Circa quattro miliardi di persone nel mondo si curano con le piante, o meglio, con medicinali a base di sostanze vegetali. Attualmente si contano oltre 35mila specie vegetali usate in tutto il mondo a scopo medico, ma se ne stimano ben 420mila su cui si hanno conoscenze limitate. A calcolarlo è l’Organizzazione mondiale della sanità, come segnala nella sua newsletter l’Istituto superiore di sanità (Iss).
Quello delle piante è un grande serbatoio di molecole, da cui nel corso del tempo sono state ottenute quasi tutte le preparazioni utilizzate poi come rimedi, effettivi o potenziali, contro numerose patologie.
C’è ad esempio la morfina, usata come analgesico ed estratta dal Papaver somniferum nel 1805, il chinino per la malaria, scoperto nella Chincona officinalis nel 1920, la penicillina, estratta dal Penicillum notatum nel 1928 e la streptomicina nel 1943 dallo Streptomyces griseus. Le stime dicono che l’80% dei farmaci antimicrobici, cardiovascolari, immunosoppressori e antitumorali, impiegati nella medicina occidentale, contengono uno o più ingredienti derivati dalle piante o sviluppati sinteticamente da esse. „Il notevole aumento dell’utilizzo di prodotti naturali di diversa origine a scopo terapeutico o anche come integratori alimentari – rileva Francesca Mondello, ricercatrice dell’Iss – richiede con urgenza una maggiore attività di ricerca per chiarire la loro effettiva efficacia terapeutica e gli eventuali effetti collaterali“.
Ciò comporta, continua, „un impegno da parte delle istituzioni che dovrebbero svolgere una funzione di controllo sulla qualità dei prodotti in commercio e informare nel modo più corretto sull’uso di tali sostanze“.
È necessario ribadire, conclude l’esperta, „che non sempre ciò che è „naturale“ è anche innocuo