AMBURGO – Dibattere è difendere consapevolmente e pubblicamente le proprie convinzioni senza nascondersi dietro ad una tastiera
Questo è quanto è stato fatto il 16 novembre nel salone della Missione Cattolica Italiana di Amburgo mettendo insieme le sinergie tra Comites di Hannover, Missione Cattolica Italiana e l’Associazione “Prima Persona e.V.” che, alla presenza di un folto gruppo di italiani ed anche di cittadini tedeschi, hanno tenuto una serata di dialogo interculturale italo-tedesco organizzato presso il Caffè Letterario “BooKaffè” della stessa Missione Cattolica Italiana in Amburgo, con la partecipazione dell’On. Fabio De Masi, europarlamentare di origine italiana eletto nella circoscrizione di Amburgo e della Renania Settentrionale-Vestfalia, membro della commissione per i problemi economici e monetari del parlamento europeo; dibattendo su temi inerenti l’attualità politica e sociale quali: il referendum sulla Costituzione Italiana, l’Europa dopo la Brexit ed i nuovi flussi migratori.
Moderato da Francesco Bonsignore Vice-Presidente del Comites, con la presenza dello stesso Presidente Comites Giuseppe Scigliano, si è avuto un dibattito vivo ed interessante tra i partecipanti, alcuni dei quali, in particolar modo hanno discusso riguardo al referendum, taluni favorevoli al sì ed altri al no. Non è stato uno scontro passionale tra due tifoserie o tra due punti di vista ottusi che gridano, si interrompono, si disturbano e si distruggono a vicenda come spesso capita nei talk show italiani, ma si è dimostrato che si può imparare a dialogare ascoltando il punto di vista dell’avversario e che si può imparare a sostenere il proprio pensiero cooperando con quello dell’avversario e che si può imparare, mettendosi in gioco e che giocando, si può imparare a dimostrare che tutte le posizioni argomentative hanno un loro valore, se portate con coerenza e logica e se ascoltate con rispetto e apertura. Si è tenuto a precisare altresì che l’attuale legislatura, iniziata il 15 marzo 2013, potrà essere ricordata, in relazione alle procedure di riforma della Costituzione del 1948, per aver esaminato e votato, nei due rami del Parlamento, due proposte di riforma in certa misura contraddittorie l’una con l’altra: il disegno di legge denominato “Letta” e quello chiamato comunemente “Renzi-Boschi”.
Che peraltro la legislatura dovesse produrre un qualche risultato nell’ambito della riforma costituzionale era nell’ordine delle cose, specie in relazione alla situazione politica di stallo venutasi a creare a seguito delle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio 2013. Ed infatti, come noto, subito dopo l’esito delle elezioni, e in attesa della formazione di un nuovo Governo, fu posto in essere un singolare tentativo da parte del Presidente della Repubblica, mediante la nomina di un ristretto gruppo di esperti divisi in due commissioni, allo scopo di elaborare proposte programmatiche per il nuovo Governo che avrebbe dovuto costituirsi. Indipendentemente da quale sarà l’esito della consultazione referendaria, pare evidente che la Costituzione, in sé considerata, avrà subìto un’ulteriore prova, e ne potrebbe uscire ancora più “ferita” e “aggredita” di quanto non lo sia stato in riferimento alle vicende passate.
Si può, invero, sostenere anche la tesi opposta: nel caso di vittoria del Sì, infatti, si potrebbe ritenere che la “nuova” Costituzione abbia ricevuto un consenso popolare tale da farne acquisire una condizione di maggiore legittimazione popolare; nel caso di vittoria del No, si potrebbe ritenere che il testo del 1948 abbia resistito ad un ulteriore attacco, e che come nel referendum del 2006 il popolo abbia voluto sancirne la piena e riconosciuta validità. Nondimeno, mi pare necessario considerare questa ulteriore vicenda come un indebolimento del “senso di Costituzione”: una Costituzione che da più di trent’anni è oggetto di tentativi di riforma, e che nel volgere di questi anni ha “subito” ben tre referendum per la sua modifica, rischia di essere percepita come una Costituzione “inadeguata” agli occhi dei consociati, che quella Costituzione dovrebbero considerare come il riferimento per la regolazione e lo svolgimento della vita sociale e politica.
Alla luce di ciò, ma anche delle vicende che hanno accompagnato le fasi di discussione ed approvazione dell’attuale testo di riforma, credo che si debba aprire una fase di riflessione sulla possibile revisione della procedura di cui all’art. 138 Cost.12, relativamente almeno a tre aspetti che sono emersi nel corso degli ultimi anni. Per concludere è emersa la volontà di contribuire a ricreare una nuova generazione di persone disposte a scoprire e realizzare l’etica nella res publica! Nell’Enciclica “Evangelii gaudium” il Santo Padre richiama il dovere della Chiesa di donare agli uomini la grande speranza che solo dalla verità, dalla giustizia e dall’amore insegnati da Cristo può derivare; egli ci ricorda che questo non è più il tempo di delegare altri, di tirarsi indietro, ma di assumere su di sé il compito di prendersi cura della propria comunità e specialmente dei poveri. Incoraggiati dagli stimoli del Papa è stato proposto dal Pfarrer/Missionar della Missione Cattolica Italiana di Amburgo – per quanto possibile – la costituzione di una Scuola di Formazione all’Impegno Socio-Politico, che miri a formare i laici (e i giovani soprattutto!) all’impegno sociale e politico, inteso nel senso più nobile, superando ideologie ed etichette.
La Scuola vorrà soprattutto essere una sorta di incubatore di intelligenze, di sensibilità e di produzione politica, per ricostruire dal basso gli ideali sociali e politici della nostra società, affinché ci siano persone interessate ai problemi socio-politici, economici e amministrativi della nostra terra e di quella in cui si vive dove non si è più ospiti ma residenti.