Le alte temperature che si sono raggiunte nel corso delle scorse settimane hanno spinto già alcuni lettori a porsi la seguente domanda: se il caldo dovesse causare significativi episodi di insostenibilità delle condizioni di lavoro, come posso reagire nei confronti del mio datore di lavoro?
Innanzitutto il problema dell’adeguatezza del clima nel posto di lavoro riguarda non solo i lavoratori edili o agricoli, ma qualsiasi lavoratore costretto a lavorare in un ambiente che non rispetta le condizioni minime di salute e sicurezza. Aldilà del semplice aspetto di disagio fisico, occorre considerare che tali condizioni di lavoro possono portare a patologie professionali anche gravi e a infortuni derivanti dalle disagevoli condizioni psicofisiche. Basta considerare che le condizioni di lavoro termiche estremamente calde possono portare a collassi cardiocircolatori, mentre l’esposizione prolungata ai raggi solari può portare a carcinomi della pelle.
Non a caso, dunque, il datore di lavoro ha l’obbligo di eseguire una specifica valutazione del rischio, all’interno della quale definire le misure di prevenzione e protezione per la protezione della salute dei lavoratori. Tale obbligo è sancito dalla legge relativa alla tutela dei lavoratori (Arbeitsschutzgesetz). In generale la violazione, da parte del datore di lavoro, delle norme relative alla tutela dei lavoratori è punita con sanzioni pecuniarie (ammende fino a 5.000 EUR). Oltre agli obblighi generali di prevenzione e protezione dagli agenti fisici legati al microclima e alle radiazioni solari, il datore di lavoro e i dirigenti sono obbligati a fornire ai lavoratori un‘adeguata e specifica informazione riguardo alle misure adottate. A partire da una temperatura di oltre 26 gradi in una stanza, il datore di lavoro deve iniziare ad intraprendere contromisure (Arbeitsstättenverordnung). Una temperatura di oltre 30 gradi in una stanza obbliga il titolare dell’azienda ad acquistare ventilatori e, in casi estremi, climatizzatori. In questi casi conviene sempre cercare il dialogo: del resto, un ambiente lavorativo favorevole è utile soprattutto all’azienda.
La legge tedesca, inoltre, stabilisce che per il datore di lavoro esiste un preciso obbligo di tutelare la salute psico-fisica dei prestatori di lavoro e di assicurare che i locali dell’azienda siano in condizioni tali da permettere agli stessi di adempiere le prestazioni contrattuali cui sono obbligati, non subendo nocumento alla propria salute.
In casi estremi, se il datore di lavoro non interviene, è lecita anche l’astensione dal lavoro. Ma attenzione: questa deve essere riconducibile alla impossibilità della prestazione dovuta alla temperatura troppo alta nell’ambiente di lavoro – altrimenti si rischia il licenziamento.
Possiamo, dunque, concludere: l’imprenditore è tenuto ad adottare nell’esercizio dell’impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro. Nel caso in cui si prospetti la violazione di tale obbligo, che grava sul datore di lavoro, il lavoratore è legittimato a non eseguire la propria prestazione eccependo l’inadempimento e, al tempo stesso, mantiene il diritto alla retribuzione, in quanto al lavoratore non possono derivare conseguenze sfavorevoli in ragione della condotta inadempiente del datore.