Don Jean-Bosco lascia le Comunità di Bietigheim-Bissingen e di Markgröningen, per rientrare nella sua diocesi di origine, in Ruanda. L’ultimo numero di „compass“, il bollettino dell’unità pastorale locale, pubblica una sua intervista bilingue. Qui riprendiamo il testo in italiano. Gli succede don Milolo Shambuyi. La messa di congedo e di benvenuto avrà luogo sabato sabato 18 novembre a Bissingen
Don Jean-Bosco, a fine novembre lei rientrerà nella sua diocesi in Ruanda. Dopo quasi sette anni di servizio qui a Bietigheim-Bissingen. Perché ?
Ho studiato a Roma in vista di essere al servizio della formazione dei candidati al sacerdozio ministeriale. Sono poi stato mandato qui per essere al servizio delle comunità italiane in Germania per un corto periodo, cioè 3 anni. Questo periodo è stato rinnovato una volta. Adesso ritorno in Africa per dedicarmi alla formazione sacerdotale.
Di concreto, cosa farà lei giù in Ruanda?
Sono chiamato per dirigere un seminario minore della mia diocesi. È una scuola al livello di un liceo scientifico con 350 ragazzi. Accompagnerò anche i seminaristi che si preparano a diventare preti nel loro percorso di formazione. Poi insegnerò filosofia all’università per i candidati preti.
Le pesa questa sua partenza da Bietigheim-Bissingen?
Certo! La separazione dalla gente così affettuosa mi viene pesante. Mi sono trovato bene qui. Sento la difficoltà del distacco. Però lo sapevo, e sono stato avvisato in tempo. Poi sono legato al voto di obbedienza al mio vescovo.
Partirà con qualche ricordo in particolare?
Nella mia cultura, la vita è una festa. Da noi festeggiamo anche il momento della morte! Mi ricorderò sempre i momenti di festa: Corpus Domini, sacramenti, carnevale, Natale, etc. Non posso dimenticare la generosità della gente qui: mangiare insieme a casa, lavorare insieme in una maniere spontanea o nel consiglio pastorale, ma anche le raccolte per aiutare i poveri specialmente nella lontana Africa. Mi mancherà il sorriso di tanti quanti.
Ha una raccomandazione alla sua comunità?
Cercare sempre ciò che unisce. Continuare il bel cammino di inserzione ed integrazione ma senza mai perdere le proprie radici: una fede viva e popolare.
Con quale parole vuole concludere?
La ringrazio per questo momento! Lascio qui il mio cuore. Faccio un saluto sincero carico di amicizia. Mi sono sentito a casa. Ringrazio tutti per la loro generosa accoglienza e collaborazione. Specialmente i parroci Deckwart e Seehofer e Frau Deeg, tutti i membri del Consiglio Pastorale Il Buon Pastore e tutta la comunità. Un grazie caloroso e cordialissimo.