Intervista a Gianluca Casini
Da quanto tempo collabori con il Corriere d’Italia e come è iniziata la tua collaborazione?
Collaboro con il Corriere d’Italia da oltre un anno. La mia collaborazione è iniziata, gradualmente prima del 2023 grazie a un contatto diretto con il team editoriale, che scrisse alcuni articoli sull’Associazione Italiana Cuochi Germania e.V. con contenuti di qualità per gli italiani all’estero. Ho poi presentato la mia candidatura con un idea di articoli riguardanti ricette di cucina e, dopo un colloquio, sono stato accolto con entusiasmo. Da allora, ho avuto l’opportunità di approfondire diverse tematiche legate ai percorsi e alle tradizioni delle ricette scritte dai nostri associati, contribuendo così a fornire informazioni utili ai lettori. La mia esperienza è stata non solo una sfida professionale, ma anche un modo per rimanere connesso alle esigenze della comunità italiana in Germania.
Qual è stato il momento più significativo o memorabile della tua esperienza al Corriere d’Italia?
Il momento più significativo della mia esperienza al Corriere d’Italia è stato senza dubbio uno dei primi grandi eventi culinari “The Italian Show”che abbiamo organizzato. In quell’occasione, siamo riusciti a riunire cuochi di fama internazionale e appassionati della cucina italiana provenienti da tutta la Germania. La preparazione è stata intensa e ha richiesto un coordinamento meticoloso, ma vedere la comunità unita per celebrare la nostra cultura gastronomica è stato incredibile. Il successo dell’evento non solo ha valorizzato la nostra cucina regionale, ma ha anche permesso di creare una rete solida tra i professionisti del settore. Questo momento ha rafforzato il nostro impegno a promuovere e mantenere vive le tradizioni culinarie italiane all’estero, e mi ha fatto comprendere l’importanza di unire le forze per raggiungere obiettivi comuni.
Come hai reagito alla notizia della fine della pubblicazione cartacea?
La notizia della fine della pubblicazione cartacea del “Corriere d’Italia” susciterà diverse reazioni tra i membri dell’Associazione Italiana Cuochi Germania e.V. Da un lato, molti cuochi professionisti dimostreranno rammarico per la perdita di un’importante fonte di informazione e collegamento con la comunità italiana in Germania. La versione cartacea del giornale rappresenta un canale di visibilità per la promozione delle tradizioni culinarie italiane anche per il sostegno ai ristoratori locali. D’altra parte, c’è anche un forte senso di adattamento e innovazione. L’era digitale offre opportunità uniche per raggiungere un pubblico più ampio attraverso piattaforme online. I membri dell’associazione pianificheranno e stanno già pianificando strategie per sfruttare i social media e le pubblicazioni online, garantendo che il patrimonio culinario italiano continui a essere celebrato e condiviso. Inoltre, queste nuove modalità di comunicazione possono facilitare un’interazione più diretta e coinvolgente tra cuochi e appassionati di cucina, permettendo di mantenere viva la tradizione culinaria italiana anche in un formato moderno.
Ti piacerebbe continuare a contribuire alla versione digitale del giornale?
Sì, mi piacerebbe continuare a contribuire alla versione digitale del “Corriere d’Italia”. La piattaforma rappresenta un’importante vetrina per promuovere la cucina regionale italiana e le competenze dei cuochi professionisti che operano in Germania. Attraverso articoli, ricette e approfondimenti, possiamo far conoscere la ricchezza della nostra tradizione culinaria e il talento degli chef, incentivando un dialogo tra le comunità italiane in Germania e i loro lettori. Contribuire alla versione digitale significa non solo valorizzare la nostra cultura gastronomica, ma anche sostenere l’Associazione Italiana Cuochi Germania nella sua missione di promuovere la qualità e l’autenticità della cucina italiana all’estero.
Cosa vorreste dire ai lettori che ci hanno seguito nella versione cartacea e che ci seguiranno in digitale?
Desidero ringraziare di cuore tutti i lettori che ci hanno supportato nella versione cartacea e che continueranno a seguirci nel nostro percorso digitale. La transizione verso il digitale non significa solo una nuova forma di fruizione delle informazioni, ma rappresenta un’opportunità per rendere la comunicazione ancora più interattiva e accessibile. Con il “corriere d’Italia”, si potrà offrire oltre alle preziose informazioni di attualità, contenuti arricchiti e aggiornamenti più frequenti sulle varietà di cucina regionale italiana, insieme a storie e approfondimenti sui cuochi italiani che operano in Germania. Siamo entusiasti di poter condividere con voi ricette, eventi e notizie del settore, sempre con lo stesso impegno e passione che ci hanno contraddistinto nella versione cartacea. Il vostro supporto è fondamentale per il nostro successo e vi invitiamo a interagire con noi. Insieme, possiamo creare una comunità vibrante e coinvolgente, celebrando insieme anche la ricchezza della cucina italiana all’estero.
