Gentile Capo Redattrice,
Mi congratulo per l’articolo: equilibrato, intelligente, informativo,.
Prima di commentare l’infame decisione di rimpatriare la salma del re fellone a spese degli infelici contribuenti italiani, desidero ricordare agli smemorati chi era il de cuius. riparandoci dalle flatulenze intellettuali di cortigiani, lacchè e fanatici.
Sappiamo che l’italia intera nel dopoguerra si è risuolata la coscienza. Da noi è caduro il silenzio sulle guerre senza interruzione del periodo 1935-1945 contro Etiopia, Spagna, Grecia, Jugoslavia, Francia, UK, URSS, USA, Albania, Montenegro. Guerre stimolate (con grande seguito popolare) da pifferai, colonialisti incompetent, da militaristi faciloni e cialtroni (poi promossi)che programmavano per l’Italia “un posto al sole” o “un impero”. Ci si limita a dissociarsi dal fascismo con la tradizionale, perpetua autoassoluzione e a rimuovere con la scolorina successivamante i fatti accaduti ed I crimini commessi. La realtà è diversa. Dal 1914 in poi (ping pong politico con la Triplice Alleanza) le dichiarazioni di guerra sono state firmate da questo re, come le leggi, anche quelle razziali , miranti (1938) alla persecuzione e deportazione di ebrei ed altri sfortunati. In Etiopia le campagne di Badoglio e Graziani causarono 450.000 morti: etiopi, somali, libici, eritrei, distruggendo chiese e villaggi, sequestrando milioni di bovini ed altri animali. Furono giustiziati 24.000 patrioti (C. Battisti o S. Pellico africani), fatte morire di fame 300.000 persone. L’attentato a Graziani comportò come ritorsione il massacre di 6.000 persone innocenti: vecchi, donne, adulti, bambini (noi ricordiamo solo Marzabotto e le Fosse Ardeatine).Furono fucilati anche 1600 monaci copti e 700 indovini. Nei Balcani I soldati italiani (come la Wehrmacht) hanno rubato, ucciso, deportato, affamato deportato miglialia di persone. Il re soldato, stupor mundi, regnava e forse pensava a Traiano. Non sono informato se qualche importante sindacalista o qualche sublime mente del parlamento abbia protestato in modo udibile per l’affronto dello Stato ai suoi cittadini. La mitologia greca ci informa che il re Mida fu punito da Apollo con un paio di orecchie d’asino perchè non lo aveva dichiarato vincitore in una gara col dio Pan. Il barbiere di re Mida – pena la morte – non doveva rivelare a nessuno il fatto. Non potendo sopportare il segreto, il servo lo urlò in una buca del terreno. Forse qualcuno in Italia avrà imitato il mitologico servo.
Cordialità R.Rodolfi