascoltato gli elogi che Console e Direttore Generale si sono scambiati a vicenda per la buona preparazione delle elezioni, nonostante la drastica riduzione dei fondi stabiliti dalla legge di bilancio 2019, che avrebbe costretto alla riduzione del numero dei seggi.
Al riguardo, ho fatto presente che la riduzione dei seggi non è stata l’unico inconveniente. Il problema di queste elezioni sussiste anche nell’ubicazione poco oculata dei seggi e nella pessima assegnazione degli elettori ai seggi stessi. Non sono mancati gli esempi concreti come per gli elettori di Butzbach assegnati al seggio di Fulda distante 120 Km in macchina o 150 Km in treno, mentre il seggio di Francoforte dista appena 40 Km da casa loro. E ho parlato anche degli elettori di Mainz, Wiesbaden e centri vicini, come Rüsselsheim, Bad Kreuznach, Koblenz, rimasti privi di un seggio elettorale (eppure rappresentano, secondo i dati statistici del Consolato Generale la seconda maggiore concentrazione italiana della circoscrizione).
Ho dovuto ricordare a Console e Direttore Generale che il problema era noto da qualche tempo, da quando cioè i connazionali di Mainz già nel mese di marzo avevano raccolto le firme per avere un seggio vicino. La colpa di tutto questo? Il nostro Console Generale ha parlato di codici postali che, maledettamente, assegnano l’elettore vicino a un seggio lontano. Insomma, la colpa è delle poste tedesche che non seguono logiche geografiche nell’assegnazione dei codici postali! La mia domanda, che fine avessero fatto le cartine geografiche e il vecchio compasso non ha avuto risposta. Ma, per quanto riguarda il mancato seggio elettorale nella capitale della Renania Palatinato, la risposta è giunta e riguardava le “Esigenze rappresentate dall’Auswärtiges Amt”. Ci siamo chiesti (ma a bassa voce) perché mai il Ministero degli affari esteri tedesco dovesse avere qualcosa contro l’agevolazione al voto degli italiani a Mainz. Misteri della Diplomazia, che tanto ricordano i massoni e altre corporazioni avvolte da strani segreti.
È risultato comunque evidente che se il Consolato avesse pianificato i seggi, coinvolgendo gli enti, le associazioni e in particolare i Comites, come per legge avrebbero potuto e dovuto fare, qualche grossolano errore si sarebbe certamente evitato.
Dopo il primo e frettoloso scambio di vedute nella sede consolare, siamo stati invitati a casa del Console Generale insieme ad altri connazionali, giovani e meno giovani, dove il DG Vignali ha voluto conoscere uno “spaccato” della comunità italiana di Francoforte. Li è finito lo scambio sui problemi della collettività: solo aperitivo e chiacchierate piacevoli con gli altri invitati. Insomma, se utile è il contrario d’inutile, questo incontro, dal nostro punto di vista, di utilità, ne ha avuta poca. Nessun approfondimento sulle criticità dei servizi consolari e sull’impellente necessità di rivedere e ripensare, dalle fondamenta, tanto la funzione quanto l’organizzazione interna degli uffici consolari.
Almeno un accenno concreto c’è stato concesso e riguarda Saarbrücken, dove l’esperienza dell’ufficio consolare dal 2010 al 2014, dopo la chiusura del Consolato, è stata esemplare. Con solo tre impiegati distaccati alle dipendenze del Consolato di Francoforte, l’ufficio offriva quotidianamente e in regolari orari d’ufficio servizi esaustivi a una collettività di 34.000 connazionali residenti nel Saarland e nelle zone vicine del Palatinato.
