In occasione del settantesimo anniversario della Costituzione italiana – il prossimo anno tocca a quella tedesca, il Grundgesetz – cercheremo nei prossimi numeri della rubrica legale di conoscerla meglio, partendo dalle nozioni storiche per arrivare a commentare i primi articoli fondamentali che contengono i diritti e doveri dei cittadini e finire con l’organizzazione dello Stato.
Cosa è la Costituzione?
Come si usa dire con una formula in latino: “ubi societas ibi ius”. In altre parole: qualunque organizzazione sociale costituisce un ordinamento giuridico. Un’organizzazione per essere tale e per sopravvivere ha bisogno di un complesso di regole che ne disciplinino la vita e l’attività. Tali regole costituiscono il diritto di una determinata organizzazione: considerate nel loro insieme, formano appunto un ordinamento giuridico. Ebbene la Costituzione, se così vogliamo, è la base di ogni ordinamento giuridico. Non esiste ordinamento giuridico senza costituzione, senza le regole del gioco che tutta la società deve accettare per poter far funzionare uno stato. Come affermava giustamente Luigi Sturzo in un suo discorso nel 1957: “La Costituzione è il fondamento della Repubblica. Se cade dal cuore del popolo, se non è rispettata dalle autorità politiche, se non è difesa dal governo e dal Parlamento, se è manomessa dai partiti verrà a mancare il terreno sodo sul quale sono fabbricate le nostre istituzioni e ancorate le nostre libertà”.
Le origini della Carta Costituzionale
L’Assemblea costituente venne eletta il 2 giugno 1946, contestualmente al referendum istituzionale in cui i cittadini italiani – donne comprese (cosiddetto suffragio universale) – hanno scelto la forma repubblicana per il nuovo Stato italiano che doveva sorgere dalle macerie del fascismo e della seconda guerra mondiale. Il suo compito fu, appunto, scrivere la Costituzione Repubblicana. Il 15 luglio 1946, l’Assemblea delibera l’istituzione della Commissione per la Costituzione, composta da 75 deputati incaricata di «elaborare e proporre il progetto di Costituzione». Su questo progetto l’Assemblea inizia a discutere nel marzo del 1947: il testo finale viene approvato tuttavia il 22 dicembre dall’Assemblea con il 90 % dei voti favorevoli e promulgato il 27 dicembre. Il Capo provvisorio dello Stato, Enrico De Nicola, in carica dal 1° giugno 1946 al 31 dicembre 1947, dettò i tempi della Costituente: a norma della prima disposizione transitoria della Costituzione, dal 1° gennaio 1948 De Nicola assume il titolo di Presidente della Repubblica, restando in carica fino all’11 maggio 1948.
Caratteristiche della Costituzione
Il fatto che sia nata dalla sintesi di anime ideologicamente diverse – conservatori da una parte, comunisti e socialisti dall’altra – e votata a larga maggioranza comporta il fatto che la Costituzione italiana sia “lunga” (139 articoli!), cioè che come affermava il costituzionalista Roberto Bin, «scritta non sommando e non selezionando gli interessi e i valori delle diverse componenti» e necessariamente “aperta”: nel senso che non pretende di individuare il punto di equilibrio tra i diversi interessi ma piuttosto di elencarli, lasciando alla legislazione successiva di individuare il punto di bilanciamento. «È vero», spiega ancora Bin, «che la Costituzione italiana come tutte le costituzioni coeve, afferma valori opposti, spesso conflittuali, senza dire quale dovrà prevalere. Da ciò la Costituzione trae una notevole dinamicità e capacità di adattarsi ai tempi».