Dopo aver iniziato a studiare il pianoforte all’età di 7 anni, calcò le scene appena 3 anni dopo e, a soli 15 anni debuttò in un’orchestra. Non solo si è esibito in Italia, Slovenia, Spagna, Germania, Inghilterra, Kazakistan, Canada e stati Uniti, ma ha anche ricevuto diversi premi.
L’abbiamo incontrato in occasione della sua nomina come semifinalista del premio Honens 2018.
La tua scelta è caduta sul pianoforte perché…
Principalmente perché il pianoforte è lo strumento sinfonico per eccellenza, al suo interno racchiude l’orchestra. Pensando esclusivamente al suono strumentale, invece, il mio strumento preferito è il violoncello.
Quale è la composizione che ti dà più filo da torcere, perché?
Non vi è una composizione in particolare. Ma posso dire che alcune sonate racchiudano un altissimo grado di complessità: sia tecnico-musicale, che di concezione formale e di significato psicologico. Basti pensare all’Op. 111 di Beethoven o alla Seconda Sonata di Chopin.
Quali pianisti famosi ti hanno ispirato?
Ce ne sono diversi, la lista sarebbe troppo lunga. Penso ci sia sempre qualcosa da imparare. Mi è capitato di ascoltare pianisti famosi e di cogliere il senso di certe loro interpretazioni solamente con il tempo. Questo credo faccia parte della musica: è in continuo divenire dentro di noi.
Ci sono innumerevoli composizioni musicali per pianoforte e violino. Ce ne è qualcuno in particolare che ti sta a cuore? Chi ti piacerebbe avere al tuo fianco?
Non ho particolari preferenze in questo caso, ma direi le sonate di Beethoven, Schumann e Brahms. Violinista ideale per me è colei o colui che in qualche modo si avvicina alla mia visione e alla mia sensibilità rispetto all’opera musicale.
Qual’è l’onere dei premi che hai ricevuto?
Sicuramente è la responsabilità di confermare il livello artistico-musicale che mi è stato riconosciuto.
Progetti futuri?
Ho in cantiere un programma di recital dedicato alle sonate di Beethoven e un programma di musica da camera dedicato ai quintetti con pianoforte.