AMBURGO – Pierluigi Vignola, missionario ad Amburgo e nostro collaboratore presenta il suo libro. Semplici riflessioni sui casi Claps ed Esposito nella testimonianza di un prete calunniato
Colpevole d’innocenza è il suo primo libro? Perché ha deciso di scrivere questo libro.
Colpevole d’Innocenza non è il mio primo libro, ho scritto altri libri, in particolare per i miei studenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e dell’Università La Sapienza di Roma, per entrambi alle Facoltà di Medicina e Chirurgia. Questo potrebbe considerarsi quasi una “autobiografia” di questo ultimo decennio. Ed ho deciso di scrivere in modo particolare questo libro proprio perché al giorno d’oggi ci sta la tendenza ad ignorare i fatti che non coincidono con la versione di chi desidera che solo la propria verità appaia a tutti i costi e, siccome i bugiardi e gli erranti sono liberi di pubblicare ogni nefandezza, ciò va a detrimento della verità e danneggia le persone che si sforzano di essere osservanti e di buona vita. Personalmente, e grazie a Dio, mi sono rassegnato alle calunnie ed alle diffamazioni, parimenti non smetto, Dio volendolo, di lottare e di scrivere per la verità. Come insegna San Francesco di Sales: “non preoccupiamoci delle calunnie, servono per esercitare l’umiltà. Tuttavia – insegna il medesimo Santo – quando si viene accusati di crimini gravi contro il proprio onore, è giusto difendersi e non tacere”.
Quale è lo scopo che vuole raggiungere con la pubblicazione di questo libro?
Lo scopo che si vuol raggiungere con questo libro è quello di sviluppare il “contro processo” al solo ed unico processo “mediatico” al quale io sono stato sottoposto in tutti questi anni, quale “capro espiatorio” di chi ha organizzato un complotto nei minimi dettagli alle mie spalle e cercare, pertanto, di ridare una corretta informazione affinché si comprenda come possa essere facile manipolare la realtà dei fatti solo perché detentori di un certo potere, accusando persone innocenti e cercando di rovinarle.
Nel suo libro tratta i casi di Elisa Claps, ragazza uccisa nel 1993, il cui corpo fu ritrovato solo dopo 17 anni nel sottotetto di una chiesa a Potenza e del commissario di Polizia Anna Esposito che sembra si sia suicidata ma che in qualche modo è collegata alla Claps. Ci spieghi il suo ruolo in questo caso?
Purtroppo io non ho nessun ruolo riguardo il caso Claps, tenuto conto che neppure ero in città al tempo della sua scomparsa in quanto parroco in campagna a 30km dalla mia città; né tanto meno con il ritrovamento del suo corpo nel sottotetto della Chiesa della SS. Trinità in Potenza, a differenza di chi ha continuato a mentire dicendo che ero Vice-Parroco in quella Chiesa e che avrei celebrato il giorno della scomparsa della ragazza. Inoltre non ho mai conosciuto né la ragazza, né il suo presunto assassino, né i familiari della ragazza (se non quando è scoppiata la bufera), né la storia se non per un semplice pourparler che si faceva in città riguardo la scomparsa di una ragazza, ma molto, molto tempo dopo. Nel mentre riguardo la morte della povera Anna Esposito, che purtroppo per mancanza di “amore” ha compiuto un gesto autolesionista ero solamente il suo Assistente Spirituale, quale Cappellano della Polizia di Basilicata. Anna Esposito non è in alcun modo collegata alla Claps, se non perché familiari delle vittime, qualche “collega” giornalista ed il sacerdote di Libera a Potenza hanno voluto unire fatti che tra di loro non hanno nulla di comune e collegato così come ribadito da più parti e non ultimo dall’allora Procuratore Capo di Salerno (dove c’è stato il processo all’assassino della Claps) e poi Procuratore Nazionale Antimafia.
Di cosa è stato accusato?
Ribadendo che il mio è stato solo un processo mediatico e basta, infatti non ho mai avuto nulla da nessuna Procura della Repubblica Italiana od Estera, e a tal proposito un alto magistrato mio amico mi disse: “la cosa più difficile è quella di difendersi dal nulla, proprio perché non c’è niente di niente a tuo carico, da una semplice accusa ad un avviso di garanzia, ad una iscrizione nel registro degli indagati, nulla di nulla ma solo vacue chiacchiere senza costrutto”. Praticamente sarei stato accusato di aver coperto il presunto assassino della Claps, che non ho mai conosciuto; inoltre sono stato accusato di aver depistato le indagini in qualità di Cappellano della Polizia, confidente dei Servizi Segreti e Massone, ma soprattutto per il caso Esposito di aver fatto accelerare le indagini perché si chiudessero come suicidio, mentre alcuni familiari della stessa erano e sono convinti che fosse stato un omicidio. Infatti la Esposito già il mese prima aveva tentato il suicidio ma senza riuscirci, cosa che confidò al sottoscritto così come ad altre quattro sue amiche, ma secondo i complottisti il fatto di aver detto che già un mese prima avesse tentato il suicidio era la strada per la chiusura veloce delle indagini.