Poi nel 2015, l’apertura di un Consolato onorario che ora apre solo due giorni al mese per tre ore e mezzo alla volta. Nella prima apertura si limita alla distribuzione delle carte d’identità ai connazionali (cosa che in altre zone come Ludwigshafen è semplicemente regolata dal corrispondente consolare). Nella seconda giornata, l’ufficio onorario apre ai due impiegati consolari che vengono da Francoforte per la rilevazione delle impronte digitali per il passaporto. Per il resto, il consolato onorario è un buco nero come quello fotografato ultimamente nel profondo dello spazio. Nessuna indignazione è stata mostrata dal DG Vignale quando ha appreso che il Console onorario a Saarbrücken, con nonchalance, ha rifiutato il congegno per la rilevazione dei dati biometrici per passaporto ma piuttosto molta enfasi “sull’encomiabile impegno del Console Generale a Francoforte per rendere più efficiente il lavoro del consolato onorario, incrementando l’orario di apertura al pubblico”.
Un Console Generale elogiato per i suoi sforzi? E la gente ammassata ogni primo giovedì del mese davanti alle porte dei locali messi a disposizione dal Governo del Saarland al Governo italiano, che se ne farà mai di questi sforzi? La domanda al Console e al Direttore Generale per Saarbrücken resta una sola: perché insistere sulla pelle della gente con un esperimento che è fallito? Perché chiedere a un soggetto privato come il console onorario a Saarbrücken un impegno maggiore mentre è il Consolato a Francoforte che deve e può a costo zero risolvere il problema? In conclusione, per il Direttore Generale e il Console il problema di Saarbrücken è sembrato poco preoccupante!
Saarbrücken è comunque solo la punta dell’iceberg. A Francoforte il malessere per i servizi consolari è diffuso. Spesse volte l’inefficienza dei Consolati è giustificata dalle insufficienti risorse finanziarie e di personale. Mai si parla dell’inefficiente gestione dirigenziale e, di conseguenza, di quella degli impiegati consolari. Eppure è tutto dimostrato.
Il Consolato di Francoforte raggiunge scarsi risultati statistici se confrontati con altri Consolati italiani, per esempio, con quello di Stoccarda e di Zurigo. Dalle statistiche del Ministero degli Esteri emerge che il Consolato di Francoforte è il più inefficiente e improduttivo, e plausibilmente il più disorganizzato. Nel 2017 i Consolati di Zurigo e di Stoccarda con meno o uguali impiegati di Francoforte (35 su 36 e 36), ma con più italiani da assistere (213.545 su 181.642 e 157.603) hanno rilasciato più passaporti (11.345 su 8.520 e 5.895) e complessivamente più servizi del Consolato di Francoforte (20.147 su 19.569 e 14.341).
Come giustamente il DG Vignali ha fatto presente alla Conferenza dei Consoli italiani nel mondo, tenutasi alla Farnesina il 30 e 31 ottobre 2018, c’è bisogno di un cambiamento sulla visione dei servizi consolari, in cui “Innovare, Comunicare e Motivare” devono essere i tre temi all’ordine del giorno, che volentieri riporto come descritti dallo stesso DG Vignali:
Innovare: per rendere l’amministrazione sempre più digitale e sempre più vicina al cittadino, “anche dal punto di vista della semplicità dei servizi, della de-burocratizzazione e ovviamente della digitalizzazione dei nostri servizi”.
Comunicare: con le comunità, con gli utenti dei servizi, con i Paesi stranieri in cui i nostri connazionali vivono per avvicinare i connazionali ai servizi del Consolato e dar loro un’informazione sempre più corretta al fine di valorizzare le tante storie di successo degli italiani fuori dall’Italia;
Motivare: affinché con il gioco di squadra e con il supporto degli italiani all’estero si possa far fronte alla carenza di risorse di cui ormai soffrono tutte le pubbliche amministrazioni.
Ebbene, pare proprio ora di passare dalle parole ai fatti. Il 17 maggio a Francoforte di parole ce ne sono state tante. Non passiamo lamentarci. Per i fatti, il discorso è diverso, anzi è sempre lo stesso. Non se ne vedono.