Quale messaggio desideri lasciare riguardo al tuo percorso al Corriere d’Italia?
Il messaggio che desidero lasciare riguardo al mio percorso al Corriere d’Italia oltre ad un forte ringraziamento per lo spazio concesso, è che l’autenticità della cucina italiana può essere vissuta anche lontano dalla nostra patria. Attraverso l’impegno e la passione dei cuochi professionisti dell’Associazione Italiana Cuochi Germania e.V., abbiamo la possibilità di preservare e promuovere i sapori regionali italiani, contribuendo a una cultura gastronomica che arricchisce il panorama culinario tedesco. La nostra missione è quella di unire le tradizioni culinarie italiane con l’innovazione, creando esperienze gastronomiche che non solo soddisfano, ma educano e avvicinano diverse culture. Siamo fieri di portare un pezzo d’Italia in Germania, mostrando che la cucina è un linguaggio universale che attraversa ogni confine.
Intervista a Elisa Cutullè
Da quanto tempo collabori con il Corriere d’Italia e come è iniziata la tua collaborazione?
Collaboro con il Corriere d’Italia dal 2010. La mia avventura è iniziata con un articolo sul Festival del Film Italiano a Villerupt, un’esperienza che mi ha aperto le porte a un mondo di opportunità e mi ha permesso di condividere le mie passioni con i lettori.
Qual è stato il momento più significativo o memorabile della tua esperienza al Corriere d’Italia?
Un momento particolarmente significativo è stato poter partecipare agli incontri di redazione online. Scambiare idee e progetti con i colleghi è stato un arricchimento professionale costante. Inoltre, l’apprezzamento e il sostegno di Licia e Paola sono stati fondamentali per la mia crescita.
Come hai reagito alla notizia della fine della pubblicazione cartacea?
Ritengo che la scelta di passare al digitale sia stata lungimirante. Il Corriere d’Italia ha una lunga storia e un grande patrimonio culturale, ma è importante sapersi adattare ai tempi che cambiano. Questa decisione ci permette di essere più ecosostenibili, di raggiungere un pubblico più ampio e di offrire contenuti ancora più ricchi e aggiornati.
Ti piacerebbe continuare a contribuire alla versione digitale del giornale?
Assolutamente sì! Il Corriere d’Italia è per me un punto di riferimento e sono entusiasta di poter continuare a collaborare. Il formato digitale offre nuove opportunità creative e mi permette di raggiungere un pubblico ancora più vasto.
Cosa vorresti dire ai lettori che ci hanno seguito nella versione cartacea e che ci seguiranno in digitale?
Vorrei ringraziare tutti i lettori che ci hanno seguito finora. Il passaggio al digitale rappresenta un nuovo capitolo della nostra storia, ma i nostri valori rimangono gli stessi: offrire informazioni accurate e interessanti sulla comunità italiana in Germania. Vi invitiamo a continuare a seguirci, perché abbiamo in serbo molte novità e sorprese.
Quale messaggio desideri lasciare riguardo al tuo percorso al Corriere d’Italia?
Collaborare con il Corriere d’Italia è stata un’esperienza straordinaria che mi ha permesso di coniugare la mia passione per il giornalismo con il mio legame con l’Italia e la Germania. Sono grata per questa opportunità e spero di poter continuare a contribuire alla crescita e al successo del giornale.
Intervista Gabriella Vignola
Da quanto tempo collabori con il Corriere d’Italia e come è iniziata la tua collaborazione?
Collaboro da circa due anni, cioè da quando mi è arrivata la proposta di fare la rubrica della dietista.
Qual è stato il momento più significativo o memorabile della tua esperienza al Corriere d’Italia?
L’aver potuto dare il mio contributo professionale ai nostri lettori.
Come hai reagito alla notizia della fine della pubblicazione cartacea?
Certamente la cosa mi dispiace non poco, non conoscendo certe dinamiche però penso che vada bene anche la versione digitale.
Ti piacerebbe continuare a contribuire alla versione digitale del giornale?
Certamente per quanto possibile.
Cosa vorresti dire ai lettori che ci hanno seguito nella versione cartacea e che ci seguiranno in digitale?
Mi auguro che il mio semplice contributo abbia potuto aiutare i nostri lettori.
Quale messaggio desideri lasciare riguardo al tuo percorso al Corriere d’Italia?
È stata una stupenda esperienza che mi auguro possa continuare anche nella versione digitale.
Intervista a Gherardo Ugolini
Da quanto tempo collabori con il Corriere d’Italia e come è iniziata la tua collaborazione?
