Descrivendo Treviri nel numero scorso, abbiamo citato di sfuggita il grande Balthasar Neumann, uno dei sommi architetti del tardo barocco. Vorremmo ora prendere in considerazione uno dei suoi capolavori, il più originale fra tutti, la Basilica dei Quattordici Santi (Vierzehn Heiligen), situata in aperta campagna a poca distanza da Bamberg e a tutt’oggi una delle la mete di pellegrinaggi più importanti della Baviera, oltre che una chicca per gli appassionati di architettura.
Ogni anno il giorno di San Cristoforo (4 agosto) vi si svolge un’affollata cerimonia di benedizione ai veicoli, particolarmente bisognose le autovetture diesel, che qui non vengono discriminate in base ai bollini blu, verde, ecc. A chi percorra in macchina la campagna della Franconia a nord di Bamberg la basilica appare imponente su di un poggio con la sua coppia di campanili che da lontano ricordano un po’ la sagoma del duomo di Colonia. Vista da vicino, si rivela un edificio basilicale a croce latina; ma chi entri all’interno avrà la sorpresa di ritrovarsi in un edificio a pianta centrale come Santo Stefano Rotondo a Roma, per intenderci. Come mai? Qui ci aiuta la storia.
Fino al 1445 qui non c’erano altro che prati con le pecore al pascolo. Ma in quell’anno del Signore un pastore ebbe qui la visione di un bambino circondato da altri 14 bambini vestiti di bianco e rosso. Le autorità ecclesiastiche dichiararono autentica la visione ed i 14 bambini vennero identificati nei seguenti santi: Acazio, Dionigi, Ciriaco, Erasmo, Eustachio, Giorgio, Caterina, Margherita, Pantaleone, Vito, Egidio, Barbara, Biagio e Cristoforo. Con che criterio abbiano accertato la loro identità non è chiaro; probabilmente si trattava dei santi più venerati nella zona. Il bambino centrale era Gesù Bambino. Sul punto preciso dell’apparizione fu eretto prima un altare all’aperto per i fedeli che accorrevano in massa, poi una cappella, poi una chiesetta.
Nel corso dei secoli vi accorsero innumerevoli fedeli, pellegrini, miracolati e vi vennero in visita diversi principi elettori e due imperatori: Federico III e Ferdinando I d’Asburgo. Finalmente, nella prima metà del ‘700 fu decisa la costruzione di un edificio che fosse degno dell’importanza del luogo, e ne fu incaricato il nostro Balthasar Neumann che era un po’ il Renzo Piano del tempo, e che in quegli anni era occupato a completare la grandiosa residenza di Würzburg che l’UNESCO ha messo nella sua lista. Costui fornì un progetto completo d’una grande basilica a croce latina, la cui esecuzione fu affidata alle maestranze locali sotto la guida di G. H. Krohne. I punti sacrali di una basilica sono in genere due: o sotto la cupola, all’incrocio fra la navata centrale e il transetto (come l’Altare della Confessione nell’odierna San Pietro), o nell’abside del coro, come era nella vecchia San Pietro e come è nella maggioranza delle chiese barocche. Neumann optò per la prima soluzione: il veneratissimo altare dei 14 santi si sarebbe trovato esattamente sotto la grandiosa cupola da lui appositamente progettata. Senonché, nel porre le fondamenta, Krohne fu confrontato con un grave problema di stabilità, quando scoprì che quasi tutta la basilica avrebbe poggiato su un terreno roccioso stabile, ma la sua parte anteriore si sarebbe trovata su un terreno instabile e franoso, e che quindi, per non compromettere la stabilità della facciata, sarebbero state necessarie complicate e costosissime opere di sostruzione.
Adottò la soluzione più semplice traslando l’intero edificio di 10 metri all’indietro, in modo che si trovasse interamente su fondo solido. E non considerò che in tal modo anche il luogo sacro dell’apparizione veniva traslato di 10 metri in avanti rispetto all’interno della chiesa, non corrispondendo più con l’altare ma venendosi a trovare in un punto qualsiasi nel mezzo della navata anteriore, sotto il calpestìo dei fedeli. Se ne accorse Bathasar Neumann quando nel dicembre del 1743 trovò il tempo di fare una visita al cantiere. Probabilmente si arrabbiò, come Fuksas a Roma o Libeskind a New York. Ma oramai le mura perimetrali erano interamente erette, e sarebbe costato un occhio demolirle e ricostruirle daccapo. Che disastro! In questo frangente Neumann dimostrò il suo genio. Poiché non si poteva più cambiare l’esterno dell’edificio, non gli restava che modificarne radicalmente l’interno. Affinché l’altare dei 14 santi tornasse a coincidere con il luogo dell’apparizione, bisognava traslare esso pure di 10 metri in avanti, abolendo la cupola che non faceva più senso.
Con due semicerchi di colonne trasformò la navata centrale in una ellisse allungata in senso longitudinale attorno all’altare centrale, ed il transetto destro, quello sinistro ed il coro in tre cappelle laterali, in una disposizione che non ha uguali nella storia dell’architettura sacrale. Il tutto fu coronato da un originale sistema di volte barocche. All’altare dell’apparizione diede una forma circolare che meglio corrispondeva al girotondo die santi. Fu un vero miracolo architettonico, e forse per questo Balthasar Neumann si meriterebbe di venire identificato come un quindicesimo santo.