Grecia e crisi, queste due parole però ci restano inchiodate nella testa con un martellante riassunto: noi dobbiamo pagare i debiti della Grecia! La Grecia comincia a perseguitarci come il mutuo, come la rata della macchina nuova e la bolletta della luce. Ma chi li conosce sti greci e perché dovremmo pagare i loro debiti quando già ci affliggono i nostri? Si crea così un’associazione d’idee pericolosamente semplificata: Europa=problema costoso. Cominciano a diventare antipatici i politici che chiedono di sostenere il partner in difficoltà e ci spaventano le somme sparate alla televisione, tanti miliardi di miliardi che farebbero impallidire pure Paperon de Paperoni.
Il direttore di questo giornale, Mauro Montanari, già puntava, nella scorsa edizione, il dito sull’atteggiamento del governo tedesco e di quello francese, preoccupandosi per la loro creazione di un “direttorio franco-tedesco per il governo dell’economia in Europa”. Mentre mangiamo la pasta davanti al telegiornale, ci viene spontaneo pensare che se quella simpaticona della Merkel e quello sposo felice di Sarkozy si atteggino da amministratori delegati dell’’Unione Europea, lo possono fare solo perché gli altri glielo permettono. E mentre la pasta è quasi finita e sorseggiamo l’ultimo goccetto di vino paesano, davanti al telegiornale ci viene però anche in mente quello che ci raccontano da circa mezzo secolo.
Che l’unione economica europea è la fonte di un benessere crescente, della pace in Europa e della crescita civile dei nostri figli. Mentre oggi ci scervelliamo per mantenere la seconda macchina e il figlio all’università, appena sessant’anni or sono ci preoccupavamo come meglio armarci contro i cittadini della nazione vicina. Il telegiornale però una cosa continua a dirla: dobbiamo pagare i debiti della Grecia. Ed è subito partita in Germania l’onda sulla quale cavalcare per accaparrarsi le simpatie dei preoccupati elettori (e spettatori del telegiornale).
Ha cominciato Philip Rösler capo dei liberali tedeschi della Fdp, partito alleato al governo federale con la proposta di cominciare a ragionare sul “fallimento ordinario dello Stato greco”. Il fallimento, si sa, assicura ai creditori un minimo di recupero del loro denaro, blocca gli speculatori e permette un eventuale ritorno in economia, partendo da zero. Questo vale per una qualsiasi industria. Ma vale anche per un’intera nazione? Non ci sono precedenti e le speculazioni di Rösler hanno fatto prima ridere poi preoccupare i maggiori economisti europei ed hanno fatto gridare allo scandalo chi crede nello Stato (anche quello greco) come un’entità libera da ragionamenti di profitto economico.
La cancelliera Merkel ha subito ammonito al costruttivo silenzio in questa delicata fase. Il ministro delle Finanze Schäuble, a sua volta, non ha nascosto il suo disappunto, ricordando al partner liberale che le competenze in materia di finanza riguardano esclusivamente la Cancelliera e il suo dicastero. Mentre si discuteva sulla sparata di Rösler già partiva la seconda frecciata da Monaco di Baviera. Questa volta è Seehofer capo della Csu a spezzare, sulle pagine dello “Spiegel”, una lancia a favore del disimpegno nei confronti della Grecia. Guarda caso, sia i liberali di Rösler, sia la Csu di Monaco di Baviera vede sparire da qualche tempo gradualmente elettori nella misura dal 4% al 10% dei consensi elettorali. Vuoi vedere che è proprio la Grecia il cavallo di Troia per rientrare nelle simpatie di questi perduti elettori? C’è già chi parla di crisi di governo e di una Cancelliera isolata nella ricerca della soluzione del problema greco -che poi è un problema europeo-.
A questo punto si sono subito fatti vivi i Verdi con l’annuncio che nulla ostacolerebbe un accordo di governo con la Cdu. Nelle prossime settimane continueremo a capire poco e niente dei misteri dell’economia mondiale ma ci ricorderemo i tempi quando facevamo la coda davanti agli sportelli della “Polizia per gli stranieri” per chiedere un permesso di soggiorno. Ci ricorderemo anche della fila alla frontiera e degli sguardi severi della guardia di finanza alla ricerca di quel chilogrammo di caffè macinato e dei cinque litri d’olio d’oliva che portavamo dal paese. I più anziani si ricorderanno degli eserciti europei armati fino ai denti con costosissime aviazioni e cannoniere di ogni tipo.
Nel frattempo gli operai italiani in Germania non hanno certo dimenticato il “Solidaritätszuschalg” il contributo di solidarietà di 30-40 DM mensili pagati per anni per ricostruire quello scatafascio che i tedeschi trovarono dietro il muro di Berlino. L’unione dei popoli europei è un poco come il matrimonio: nella buona e nella cattiva sorte. E un divorzio, lo sanno tutti, è sempre una cosa dolorosa e costosa anche per quel marito o quella moglie che non ha nessuna colpa.