Ho cominciato a collaborare all’inizio del 2001. Ero arrivato da pochi mesi a Berlino come docente della Humboldt-Universität e avevo cominciato a frequentare l’entourage dell’Istituto italiano di cultura e dell’Ambasciata. In quel periodo c’era un grande interesse a Berlino per l’Italia e si succedevano incontri di vario genere sulla politica e sulla cultura italiana. Fu Enzo Piergianni, già direttore del Corriere d’Itala anni prima, a stimolarmi a scrivere una cronaca sulla presenza dell’italianità nella capitale tedesca. Telefonai al direttore Montanari e concordammo un primo pezzo di prova. Uscì con il titolo “L’Italia a Berlino”. Da allora ne sono seguiti altri 350.
Qual è stato il momento più significativo o memorabile della tua esperienza al Corriere d’Italia?
Difficile individuarne uno preciso: forse quando, grazie anche ai pezzi sul Corriere d’Italia ho ottenuto l’iscrizione all’albo dei giornalisti pubblicisti italiani. Ma pensandoci meglio l’esperienza più memorabile è stata la possibilità di seguire il Festival del cinema di Berlino da accreditato, seduto accanto ai più autorevoli critici cinematografici della stampa nazionale. Un’esperienza che dal 2001 a oggi si è ripetuta magicamente ogni anno.
Come hai reagito alla notizia della fine della pubblicazione cartacea?
Ho reagito con grande rammarico, perché sono troppo affezionato al cartaceo. Ma devo dire che un po’ me l’aspettavo. Era questione di tempo. Il “Corriere d’Italia” ha resistito eroicamente a lungo ai processi di digitalizzazione, ma alla fine era inevitabile che diventasse una testata online. Negli ultimi anni ho visto nascere giornali online a Berlino – Il Mitte, Berlino Magazine – e raccogliere un grande successo senza che siano mai usciti su carta. Questo è il futuro, anzi il presente.
Ti piacerebbe continuare a contribuire alla versione digitale del giornale?
Sono certamente disponibile a continuare nella mia collaborazione, con la convinzione che il tipo di lavoro non sarà troppo diverso da prima. Il passaggio da settimanale a mensile, che il Corriere d’Italia ha vissuto vent’anni fa, ebbe ripercussione più consistenti sul lavoro dei collaboratori di quante ne avrà il passaggio dal cartaceo al digitale.
Cosa vorresti dire ai lettori che ci hanno seguito nella versione cartacea e che ci seguiranno in digitale?
Ai lettori abituati all’edizione cartacea chiedo di fare uno sforzo per continuare a seguire il giornale anche online. Quello che conta sono i contenuti, e la comunità italiana in Germana ha bisogno di una testata battagliera e generosa come è sempre stato il Corriere d’Italia. Per i lettori più giovani non sarà certo un problema, essendo abituati a leggere in digitale; per i più anziani si impone uno sforzo faticoso, ma necessario.
Quale messaggio desideri lasciare riguardo al tuo percorso al Corriere d’Italia?
La collaborazione al Corriere d’Itala è stata per me un’esperienza che mi ha enormemente arricchito e spero che continuerà ad essere arricchente. Io di mestiere faccio da decenni il professore universitario, insegno Filologia classica e Storia del teatro greco e romano; sono abituato a scrivere saggi su riviste accademiche, per un pubblico di addetti ai lavori. Scrivere per un giornale come il Corriere d’Italia mi ha costretto ad imparare a scrivere in modo chiaro e leggibile per tutti. Non so se ci riesco sempre, ma so che quella è la meta da perseguire.
Intervista a Pasquale Episcopo
Da quanto tempo collabori con il Corriere d’Italia e come è iniziata la tua collaborazione?
Collaboro dal 2016. Il primo articolo fu dedicato a Giulio Regeni, il ricercatore italiano assassinato in Egitto. Lo inviai spontaneamente e fu pubblicato. Ne fui contento.
Qual è stato il momento più significativo o memorabile della tua esperienza al Corriere d’Italia?
Non saprei dire, ho scritto numerosi articoli, spaziando dall’attualità, alla politica, dalla cultura, all’arte, alla storia. E anche molte interviste. Ricordo con piacere quella a Giuseppe Tumminaro, Gastarbeiter. La redazione ha sempre accettato le mie proposte lasciandomi libertà di scelta. Ricordo l’articolo “Vendesi, forse”, inviato a seguito dell’annunciata vendita e forse chiusura del Consolato e, successivamente, la lettera aperta inviata all’Ambasciatore a seguito del divieto del Console di Monaco di distribuire la stampa presso l’Istituto di cultura. Recentemente la possibilità di avere una pagina tutta mia, la 31, dedicata a Federico II di Svevia, mia grande passione, è stato certamente un momento di grande gioia e soddisfazione personale. Ricordo ancora la telefonata di Licia Linardi.
Come hai reagito alla notizia della fine della pubblicazione cartacea?
