Gli ultimi dati Istat evidenziavano oltre 85.000 separazioni e circa 55.000 divorzi in Italia, tendenza all’aumento che pare non aver avuto sosta negli ultimi due anni. La durata media del matrimonio si assesta a 15 anni per le separazioni e a 18 anni per i divorzi, mentre
l’età media dei coniugi è di circa 45 anni per i mariti e 41 per le mogli in caso di separazione e rispettivamente di 47 e 43 anni in caso di divorzio. Più della metà dei bimbi coinvolti in queste dinamiche hanno meno di 11 anni.
Al di la dei dati statistici, la sofferenza è spesso tutta dei bambini, al punto che dagli Stati Uniti arriva una nuova classificazione diagnostica: la “Pas” (Parental Alienation Syndrome), ovvero sindrome di alienazione genitoriale, di cui tanto si discute in questo periodo. L’ennesimo caso di “sindrome inventata?”. Parte della comunità scientifica preme per il suo inserimento di questo malessere nel DSM V (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders), altri ritengono che tale scelta non sia altro che una scorciatoia, una via per etichettare come patologici fenomeni complessi, con implicazioni in parte farmacologiche ma soprattutto giuridiche, tali da condizionare significativamente le lunghe cause legali per l’affidamento dei bambini.
Questi temi verranno trattati in un convegno aperto al pubblico sulla Sindrome di Alienazione Genitoriale (Pas: Parental Alienation Syndrome). La giornata – voluta dal direttore Sanitario della Asl Rmd, dott.ssa Anna Rosalba Buttiglieri – è organizzata dall’Unita Complessa di Neuropsichiatria Infantile della Asl Rmd diretta dal dott. Enrico Nonnis, e vede la partecipazione della presidente del Tribunale per i minori di Roma e di numerosi esperti del settore sia giuridico sia clinico psicologico.
La Pas coinvolge genitori e figli, ed è oggetto di acceso dibattito tra gli esperti riguardo addirittura alla sua esistenza come patologia. “Come troppo spesso accade – ha dichiarato Enrico Nonnis, dirigente di Psichiatria dell’Asl di Roma – la tendenza a rendere ‘patologici’ fenomeni pure reali di sofferenza degli individui non aiuta alla comprensione dei problemi e tanto meno alla risoluzione delle tensioni familiari, anzi, se mai possibile le accentua, con accuse reciproche tra i genitori che mal conciliano con la crescita serena dei bambini”. Il Convegno si pone l’obiettivo di aprire una finestra sulle conseguenze delle separazioni, che vedono i minori – soggetti fragili per definizione – coinvolti in conflittualità che riguardano solo gli adulti.
“È davvero sconcertante – ha dichiarato Luca Poma – giornalista e portavoce di Giù le Mani dai Bambini, il più rappresentativo Comitato di farmacovigilanza pediatrica in Europa (www.giulemanidaibambini.org) – come gli americani non possano mai e poi mai fare a meno di categorizzare un disagio che pure esiste”. “È assolutamente ovvio che il divorzio dei genitori rappresenti un trauma per il bimbo, sarebbe francamente strano e patologico che non fosse così". “Ma, invece che ragionare sulle cause del disagio, continua Poma, dagli Usa arriva la nuova etichetta: un’ennesima sindrome, da trattare perché no medicalizzando il disagio oppure strattonando per la giacca gli avvocati dell’una o dell’altra parte nel tentativo di affermare chissà quali ragioni. Un’ennesima volta, il bambino è ridotto dagli adulti a mero oggetto nelle dinamiche di trattazione dei loro problemi, quelli si forse realmente ‘patologici”. Nel corso della giornata si confronteranno giuristi, medici, psicologi, avvocati ed Associazioni di genitori con l’intento di approfondire una riflessione sulla tematica del Convegno.