Il Dialogo immaginario tra genitori e figli.
La tecnologia ha preso nella nostra vita quotidiana il sopravvento. Qualsiasi cosa facciamo è oggi direttamente o indirettamente collegata ad essa ed ha cambiato le nostre abitudini, i nostri modi di elaborare, pensare, eseguire. Siamo così rapiti da essa che quasi abbiamo dimenticato come fare le cose; Avete mai provato ad immaginare a come sarebbe oggi la nostra vita senza il telefonino per esempio? Basta andare un po’ indietro e, non di molto anche, per ricordare persone che parlavano semplicemente insieme, prendevano un caffè al bar senza lo stress di guardare su un rettangolo luminoso con il mondo dentro, con il rischio costante di rovesciarlo o addirittura in molti casi di non berlo affatto.
Siamo diventati tutti succubi, distratti, frenetici, ansiosi, dipendenti.
E si, è importante che sappiate che esiste anche una dipendenza dal cellulare che va differenziata dall’uso e anche dall’abuso.
Dovete stare attenti soprattutto alla quantità giornaliera di tempo che dedicate all’uso del cellulare, compreso anche il semplice giocare con lo schermo e a come lo utilizzate perché ormai tanti ragazzi adoperano lo smartphone per qualsiasi tipo di attività oltre le “classiche” funzioni comunicative.
È importante che riflettiate su cosa possa generare in voi la batteria scarica, l’assenza della linea, il non poter usare il cellulare perché ormai è entrato talmente tanto nell’uso comune e quotidiano, ci affianca in tutte le nostre azioni, che non facciamo più caso a tutto questo.
Insolito direi l’argomento di questo mese ma, di un importanza estrema per capire a cosa stiamo andando incontro senza rendercene quasi conto e soprattutto cosa stiamo insegnando ai nostri figli, alle generazioni che ci seguiranno, a quali rischi e/o malattie nuove ci stiamo sottoponendo.
Prima di parlarne sarebbe importante ed opportuno fare particolare attenzione ad alcuni atteggiamenti, comportamenti e stati interni tra cui:
– la maggior parte del proprio tempo e/o delle proprie attività sono collegate all’utilizzo dello smartphone comprese: telefonate, chat, giochi, video e foto, internet, social network, app, lettura, musica e quant’altro.
– Queste attività tolgono del tempo ad altre attività come per esempio lo studio, lo sport, le uscite con gli amici ecc….
– Queste attività vengono svolte anche in parallelo ad altre attività come il mangiare, lo studiare, il fare sport, stare in bagno ecc…..
– Si ha il bisogno di essere sempre in contatto con qualcuno.
– Soddisfa pure i bisogni, risponde a quasi tutte le esigenze e viene usato come mediatore nelle relazioni facilitando tutte le modalità comunicative dirette.
– Si crea quasi un legame affettivo con lo smartphone, si ha quasi difficoltà a staccarsi, “non si può vivere senza di lui”, si vive uno stato di agitazione e di ansia se non si può accedere alle funzioni del telefono.
– Si usa il telefono non per necessità, ma per routine perché ormai fa parte della persona.
– Lo smartphone viene prediletto a tutte le altre forme di comunicazione e a tutti gli altri oggetti tecnologici.
– Nei momenti vuoti e di pausa si prende subito lo smartphone in mano.
– Si ha la sensazione di non essere mai soli (si ha quasi paura di sentirsi soli).
– Si usa lo smartphone come mezzo di controllo anche di amici, parenti e conoscenti.
– Si tende a provare ansia o perfino angoscia se il telefonino è scarico o se non funziona o se non si ha la connessione.
– Spesso si hanno più oggetti tecnologici come per esempio smartphone, tablet e ipod e si alternano gli uni agli altri o si usano anche insieme in modalità multitasking.
– Si ha l’abitudine di tenere il telefono sempre accesso anche dove è vietato come a scuola o anche durante la notte (attività che provoca numerosi risvegli notturni e va ad interferire con la qualità del sonno).
– Si controllano costantemente le notifiche dei social network o di whatsapp per vedere se qualcuno a postato qualcosa, se si è stati taggati o se qualcuno ha scritto.
Cosa siamo diventati, dove andremo a finire. Riflettiamo solo un momento… quanto del mondo reale ci stiamo perdendo, quanti dettagli sono ormai diventati invisibili alla nostra vista. I primi segnali di allarme sono arrivati dopo la Germania e la Spagna, anche in Olanda. Da pochi mesi infatti è stata avviata la sperimentazione degli attraversamenti pedonali lumnosi per pedoni distratti dallo smartphone.
Accade a Bodegraven, dove si sono accesi i LED di +Lichtlijn (linea di luce in lingua olandese) per segnalare le strisce agli incroci stradali. Si tratta di una striscia di LED fissata a terra, il cui colore è sincronizzato con quello del semaforo: se non si può passare quindi sarà rossa, altrimenti verde. Vista la sua posizione, si spera possa essere più facilmente percepita dai cosiddetti smartphone walkers. Sembra un paradosso ma le persone ormai camminano con il capo reclinato in avanti quasi come in un gesto disperato di sottomissione al telefono a volte in maniera automatica e distratta verso le loro mete quotidiane. È una scena inquietante se si pensa al crescente numero di incidenti stradali causati dalla distrazione dello smartphone. Sì è perso quasi il gusto di ammirare i paesaggi dal vivo durante i nostri viaggi per seguire linee monocolore, voci robotiche e frecce di comuni navigatori satellitari, si è perso il gusto di esprimere quello che si pensa utilizzando in modo spasmodico frasi di altri; la fantasia va in pensione e lascia il posto allo schema.