Male. Avevo sperato che si passasse a una rivista, qualcosa di formato ridotto, con una tiratura limitata, magari con uscita bimestrale. Rinunciare alla versione cartacea temo creerà una crisi di identità, ne sono dispiaciuto.
Ti piacerebbe continuare a contribuire alla versione digitale del giornale?
Certamente.
Cosa vorresti dire ai lettori che ci hanno seguito nella versione cartacea e che ci seguiranno in digitale?
Vorrei dirgli di inviare i loro commenti, le loro critiche, insomma di stimolare il dibattito e di fare rete. La comunità italiana in Germania dovrebbe esprimersi in maniera più marcata, contribuire a diventare comunità. Insomma più partecipazione e meno indifferenza, il vero pericolo del nostro tempo. D’altra parte è ciò che succede attualmente nel mondo che lo richiede.
Quale messaggio desideri lasciare riguardo al tuo percorso al Corriere d’Italia?
Se la mia collaborazione fino ad oggi è stata apprezzata, chiederei di esaminare la possibilità di riconoscere una remunerazione, anche forfettaria. Vorrei poi proporre di organizzare un incontro annuale in presenza tra editore, redazione e collaboratori, magari ogni volta in una città diversa. Per parlare dei temi e delle sfide, l’intelligenza artificiale, ad esempio.
Intervista a Valentina Linzalata
Da quanto tempo collabori con il Corriere d’Italia e come è iniziata la tua collaborazione?
Ho iniziato a collaborare con il giornale nel 2022, mi occupavo di informazione sui social e come freelance per alcuni giornali, ho fatto richiesta per entrare in redazione.
Qual è stato il momento più significativo o memorabile della tua esperienza al Corriere d’Italia?
Non c’è un momento effettivo ma una catena di eventi che hanno portato dietro al giornale. Il rapporto umano, le storie personali dei colleghi e lo scambio di idee. Il momento più significativo per me è stato quello: non scrivere per un giornale ma far parte del giornale.
Come hai reagito alla notizia della fine della pubblicazione cartacea?
Sicuramente mi dispiace non leggermi sulla carta stampata ma penso sia una grande opportunità di crescita per il Corriere d’Italia.
Ti piacerebbe continuare a contribuire alla versione digitale del giornale?
Certamente.
Cosa vorresti dire ai lettori che ci hanno seguito nella versione cartacea e che ci seguiranno in digitale?
Grazie. Essere una giornalista non basta per praticare la professione, si necessita di persone che leggano i tuoi pensieri e il tuo lavoro. Quindi grazie, se siamo qui è soprattutto grazie a voi.
Quale messaggio desideri lasciare riguardo al tuo percorso al Corriere d’Italia?
Io credo che il mio percorso sia ancora all’inizio qui, sono convinta che con la versione digitale io possa essere una valida risorsa per affrontare le nuove sfide.
Intervista a Giuseppe Moscatt
Da quanto tempo collabori con il Corriere d’Italia e come è iniziata la tua collaborazione?
Ho iniziato a collaborare al giornale fin dal 2020 su indicazione del comune amico Nuccio Pecoraro di Würzburg.
Qual è stato il momento più significativo o memorabile della tua esperienza al Corriere d’Italia?
Già nel 2019 ebbi modo di apprezzarlo in occasione dell’intervista rilasciata da un Vs. cortese corrispondente sull’erezione di una stele in memoria di Federico II di Svevia dinanzi al Castello Maniace di Siracusa, dove già presiedevo l’Associazione culturale italo/tedesca locale.
Come hai reagito alla notizia della fine della pubblicazione cartacea?
Mi dispiace della fine della pubblicazione cartacea, un valore vivente per gli Italiani e la loro cultura in Germania. Ma anche il progresso ha un dazio da pagare.
Ti piacerebbe continuare a contribuire alla versione digitale del giornale?
Spero di continuare nella collaborazione, in armonia del principio di armonia e di unione di intenti fra Italia e Germania.
Cosa vorresti dire ai lettori che ci hanno seguito nella versione cartacea e che ci seguiranno in digitale?
Ai lettori dico di perseverare nel confronto democratico e culturale fra le due Nazioni fondatrici dall’Unione Europea. Ciò premesso, un augurio di procedere ancora nella galleria di personaggi delle rispettive culture, legati spesso da molte idee comuni e da destini analoghi di gioie e dolori, nell’identico valore di fede e di pace che sicuramente ci rende vicini.
Quale messaggio desideri lasciare riguardo al tuo percorso al Corriere d’Italia?
Il messaggio da inviare a chi ci legge deriva quanto detto. Il comune ideale europeo va incrementato. Il futuro gemellaggio fra Siracusa e Würzburg. sorelle nella disgraziata distruzione di uomini e cose durante la 2° guerra mondiale, ci deve far riflettere sul futuro dell’Europa.
