È uscito il quarto libro dell’autrice–scrittrice, fotografa, attivista per i diritti umani è sull’Alaska, Raffaella Milandri. Parla di libertà, di salvaguardia dell’ambiente, e dei diritti umani dei popoli indigeni
Ci sono nel mondo ben poche donne disposte a lasciare tutto, prendere e partire in solitaria, in fuoristrada, per la Papua Nuova Guinea, l’Alaska, il deserto del Kalahari, il Tibet, il Kimberly in Australia. Ai confini del mondo, Raffaella Milandri si è spinta in avventure estreme, in luoghi pressochè disabitati. A muoverla, la causa per i diritti umani dei popoli indigeni: oggetto delle sue missioni i Pigmei, i Boscimani, gli Adivasi dell’Orissa, gli Aborigeni Australiani. Il quarto libro dell’autrice –scrittrice, fotografa, attivista per i diritti umani è sull’Alaska, parla di libertà, di salvaguardia dell’ambiente, e dei diritti umani dei popoli indigeni. E ha un filo comune coi precedenti: la narrazione di un avventuroso viaggio in solitaria, la storia di un popolo indigeno da salvare, in questo caso gli “eschimesi” Inupiaq, e il racconto dell’ incredibile abisso che separa ormai l’uomo “globalizzato” dalla natura e dalla essenza stessa dell’essere umano. E’ proprio durante il suo viaggio di oltre 10.000 km in solitaria in Alaska, che la Milandri raccoglie l’accorato appello del capitano Roy, del popolo Inupiaq, a Barrow: ”Riscaldamento globale e trivellazioni sull’Artico: i popoli del profondo nord del mondo sono in pericolo”
Perché Alaska?
Dopo aver viaggiato da sola in terre torride e in foreste tropicali, l’Alaska mi ha “chiamato” perché simbolo di terre selvagge, di conquiste, di libertà. E di adattamento dell’uomo a temperature estreme, ai limiti della sopravvivenza. Se per i Boscimani del deserto del Kalahariè fondamentale riuscire a trovare l’acqua, per gli Inuit dell’Alaska è fondamentale resistere al freddo. Ma oggi, alla base di tutto e della globalizzazione, c’è il fato che l’uomo di è disabituato a sopravvivere, ad ogni latitudine, senza elettricità, gas, rete telefonica.
Negli Anni 80 c’era il telefilm “Un medico tra gli orsi”. Lo conosci? Ora che sei stata in Alaska hai qualche commento?
No mi dispiace non lo conosco
Quanto è difficile entrare in contatto con la gente del luogo?
Con i bianchi è facilissimo; con gli Inuit, bisogna sapere dimostrare di essere dalla loro parte e non contro di loro. Fin dalla prima presenza di Europei sulle loro terre, hanno sempre incontrato nemici, inclusi ai tempi d’oggi gli animalisti che difendono a spada tratta la fauna dell’Alaska ma non usi, costumi, cultura, identità di un popolo antico che non ha mai causato estinzione di alcuna razza animale
Chi, delle persone incontrate, ti ha sorpreso di più?
Non parlerei propriamente di sorpresa, ma di diverse sfumature insite nell’uomo. Floyd e John mi hanno colpito per il candore disarmante, un modo di essere semplici e spontanei che nella società attuale difficilmente potrebbe sopravvivere; il capitano Roy per il fatto che mi ha dato fiducia: forse, mi ha letto nell’animo.
Quale evento ti ha, emozionato di più e perché?
Indubbiamente quando ho rischiato la vita con l’auto nel fiume e i lupi. Un momento importante. Una riflessione sul valore della vita e di come si possa perderla, se non si rispetta e si conosce la Natura. E sul fatto che lo spirito di sopravvivenza sia insito in ognuno di noi, potente e pronto a erompere con forza.
I brutti momenti?
Non ci sono stati brutti momenti, ma forse ci sono stati momenti tristi. Le considerazioni sui guasti che la vita “moderna” sta portando alla essenza dello spirito umano, e soprattutto alle relazioni tra le persone. L’essere umano è fantastico e portato a più alte vette spirituali , non solo al denaro, al lavoro, alla aggressività verbale e sui social media.
Cosa ti ha sorpreso di più?
Me stessa. La mia capacità di adattarmi e di affrontare le situazioni pericolose, di valutare i rischi, di venirne fuori, di mettermi in gioco.
Col senno di poi, rifaresti il viaggio? Faresti qualcosa di diverso?
Sì lo rifarei. A livello ipotetico, lo rifarei se dovessi tornare indietro, esattamente come prima. Se invece lo dovessi rifare oggi, con la esperienza passata, mi spingerei più a fondo negli animi, esplorerei più persone, visiterei posti nuovi, e forse rischierei di meno.
Consigli per chi vorrebbe ripercorrere le tue tappe?
Ci sono certamente persone più preparate di me nell’affrontare ghiacci e foreste piene di grizzly, e a loro non occorrono consigli. Io, come donna sola italiana, mediamente imborghesita nel fisico ma non nell’animo, sconsiglio di fare quello che ho fatto io a chi non è preparato. L’elemento a sorpresa è la fortuna, che non si può mai dare per scontata!