Dal 2000 duplicato il numero di morti per aids tra i giovani tra i 15 e i 19 anni: i drammatici dati Unicef
Dal 2000 ad oggi, il numero di morti di adolescenti tra i 15 e i 19 anni collegate all’AIDS è molto più che duplicato. A livello globale nel 2015, ci sono state in media ogni ora 29 nuovi contagi tra giovani in questa fascia di età. Anche se i tassi di nuovi contagi tra gli adolescenti si sono stabilizzate, potrebbero tornare ad aumentare nei prossimi anni, il che significherebbe un incremento generale del numero di contagi. Questo il timore dell’UNICEF che oggi ha diffuso i nuovi dati sull’Aids, alla vigilia della 21° Conferenza Internazionale in programma a Durban questa settimana.
“Dopo tutte le vite salvate grazie a prevenzione, cure e trattamenti, dopo tutte le battaglie vinte contro il pregiudizio e l’ignoranza verso questa malattia, dopo tutti i grandi traguardi raggiunti, a livello globale l’AIDS è ancora la seconda causa di morte per tutte le persone tra i 10 e i 19 anni – la prima in Africa”, ha dichiarato Anthony Lake, Direttore generale dell’UNICEF.
Le ragazze sono particolarmente vulnerabili, rappresentando a livello globale il 65% di nuovi contagi tra gli adolescenti. In Africa Sub Sahariana, in cui si trova il 70% delle persone che nel mondo vivono con HIV, 3 su 5 dei nuovi contagiati tra gli adolescenti nel 2015 sono state ragazze.
La paura di fare il test tiene molti adolescenti all’oscuro del proprio status. Tra gli adolescenti, solo il 13% delle ragazze e il 9% dei ragazzi l’anno scorso hanno fatto il test. Una nuova indagine condotta su U-report, strumento dell’UNICEF basato su tecnologia mobile, mostra che circa il 68% dei 52.000 giovani a cui è stato somministrato il questionario in 16 paesi hanno detto di non voler fare il test perché spaventati da un risultato positivo all’HIV e dallo stigma sociale.
Dal 2000 sono diminuite drasticamente (del 70%) le nuove infezioni tra i bambini dovute alla trasmissione materno infantile alla nascita o durante l’allattamento.
L’UNICEF continua a chiedere di predisporre nuovi impegni per eliminare la trasmissione materno infantile del virus dell’HIV.
A livello globale, dal 2000, attraverso azioni mirate per prevenire la trasmissione materno infantile nei paesi con alto tasso di contagi da HIV/AIDS, il tasso di trasmissione del virus è diminuito di circa il 70%. In questo dato è compresa anche l’Africa Sub Sahariana, la regione con il più alto tasso di contagi e morte a causa dell’HIV/AIDS. A livello globale, negli ultimi 15 anni, il programma per prevenire la trasmissione materno infantile del virus ha evitato circa 1,6 milioni di nuovi contagi da HIV tra i bambini, mentre attraverso la distribuzione di cure antiretrovirali sono state salvate le vite di 8,8 milioni di persone.
Alla vigilia della 21° Conferenza Internazionale, l’UNICEF ricorda che “nonostante i grandi progressi realizzati nell’affrontare la pandemia dell’HIV/AIDS, c’è ancora tanto lavoro da svolgere per proteggere i bambini e gli adolescenti dall’infezione, dalle malattie e dalla morte”.
A seguito di una visita presso il Prince Mshiyeni Memorial Hospital nella provincia di Kwa Zulu Natal, in Sud Africa, Lake ha ribadito che sono necessarie politiche innovative per raggiungere i bambini che sono ancora lasciati indietro. Nel 2015, la metà delle nuove infezioni di bambini e giovani tra 0 e 14 anni è avvenuta in solo 6 paesi: Nigeria, india, Kenya, Mozambico, Tanzania e Sud Africa.
“I progressi fatti negli ultimi 30 anni non significano che la nostra lotta sia terminata,” ha continuato Lake.
“La battaglia contro l’AIDS non sarà terminata fino a quando non rinnoveremo gli impegni per la prevenzione e le cure, fino a quando non raggiungeremo tutti i giovani che non possono ricevere i benefici a cui milioni di persone prima di loro hanno avuto accesso, fino a quando lo stigma sociale e la paura non saranno stati eliminati affinché molti più giovani vorranno finalmente sottoporsi al test”.