Intervista a Claudia Bassanelli
Da quanto tempo collabori con il Corriere d’Italia e come è iniziata la tua collaborazione?
Non ricordo esattamente da quanto, ma sono passati molti anni dove ho cercato di trattare di temi d’attualità o che potessero essere vicini al vissuto psicologico dei lettori. La mia collaborazione è iniziata grazie a Padre Tobia, mio zio, che mi ha proposto il progetto che è stato subito accolto.
Qual è stato il momento più significativo o memorabile della tua esperienza al Corriere d’Italia?
Il momento più significativo è stato quando ho saputo che la mia rubrica era una delle più apprezzate. Essendo molto insicura, pensavo che i miei articoli non fossero d’impatto o non piacessero.
Come hai reagito alla notizia della fine della pubblicazione cartacea?
La notizia mi ha molto rammaricato. Si sapeva che le stampe sarebbero diminuite, ma bloccare il progetto che va avanti da sempre è stata una notizia che mi ha lasciato allibita perché non tutti i lettori sono tecnologici,quindi, mi chiedo come possano continuare a seguire le pubblicazioni. Inoltre, poter leggere un giornale su carta ha un valore aggiunto in quanto rappresenta un ricordo da conservare e che può essere condiviso con altre persone. Permette anche momenti d’aggregazione e di scambio culturale.
Ti piacerebbe continuare a contribuire alla versione digitale del giornale?
Sicuramente. Sono molto affezionata alla mia rubrica e spero che possa continuare ad essere letta e portare beneficio ai lettori
Cosa vorresti dire ai lettori che ci hanno seguito nella versione cartacea e che ci seguiranno in digitale?
Vorrei ringraziare tutti i lettori per aver considerato il giornale un punto di riferimento per la loro cultura ed aggiornamento sulle varie tematiche trattate, per aver contribuito alla crescita del giornale e spero che continuino a farlo anche seguendo la versione digitale. Se il giornale ha continuato ad avere questo seguito è sia grazie ai professionisti che prestano il loro servizio nella scrittura sia ai fedeli lettori che hanno seguito le varie tappe ed evoluzioni del giornale, come questa in atto.
Quale messaggio desideri lasciare riguardo al tuo percorso al Corriere d’Italia?
E’ stato un viaggio alla ricerca di quali tematiche fossero più utili ai lettori sia per fatti d’attualità, dando una mano ad una loro interpretazione, sia permettendo una crescita psicologica che coinvolgesse tutta la varietà dei lettori toccando le diverse fasi di vita di una persona. La volontà che mi ha guidato è l’essere vicino ai lettori cercando di aiutarli nel leggere quello che accadeva sia nel mondo sia dentro di loro.
Intervista a Angela Saieva
Da quanto tempo collabori con il Corriere d’Italia e come è iniziata la tua collaborazione?
La mia collaborazione con il Corriere d’Italia è iniziata nel 2002. All’epoca, organizzavo eventi artistici per le comunità italiane in Germania con mio marito, Dino Saieva. Durante uno di questi eventi, l’allora direttore Mauro Montanari, colpito dalla nostra passione e impegno, mi propose di scrivere per il giornale. Nonostante iniziali dubbi, accettai grazie al supporto di mio marito. Da allora, scrivere per il Corriere è stato un percorso formativo e arricchente.
Qual è stato il momento più significativo o memorabile della tua esperienza al Corriere d’Italia?
Essere apprezzata per ciò che sono e avere la libertà di espressione. Tra i momenti più significativi, spicca la mia presenza nel libro Corriere d’Italia, 70 anni di storia, nel sondaggio Paese che vai, Italia che trovi e nella prefazione della “Collana Sinfony” di Luigi Moscato. Inoltre, l’emozione di incontrare icone come Bud Spencer, Terence Hill e altri artisti, con il Corriere d’Italia sempre protagonista.
Come hai reagito alla notizia della fine della pubblicazione cartacea?
È stato un tonfo al cuore. È come avere perso una parte di me. Il giornale cartaceo di per sé ha quell’odore e quel fascino indiscutibile di essere sfogliato e che lascia il segno indelebile nel tempo. Anche se magari la notizia ti arriva più veloce attraverso un formato digitale, a me piace toccare la sua carta e divorarne i contenuti. Non ha eguali. Rilassa, suscita curiosità, t’informa, stimola la divulgazione delle notizie, t’identifica, ti mette al confronto e… se ha la mia stessa mania, se lo conserva pure.
Ti piacerebbe continuare a contribuire alla versione digitale del giornale?
