Anche quest’anno, dal 19 al 21 maggio, si é tenuto nella Bildungshaus Berg Moriah di Simmern, il consueto convegno nazionale laici, organizzato dalla Delegazione Missioni Cattoliche Italiane in Germania e Scandinavia, giunto ormai all’8. edizione
Nel suo messaggio di benvenuto, Padre Tobia Bassanelli – delegato nazionale – ha espresso tanta gioia nel vedere una così massiccia partecipazione (47 persone in rappresentanza di 21 missioni/comunità), esaurendo tutte le camere a disposizione, dando merito e ringraziando gli artefici di tutto ciò: Teresa Sepe e Mons. Luciano Donatelli, che in collaborazione con la commissione formazione, hanno materialmente organizzato l’evento.
Padre Tobia, conclude il suo messaggio con l’augurio ai partecipanti di poter essere proprio come il titolo scelto per il convegno: Uno in Cristo. “L’unità della chiesa universale, delle confessioni cristiane, delle nostre comunità parrocchiali, ha solo un nome: Gesù Cristo, Lui è la vera rivelazione del Padre, chi incontra lui, non può che incontrare gli altri che come fratelli ed insieme a loro, camminare verso il Padre”. Spunto del tema, è stato la ricorrenza del 500° anniversario della pubblicazione delle 95 tesi di Martin Lutero, dalla quale ha avuto origine la più grande scissione del cristianesimo.
Don Cristiano Bettega (docente di teologia dogmatica), con la sua appassionata e appassionante relazione, ha tracciato, prima a grosse via, la storia dell’ecumenismo, poi basandosi sui punti fondamentali della “Unitatis redintegratio” (decreto sull’ecumenismo), ha descritto il percorso di avvicinamento tra le diversi confessioni cristiane e quale dovrebbe essere il comportamento di ogni singola comunità.
Per evidenziare come “diversità di vedute”, di conseguenza tentativi di ecumenismo, all’interno della fede cristiana, siano praticamente sempre esistiti, don Bettega parte da “il Commento dei salmi” di S.Agostino (Sal.32,29): “Fratelli, vi esortiamo… a questa carità, non soltanto verso i vostri compagni di fede, ma anche verso quelli che si trovano al di fuori, siano essi pagani che ancora non credono in Cristo, oppure siano divisi da noi, perché, mentre riconoscono con noi lo stesso capo, sono però separati dal corpo“; evidenzia come Giovanni, nell’Apocalisse si rivolge non alla chiesa, bensì ad ogni singola chiesa… E poi cita anche quanto sostiene Paolo sulla comunione delle diverse membra dell’unico corpo (1Cor 12,4-31), dove l’apostolo mostra chiaramente che lo Spirito Santo crea l’unità non soltanto malgrado, bensì mediante le diversità…- Da questo, un teologo Luterano Francese “Oscar Cullman”, ne trae spunto per affermare: “le chiese sono portatrici di carismi differenti, e la loro diversità non può essere considerata di intralcio all’unità”-.
La nostra navigazione alla ricerca dell’unità cristiana, attraverso anche alcuni esempi di “vita ecumenica” ben riusciti, – vedi: Movimento dei Focolari, Bose, Taizé.. – ci porta alle porte del Concilio Vaticano II, il quale, sia pur indirettamente, va incontro ad alcune istanze di Lutero. Il CV II dichiara l’ecumenismo come uno dei suoi principali intenti, la novità sta soprattutto nei toni: affermando che la colpa delle divisioni non sta solo da una parte, quindi, tenendo ben saldo quanto ci unisce, è necessario accrescere la conoscenza reciproca per dissipare vecchi pregiudizi, a tale scopo il concilio riporta una citazione evangelica “Perché tutti siano uno…” forse, fino ad allora non si era ben compreso come tutto il vangelo sia orientato all’unità e non solo alcune parti.
Questi concetti, sono stati ripresi Da Benedetto XVI, quando parla di comunione ecclesiale pressoché piena con le chiese ortodosse (vedesi anche l’atteggiamento di Papa Francesco con il Patriarca Bartolomeo). Passi in questo senso, vengono anche da parte ortodossa, quando a Ravenna, i rappresentanti delle chiese orientali, hanno riconosciuto un livello della chiesa universale… Giovanni Paolo II, nella sua “Ut Unum Sint” del 1995, riguardo al Primato di Pietro, va ben oltre: “…Nel constatare l’aspirazione ecumenica della maggior parte delle comunità cristiane… pur non rinunciando in nessun modo all’essenziale della sua missione, si apra una situazione nuova…”
Particolare, non da poco, è il fatto che la chiesa cattolica si senta continuamente spinta ad avvicinare i fratelli cristiani delle altre chiese, cosa impensabile prima del CV II, che sotto questo aspetto è stato il trampolino con cui si è fatto un notevole balzo in avanti, infatti il Cardinal Kasper, con non poco coraggio afferma: “…seppur lo scopo ecumenico non sia ancora raggiunto, si può senz’altro parlare di comunione ecclesiale quale unità all’interno di una diversità riconciliata”. Don Bettega, conclude la sua relazione, con un particolare richiamo al paragrafo 11 UR: “Il modo e il metodo di enunziare la fede cattolica non deve essere di ostacolo al dialogo con i fratelli… i teologi cattolici, nell’investigare con i fratelli separati i divini misteri devono procedere con amore della verità, con carità e umiltà. Così si preparerà la via nella quale, per mezzo di questa fraterna emulazione, tutti saranno spinti verso una più profonda cognizione e più chiara manifestazione delle insondabili ricchezze di Cristo.
A detta dei partecipanti, i quali sono parsi molto attenti e curiosi, – vedi infinità di domande poste nel dibattito e la scrupolosità con il quale hanno svolto i loro lavori di gruppo – è stata una tre giorni pressoché unica, nella quale ci si è conosciuti, confrontati… e nel momento del commiato, ci si è lasciati con un pizzico di malinconia, è stato come aver fatto ecumenismo in modo inconsapevole.