I ragazzi ci guardano (e ci giudicano)
Una recente ricerca britannica lancia un allarme a mio parere serissimo; mette in luce come dietro il problema della dipendenza giovanile da cellulare ci sia anche un atteggiamento poco educativo da parte degli adulti
Alla lunga, più dei castighi, dei premi, dei musi lunghi, delle promesse e delle ramanzine, non c’è soluzione più efficace del buon esempio. O, rovesciando la frase, nulla è più deleterio del cattivo esempio, anche se talvolta è possibile, per reazione contraria, innescare un comportamento positivo.
Una triste realtà che non conosce confini nel mondo e che accomuna tutti. È proprio parlando di buon esempio,il tema più controverso rimane il rapporto tra i giovani e lo smartphone. Sono anni che si discute sui giornali, in Tv, per radio, sul ruolo della tecnologia nella vita quotidiana, sono anni che, si parla di dipendenza dei ragazzini e di una “overdose” da social.
Ma di chi è la vera colpa?. Chi gioca più di tutti un ruolo negativo in questo sono i “grandi” o più giustamente definibili come “adulti poco adulti”; molti di loro, per primi, fanno del telefonino e dei social network un uso smodato e spesso anche distorto.
E i bambini e i ragazzini stanno a guardare. Lo sostiene un sondaggio britannico che denuncia una verità già nota: gli adulti controllano in modo compulsivo il cellulare e i ragazzini se ne accorgono, tanto che circa uno su tre si definisce molto seccato dall’atteggiamento genitoriale e dall’attenzione intermittente e mai totale che i grandi dedicano loro.
È un paradosso. “Si parla sempre di genitori allarmati dal rapporto dei teenager con il cellulare e della dipendenza giovanile da smartphone, ma questa indagine britannica fa emergere il vero nocciolo del problema, ovvero un cattivo esempio genitoriale.
Più di un terzo dei duemila adolescenti intervistati nel sondaggio, avverte infatti un fastidio a causa del comportamento di mamma e papà con il telefonino, sostenendo di rimproverare spesso i genitori per la loro vorace attenzione verso il cellulare. Emerge insomma il ritratto di una generazione di adulti spesso poco consapevole dei propri problemi e di quelli della prole e, quando conscia, fondamentalmente ipocrita e impegnata a dare un messaggio ai propri figli che è esattamente contrario rispetto alla propria condotta. “
Ma i grandi non se ne accorgono
L’80 per cento dei ragazzini intervistati dichiara di sentire l’esigenza di consumare dei pasti device-free, percependo i dispositivi come elemento di disturbo. Poco più del 20 per cento dei ragazzi sostiene che i cellulari sono motivi di mancanza di dialogo in famiglia e il 36 per cento dichiara di aver esplicitamente chiesto al padre e alla madre di spegnere il telefonino. Invito nella maggior parte dei casi ignorato. Sempre da questo studio risulta, prevedibilmente, che gli adolescenti trascorrono troppo tempo online (si va dalle 3 alle 10 ore al giorno, con picchi di 15/20 ore nei weekend), che sono ossessionati dallo smartphone che controllano anche nella notte e che questo si traduce in una deprivazione di sonno.
Ma cosa fanno i grandi ? Se ne accorgono ?
Nello studio emerge che solo il 10 % avendolo loro stessi non ne percepiscono la gravità. In molti casi inoltre non sanno né immaginano la quantità di ore, spesso notturne, che i figli trascorrono in compagnia del cellulare, anche perché il loro presidio non può coprire tutta la giornata e, anche quando fosse possibile, non sempre gli adulti sono attenti. “Magari sono troppo distratti dallo smartphone per accorgersi che ai loro figli (e prima ancora a se stessi) occorrerebbe un intensivo “digital-detox”.”
Danni sull’organismo
Non è più fantasia che l’uso eccessivo di smartphone e tablet può portare a sperimentare sensazioni come di stordimento, cerchio alla testa, dolore alla testa, al viso, se non si usa l’auricolare o si ascolta la musica troppo alta alle orecchie e in certi casi anche vertigini.
Ragazzi state attenti perché uno dei rischi principali in cui si può incorrere è che il mondo virtuale possa prendere il sopravvento sul mondo reale rischiando di rimanere incastrati nella Rete;
A noi genitori una riflessione: proviamo a chiudere gli occhi per un solo istante e, riprendiamoci i nostri cieli azzurri, i verdi dei prati, ritroviamo i sorrisi dei nostri amici, gustiamo spensieratamente il nostro caffè, lasciamoci inebriare dai profumi del nostro mondo, e se sentiamo squillare disperatamente uno smartphone nero, giriamo lo sguardo altrove, magari dove i nostri occhi riescono a toccare in un istante l’infinito e riprendiamoci il nostro tempo, spezziamo anche per un solo attimo le catene della schiavitù che la tecnologia ci ha costruito, cerchiamo i nostri figli ed ascoltiamoli, potrebbero aver bisogno di noi.