Assolutamente sì. È un onore e un privilegio inestimabile per me, continuare a contribuire per il Corriere d’Italia. Scrivere per il Corriere d’Italia, anche se in formato digitale, è sinonimo di lealtà verso la prima Testata italiana in assoluta nata all’estero e che realmente ha dato voce, priorità e ha saputo raccontare in tutte le sue sfaccettature le difficoltà, il dolore, le sofferenze, il dissapore nell’essere chiamato “Ausländer” all’estero e l’essere definito “straniero” nel rientrare in Italia, le cadute, il rialzarsi, le gioie, le riuscite, i valori, l’integrazione e l’evolvere del nostro connazionale emigrato in Germania, come nessun altro ha saputo descrivere meglio in questi suoi settantatré anni.
Cosa vorresti dire ai lettori che ci hanno seguito nella versione cartacea e che ci seguiranno in digitale?
Di continuare a seguire questa Testata storica e unica in tutte le sue forme, anche nel mondo digitale; allo stesso modo però, di fare una petizione affinché il Corriere d’Italia, in forma cartacea, ritorni a produrre nel rispetto delle comunità italiane emigrate e per le intere generazioni che sono nate e cresciute fuori dall’Italia e sono legate a questa tradizionale Testata cartacea. Resto fermamente del parere che l’internet, come anche i cellulari e tutta la tecnologia digitale che ci gira attorno, sono stati inventati per essere usati in un modo intelligente. Il virtuale doveva essere un’aggiunta alle migliorie e non una schiavizzazione. L’uso scorretto e sproporzionato di esso porta a conseguenze spesso irrimediabili se non proprio disastrosi per l’uomo. Ho visto in questi ultimi anni, specie dopo il Covid-19, che sono nati dalla notte al giorno sedicenti artisti, produttori, manager, organizzatori, promotori, opinionisti, tanto per citarne alcuni e che niente hanno a che fare con una gavetta, studi e laure, soprattutto quelle di vita vissuta sul campo. Ben venga dunque la tecnologia in qualsiasi forma essa sia ma a mio modesto avviso, la chiusura del Corriere d’Italia, anche se solo in forma cartacea, segna una grave perdita per l’emigrato italiano in Germania. Così facendo, si spazza via la parte storica del nostro connazionale italiano che tra il 1861 e il 1985 si è visto costretto ad emigrare in cerca di un tenore di vita migliore, senza farvi più ritorno e il Corriere d’Italia, è stato un appiglio primario e fondamentale per tenere vivo il legame con la sua italianità, la sua cultura, le sue tradizioni e le sue origini pur lontano dal proprio Paese, la sua famiglia e gli affetti più cari. Il Corriere d’Italia è un monumento che la Presidenza del Consiglio dei Ministri del Dipartimento per l’informazione e dell’editoria, invece di permettere di abbattere, avrebbe dovuto preservare e tutelarlo al meglio la sua continuità.
Quale messaggio desideri lasciare riguardo al tuo percorso al Corriere d’Italia?
Non dimenticate l’importanza di chi ha raccontato le vostre storie e vi ha accompagnato nel tempo. Ringrazio il Corriere d’Italia per avermi formato, dato fiducia e insegnato il valore dell’etica e della parola, rendendo il mio percorso indimenticabile.
Intervista a Jürgen Röhling
Da quanto tempo collabori con il Corriere d’Italia e come è iniziata la tua collaborazione?
All’inizio di gennaio 2017 mi sono permesso di sottolineare in una lettera alla redazione la ricchezza linguistica e contenutistica della lingua italiana nei tanti proverbi e modi di dire quotidiani. Ricordo ancora molto chiaramente la reazione del tutto inaspettata della direttrice, Licia Linardi, che, con l’impulso “ho ancora un po’ di spazio nel prossimo numero del Corriere”, mi ha dato l’opportunità di riprendere e portare avanti l’idea di una “rubrica ambivalente” – PROVERBI E MODI DI DIRE. “Ambivalente” nel senso che potrei provare a tradurre proverbi e frasi italiane in tedesco o a trovare equivalenti adatti e, viceversa, a trovare possibilità italiane per le espressioni tedesche. Un compito estremamente attraente e stimolante, che sono stato felice di accettare!
Qual è stato il momento più significativo o memorabile della tua esperienza al Corriere d’Italia?
Particolarmente arricchenti e interessanti per me sono stati gli incontri con altri collaboratori del Corriere, che ho avuto modo di conoscere durante le videoconferenze mensili. Sono stato molto felice di essere stato accolto così gentilmente e senza riserve dalla caporedattrice Licia Linardi e da questo gruppo – una vera “inclusione”!
Come hai reagito alla notizia della fine della pubblicazione cartacea?
Mi dispiace questo sviluppo, perché da lettore conservatore mi esercito a leggere il giornale come un piccolo “rituale”, cioè voglio tenere il giornale tra le mani e sfogliare le pagine -. Naturalmente, sono ben consapevole del fatto che apparentemente non c’è modo di aggirare lo sviluppo digitale del nostro intero ambiente e che il “potere normativo dei fatti” determina in gran parte le nostre vite. Non c’è spazio per piccole preferenze nostalgiche!
