Nella foto: Luca Marinelli in una scena del film Paternal leave (foto ©ufficio stampa Berlinale)

Non c’è nessun film italiano in concorso alla Berlinale quest’anno, ma almeno un grande attore italiano è stato invitato insieme con il film di cui è protagonista. Si tratta di Luca Marinelli e del film Paternal leave (“Congedo parentale”), pellicola diretta da Alissa Jung, giovane regista tedesca alla sua opera prima, che di Marinelli è moglie da diversi anni. La storia riguarda il rapporto tra un padre e una figlia che si incontrano per la prima volta, quando lei è un’adolescente desiderosa di fare la conoscenza di un padre misterioso che se n’è fuggito prima che nascesse, per non affrontare la responsabilità di essere padre. Leo (Juli Grabenhenrich) ha 15 anni ed è cresciuta a Monaco con la madre. Quando scopre la sua identità e trova tracce di lui in Internet, decide di mettersi in viaggio per andare a trovarlo. Da sola, con molta rabbia in corpo e neanche un centesimo in tasca, arriva in treno in Italia, a Marina Romea, nella zona delle saline e delle paludi di Comacchio, a Nord di Ravenna. Lì il padre, Paolo (Luca Marinelli) fa il maestro di surf e gestisce un chiosco sulla spiaggia, al momento chiuso per la stagione invernale.

Nella foto: Luca Marinelli alla Berlinale (foto di ©Gherardo Ugolini)

Il padre, che nel frattempo si è rifatto una vita con un’altra donna dalla quale ha avuto una bambina piccola, rimane spiazzato dalla comparsa improvvisa di Leo, la respinge, vorrebbe rimandarla a casa in Germania. La visita di quella figlia sbucata dal nulla è per lui un evento destabilizzante che intacca il suo precario equilibrio di eterno immaturo. Tra i due c’è un sentimento di estraneità e difficoltà di comunicazione, visto che lui non parla tedesco e lei non parla italiano. L’amicizia che Leo nel frattempo sviluppa con Edoardo, un coetaneo del posto picchiato da padre perché gay, le fa comprendere quanto sia difficile il rapporto col padre, anche quando c’è. Figuriamoci quando non c’è e si rifiuta di riconoscerti come figlio. Nel lungo fine settimana che trascorrono insieme, tra una scenata isterica e qualche sfuriata provocatoria, padre e figlia riescono infine con fatica a costruire un rapporto affettivo reciproco.

Marinelli, reduce dalla fortunata serie tv M – Il figlio del secolo, tratta dal romanzo di Antonio Scurati, in cui l’attore veste i panni di Benito Mussolini, interpreta in questo film, con grande energia, un ruolo completamente diverso, ossia quello di un uomo fragile e insicuro, dimostrando di possedere tutte le qualità di un artista più che maturo. Il film, che è stato presentato nella sezione “Generation 14 plus” della Berlinale, quella dedicata a film che trattano di tematiche giovanili e che hanno come protagonisti ragazze e ragazzi. È un’esplorazione del rapporto tra padre e figlia, esaminata in un’ottica particolare, quella di un padre che per insicurezza e immaturità non vorrebbe conoscere la propria figlia, e neppure è in grado di rimediare agli errori del passato.

A margine della presentazione del film abbiamo raccolto alcune dichiarazioni di Luca Marinelli nel corso di un incontro con la stampa. Recitare in un film diretto dalla moglie non ha provocato per Marinelli nessun imbarazzo particolare. «Abbiano avuto un rapporto molto professionale» ha detto l’attore «mantenendo fermi i nostri ruoli». Quanto al senso del film, Marinello sostiene che si tratta di un incontro «quello tra due persone che sono allo stesso momento della vita, ma il padre è in ritardo rispetto alle tappe che avrebbe dovuto percorrere. L’arrivo della figlia è per lui il regalo più bello della vita, uno specchio. Si spera che attraverso questa giovane donna e il suo spirito rivoluzionario possa cogliere questa occasione. I genitori devono avere sempre voglia di imparare dai loro figli che sono molto più collegati al presente. Ci deve essere sempre uno scambio. Paternal Leave ci pone di fronte a quanto sia stratificata la vita, con le sue difficoltà e le sue meraviglie, come la vulnerabilità appartenga a ognuno di noi».