Il prestigioso trofeo internazionale di calcetto al coperto della Mercedes è andato al Liverpool per essersi imposto in finale sul favoritissimo Rapid Vienna per 3-2
Ad aggiudicarsi il terzo posto è stato il Bayern che ha battuto gli scozzesi del Glasgow Rangers per 2-0.
Questo prestigioso torneo, nato 29 anni fa per favorire il confronto tecnico fra le giovanili U19 di grandi club internazionali e di Bundesliga, ha visto passare numerosi giocatori ed allenatori che hanno poi fatto una grande carriera.
Dell’interminabile elenco ricordiamo: Kevin Boateng, Marvin Compper, Christian Gentner, Mesut Özil, Berkay Öczan, Sebastian Rudy, Benedikt Höwedes, Nuri Sahin, Martin Stranzl, Sejad Salihovic, Carlos Zambrano, Sami Khedira, Joshua Kimmich, Kevin Kuranyi e il giovane puledro della Nazionale tedesca e del Lipsia Timo Werner.
Gran parte di questi grandi giocatori hanno avuto la fortuna di essere stati lanciati da allenatori di giovanili, passati anche da Sindelfingen. Molti di loro oggi allenano anche grandi club; prima fra tutti Ralf Rangnick, ex Stoccarda, Schalke, Hoffenheim ed ora Lipsia. Altri nomi altisonanti sono il brasiliano Carlos Dunga (ex ct della Nazionale del Brasile), gli italiani di Germania Marco Pezzaiuoli (Direttore sportivo Eintracht Francoforte) e Domenico Tedesco (allenatore Schalke), Julian Nagelsmann (allenatore Hoffenheim e futuro Lipsia), Michael Skibbe (ct Nazionale greca), Heiko Herrlich (allenatore Leverkusen) e molti altri ancora.
L’unica presenza “italiana” quest’anno è costituita da Matteo Ritaccio, nato a New York, i cui nonni hanno origini campane. Il diciasettenne centrocampista pare essere una stella nascente per la capacità di proporsi in squadra, per la visione di gioco e per la propensione ad andare a rete con naturalezza. Queste caratteristiche gli hanno procurato l’appellativo del “Messi di New York”.
Lui, molto modesto ed attento alle disposizioni tattiche del suo allenatore Barry Lewtas, ha grandi doti tecniche che necessitano ovviamente di essere affinate e adattate al gioco europeo.
Perciò, nonostante il doloroso distacco dalla famiglia, da suo fratello Carlo (19 anni), difensore centrale e terzino destro nell’Akron Zips, il giovanissimo Matteo è entusiasta della scelta fatta.
È vero, la vita in Accademia è piena di regole ferree. Ma lui è disposto a tutto pur di poter fare della sua grande passione, una professione. È tuttavia consapevole che il salto in Prima squadra non sarà facile.
Crede molto nel gioco veloce e geometricamente molto variabile introdotto con grande successo da Jürgen Klopp, ex allenatore del Magonza (Mainz) e del grande Borussia Dortmund di cui il 17enne Matteo è anche innamorato più che tifoso.
Il torneo internazionale di calcetto è, come noto, senza dubbio una piattaforma importante per mettere in luce: velocità, possesso palla, rapidità di gioco, furbizia tecnica, mantenimento basso della palla, gioco di sponda, marcatura stretta, smarcatura in un piccolo rettangolo di gioco, capacità di scambi e di tiri in porta da ogni posizione.
Come prima prova su un campetto al coperto in erba sintetica, il giovanissimo centrocampista ha fatto una invidiabile figura, contribuendo con una sua bella rete a far salire sul podio più alto il suo Liverpool.
Deludenti sono state invece le prestazioni delle altre Bundesligisten: Schalke (5a), VfB Stoccarda (6a), Hertha Berlino (7a) ed ultima l’americana Atlanta United (per la prima volta in Europa).
Ora si è tornati a calpestare i campi regolamentari. E fra le novità di rilievo del calciomercato di gennaio in Bundesliga c’è da registrare il passaggio di Vincenzo Grifo al Friburgo.
Il giovane trequartista di Pforzheim, che ha indossato per la prima volta la maglia azzurra nello scorso mese di novembre, non trovando posto nell’Hoffenheim di Nagelsmann, ha chiesto ed ottenuto di passare in prestito, almeno fino al termine dell’attuale stagione, al Friburgo di Christian Streich, tecnico che lo lanciò nell’ottobre del 2016. Il suo ex-grande amore lo ha riaccolto a braccia aperte per 600mila euro fino al termine del campionato.
Grifo, come ai vecchi tempi, spera di ripagare la fiducia a suon di gol e con una costante prestazione. Purtroppo, né il Mönchengladbach e né l’Hoffenheim pare avergli portato molta fortuna.
L’unica grande soddisfazione è stata la convocazione di Mancini in maglia azzurra alla quale con molto orgoglio si è attaccato.