Ti piacerebbe continuare a contribuire alla versione digitale del giornale?
Penso che questo passo di sviluppo già drastico mi offra una data adatta per ritirarmi dalla mia precedente collaborazione con discrezione – anche se con malinconia.
Cosa vorresti dire ai lettori che ci hanno seguito nella versione cartacea e che ci seguiranno in digitale?
Sicuramente continuerò a leggere, anche a studiare, il Corriere d’Italia con piacere, interesse e costanza, e non posso che consigliare a tutti i lettori di farlo, visto che la qualità è semplicemente ottima, sia dal punto di vista giornalistico che dei contenuti!
Quale messaggio desideri lasciare riguardo al tuo percorso al Corriere d’Italia?
Considero il Corriere d’Italia un meraviglioso arricchimento della mia vita quotidiana in termini di raccolta di informazioni, lettura, pratica e approfondimento linguistico e l’incontro intensivo con l’italianità anche al di fuori del territorio italiano, il “bel paese”!!
Intervista a Pierluigi Vignola
Da quanto tempo collabori con il Corriere d’Italia e come è iniziata la tua collaborazione?
Collaboro da circa dieci anni, cioè da quando sono arrivato in Germania, ed essendo giornalista pubblicista mi fu chiesto dall’allora delegato nazionale delle MCI di collaborare con il Corriere d’Italia.
Qual è stato il momento più significativo o memorabile della tua esperienza al Corriere d’Italia?
L’intervista riguardo la pubblicazione del mio libro, su tutte le vicende che mi sono successe in Italia prima di decidere di fare l’esperienza delle Missioni.
Come hai reagito alla notizia della fine della pubblicazione cartacea?
Certamente in maniera non proprio positiva: prima perché molti dei nostri affezionati lettori si sono dispiaciuti dopo ben 73 anni, infatti il Corriere d’Italia è stato pubblicato l’anno prima della fondazione della nostra Missione di Amburgo e l’anno dopo quella di Berlino, tra la prima e la seconda costituzione delle Missioni in Germania è nato il Corriere d’Italia, e, soprattutto, coloro che hanno una certa età e non proprio pratici con i computer per loro sarà difficile che d’ora in poi potranno leggere il nostro giornale online; poi perché tanti amici ed istituzioni come il ComItEs in Hannover e il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero nella persona del già presidente ComItEs ed ora Consigliere del CGIE prof. Giuseppe Scigliano hanno espresso il loro grande dispiacere, perché una pubblicazione storica come il Corriere d’Italia non sarà più “in edicola” – per così dire – e quindi viene meno un pezzo della storia delle nostre Missioni nonché della nostra italianità, per chi come lui è stato ed è sempre in prima linea – come il Corriere d’Italia – per i nostri connazionali.
Ti piacerebbe continuare a contribuire alla versione digitale del giornale?
Ovviamente mi impegnerò anche per la versione digitale.
Cosa vorresti dire ai lettori che ci hanno seguito nella versione cartacea e che ci seguiranno in digitale?
Siamo chiamati ad innovarci sempre più, ma soprattutto siamo chiamati a non far venire mai meno la nostra presenza ed il nostro contributo.
Quale messaggio desideri lasciare riguardo al tuo percorso al Corriere d’Italia?
È stata una bellissima esperienza che continuerà mi auguro ancora per tanto tempo, soprattutto l’aver conosciuto tanti colleghi ed aver fatto nuove esperienze e conoscenze grazie agli articoli pubblicati.
Intervista a Alexander Romagna
Da quanto tempo collabori con il Corriere d’Italia e come è iniziata la tua collaborazione?
Collaboro con il Corriere d’Italia dal 2020. La mia collaborazione è iniziata con l’obiettivo di promuovere informazioni nell’ambito della medicina, soprattutto durante il difficile periodo della pandemia di COVID-19.
Qual è stato il momento più significativo o memorabile della tua esperienza al Corriere d’Italia?
Ogni riunione di redazione, soprattutto durante il periodo del lockdown, è stata per me un momento speciale di confronto e crescita. Inoltre, ogni articolo e ogni intervista che ho scritto personalmente rappresentano per me una grande soddisfazione e un ricordo significativo.
Come hai reagito alla notizia della fine della pubblicazione cartacea?
Ho provato tristezza. La versione cartacea è sempre stata una costante, un simbolo di stabilità e tradizione.
Ti piacerebbe continuare a contribuire alla versione digitale del giornale?
Certamente. Credo che la versione online possa anche essa offrire opportunità e nuove prospettive per il futuro.