Secondo lei sono stati fatti degli errori e da parte di chi?
Degli errori sono stati fatti certamente e da parte di chi indagava riguardo il caso Claps, purtroppo non sempre si hanno brillanti funzionari di Polizia in Italia, mentre riguardo la mia situazione gli errori sono stati fatti da parte delle altre “due mie famiglie”, quella della Chiesa e quella della Polizia, che hanno taciuto senza mettere subito uno stop energico a tutte le calunnie che si stavano dicendo e scrivendo sul mio conto e che sono state dette nel tempo, ma citando un antico adagio: “dove vige la paura non avrai mai onestà”, non potevo aspettarmi altro, anche perché chi era ed è ormai agli onori delle cronache ed ha avuto anche una sofferenza non indifferente ed è diventato partecipe della “TV del dolore” che fa sempre audience, viene creduto al di là di quelle che possono essere anche le prove contrarie.
Quali sono i problemi a cui ha dovuto far fronte?
I problemi sono stati tantissimi, da quelli economici a quelli di salute, da quello di aver dovuto lasciare le mie consuete occupazioni e soprattutto la mia famiglia a quello di essermi dovuto inserire in contesti nuovi di vita. Certamente le nuove esperienze non mi hanno mai fatto paura, e tolta quella iniziale come Ufficiale del Welfare con l’Apostolato del Mare ma finita dopo neppure due settimane perché infortunatomi, vedendomi costretto ad un intervento delicato di chirurgia alla gamba con l’installazione di un tendine di nuova generazione e bloccato oltre 14 mesi tra letti di ospedale, casa e centri fisiokinesiterapici, eccomi iniziare l’esperienza delle Missioni estere. Non è stato facile neppure l’inizio di questa “nuova avventura”, in quanto per tutto ciò che di nefando è stato ed è pubblicato su Internet sono stato visto come il “Male” che arrivava, e purtroppo senza che la gente mi conoscesse e senza che alcuno avesse anche detto (sapendolo già prima che arrivassi ad Amburgo) che erano nefandezze quelle dette e scritte sul mio conto, e così finalmente ho iniziato questa nuova avventura ormai già da quattro anni esatti (16 novembre 2014). Questi sono stati i problemi a cui ho dovuto far fronte, oltre ovviamente a dare sempre la spiegazione che contro di me è stata tutta una montatura, un complotto ordito ad hoc e che mi vede ancora (vista la lentezza della nostra giustizia) andare per aule di tribunali a sperare di avere giustizia verso tutti coloro i quali ho denunciato per calunnia e diffamazione.
Ma la verità concreta quale è?
Purtroppo la verità è che sono morte due persone, due giovani vite stroncate dalla barbarie dell’uomo sia materialmente che moralmente, e questo ce ne duole tanto perché mai vorremmo che accadesse ciò. Inoltre sono state dette tantissime bugie, falsità e che per venire a capo di certe situazioni ci vorrebbe il miglior investigatore dei casi di “Cold Case”, come si vede in alcuni serial Tv. Riguardo i casi in sé, per la Claps molte persone hanno altre versioni che vedrebbero non l’assassino condannato dalla giustizia (Restivo), ma invece coinvolti personaggi vicino a loro se non gli stessi familiari, ma pure ad azzardare questo dubbio si peccherebbe di “lesa maestà” e quindi nessuno parla o fa ipotesi e preferisce che tutto vada verso l’oblio. Per la storia della povera Anna si è trattato semplicemente di un suicidio, così come appurato anche dalla seconda inchiesta che vide accusato di omicidio il suo ex compagno. Per quanto riguarda invece me, la verità è che qualcuno ha voluto la mia “morte sociale”, sperando forse anche in quella fisica, ma purtroppo per loro non ci sono riusciti, e mi auguro che questo libro possa portare un po’ di luce in quelle situazioni che hanno visto coinvolte tantissime persone e soprattutto innocenti che mai nulla hanno avuto a che spartire con queste storie. Inoltre spero tanto che con la lettura del mio libro si possa riflettere attentamente di come sia facile per taluni accusare persone innocenti, sarebbe come sparare in mezzo alla folla o alla maniera di quei folli che fanno stragi nei Centri Commerciali o nelle scuole, senza sapere chi uccidono, ma colpendo solo persone inermi, e quindi su come stare attenti a tutto ciò.
Chi è l’autore del libro
Pierluigi Vignola, si è laureato in Teologia e Filosofia, ha conseguito il Master in Bioetica ed il Baccalaureato in Comunicazione Sociale Istituzionale. Giornalista pubblicista, già docente universitario, parroco ed officiale di Curia dell’Arcidiocesi di Potenza, attualmente è sacerdote in Germania