Cosa vorresti dire ai lettori che ci hanno seguito nella versione cartacea e che ci seguiranno in digitale?
Il Corriere d’Italia è la più grande e storicamente importante testata in lingua italiana in Germania. Invito i lettori a continuare a sostenerlo e a rimanere coinvolti: è un patrimonio che non deve essere abbandonato.
Quale messaggio desideri lasciare riguardo al tuo percorso al Corriere d’Italia?
È un onore far parte di questa straordinaria avventura. Spero che il mio contributo abbia offerto valore e che, insieme, continueremo a costruire un mensile ricco di informazione e condivisione.
Intervista Alessandro Bellardita
Da quanto tempo collabori con il Corriere d’Italia e come è iniziata la tua collaborazione?
Scrissi il mio primo articolo per il Corriere nel lontano 2007, oltre 17 anni fa. La collaborazione iniziò dopo un convegno delle Missioni Cattoliche a Francoforte, al quale partecipai e conobbi l’allora direttore del giornale.
Qual è stato il momento più significativo o memorabile della tua esperienza al Corriere d’Italia?
Ce ne sono stati tantissimi. Grazie al Corriere ho avuto ad esempio modo di presentare, in occasione dei 70 anni di anniversario del giornale, il mio libro “I Vostri diritti in Germania” (un compendio sul diritto tedesco) a Francoforte. Un libro nato per l’appunto dalla collaborazione con questo giornale e dalla mia rubrica legale che curo ormai dal 2007. È stata un’esperienza memorabile.
Come hai reagito alla notizia della fine della pubblicazione cartacea?
Con tristezza. Sono amareggiato. Il cartaceo ha raccontato la Storia degli italiani in Germania. Ricordo il giornale sin da piccolo. Veniva distribuito in chiesa. Sono ricordi indelebili.
Ti piacerebbe continuare a contribuire alla versione digitale del giornale?
Certamente. Mi piacerebbe avere modo di curare una rubrica legale magari senza un limite di articoli e con più flessibilità nei tempi di consegna.
Cosa vorresti dire ai lettori che ci hanno seguito nella versione cartacea e che ci seguiranno in digitale?
Il Corriere è la voce degli italiani in Germania. Leggerlo vuol dire contribuire a far sentire queste voci anche a chi magari non ha modo di dire la sua. Non possiamo mettere a tacere i bisogni e le esigenze degli italiani all’estero, che comunque spesso vengono trattati come cittadini di serie B. Purtroppo.
Quale messaggio desideri lasciare riguardo al tuo percorso al Corriere d’Italia?
Ho sempre contribuito a scrivere articoli che dovevano “servire” alla comunità italiana. Avendo studiato legge in Germania, essendo magistrato qui nel Baden-Württemberg, mi son sentito sempre un po’ al servizio degl’italiani. Spero tanto di poter continuare lungo questo percorso nell’aiutare chi ha bisogno informando e spiegando la legge tedesca.
Intervista a Tony Màzzaro
Da quanto tempo collabori con il Corriere d’Italia e come è iniziata la tua collaborazione?
La mia collaborazione risale alla metà degli anni ‘70
Qual è stato il momento più significativo o memorabile della tua esperienza al Corriere d’Italia?
Occupandomi prevalentemente di sport, ho dedicato molto spazio al calcio locale del Baden-Württemberg e ai Giochi della Gioventù
Come hai reagito alla notizia della fine della pubblicazione cartacea?
Malissimo! Pur consapevole che i costi per la stampa sono aumentati vertiginosamente. Si perderà senza dubbio una gran parte dei lettori, costituiti da connazionali di prima generazione che obiettivamente sono legati al cartaceo e molto poco al digitale
Ti piacerebbe continuare a contribuire alla versione digitale del giornale?
Occupandomi di pubblicazioni in digitale fin dal 2000 come redattore presso la SWR (Südwestrundfunk), non avrei difficoltà a proseguire la collaborazione online con il Corriere d’Italia, ormai parte del mio lungo percorso in Germania.
Cosa vorresti dire ai lettori che ci hanno seguito nella versione cartacea e che ci seguiranno in digitale?
Purtroppo “dio denaro” regna e governa il mondo. Il segno dei tempi chiede ad ognuno di noi di adeguarsi e di non cedere alla tentazione di ritirarsi del tutto dalla lettura. Provate a non perdervi di coraggio e fatevi aiutare ad usare l’online. Sbagliando s’impara!
Quale messaggio desideri lasciare riguardo al tuo percorso al Corriere d’Italia?
Auguro a tutti noi che questa decisione della Conferenza Episcopale tedesca non sia l’anticamera della germanizzazione totale il cui processo ha avuto inizio già negli anni ’90 con la creazione delle Unità Pastorali di altre madrelingua col risultato di aver perso molti fedeli italiani.