La chiamavano Madre Coraggio. Quindici anni fa la sua storia divenne un caso mediatico
Se n’è andata Marinella Colombo, la madre di L. e N. che tanto aveva combattuto per i suoi ragazzi. Dotata di un coraggio e di una tenacia fuori dal comune, con dichiarazioni, proteste e denunce, per anni Marinella aveva alimentato una campagna di informazione verso i mass media con la quale era riuscita ad ottenere l’attenzione delle istituzioni. Il suo dramma aveva commosso e mobilitato le coscienze della gente. Un dramma che oggi, con la sua scomparsa, appare ancor più emblematico dell’incapacità dell’Europa di superare i limiti giurisdizionali degli ordinamenti nazionali in materia di diritto di famiglia.
La storia
Marinella Colombo e T. R. suo futuro marito, si conoscono a metà degli anni novanta. T. è di Monaco e qui i due stabiliscono la propria residenza. Vivono presumibilmente felici per alcuni anni. Dalla loro unione nascono L. e N. Poi qualcosa si incrina. Nel mese di novembre del 2006 si separano. Il tribunale di Monaco stabilisce la residenza dei bambini presso la madre. Il padre può vederli ogni due fine settimana e trascorrere con loro metà delle vacanze. Entrambi i genitori mantengono la potestà genitoriale.
All’inizio del 2008 la ditta in cui lavora Marinella chiude l’ufficio di Monaco e le propone il trasferimento nella sede di Milano. Un’offerta che Marinella vorrebbe accettare. Ne parla con l’ex marito impegnandosi a portargli i bambini una volta al mese. Si rivolge al tribunale per chiedere l’autorizzazione al trasferimento e per poter regolare le visite del padre. Lei e i bambini vengono interrogati dallo Jugendamt.
Primavera 2008
La presenza dello Jugendamt nella vita dei due genitori e dei loro bambini si fa sempre maggiore e alimenta il conflitto tra i due ex-coniugi. Marinella ha difficoltà economiche e accusa T. di non sostenerla adeguatamente. A giugno il tribunale respinge la richiesta di trasferimento. Marinella fa ricorso.
Le visite dello Jugendamt si intensificheranno. Nelle sue interviste Marinella parlerà dei modi e dei metodi dei funzionari dell’ufficio.
I bambini sono spaventati
Marinella promette ai figli che non permetterà più che venga loro fatto del male. Decide di reagire e di difendersi e cerca aiuto. Apprende che il suo caso non è isolato. Decisione drastica e al stesso tempo drammatica, il 14 settembre 2008 è in viaggio con i figli. Destinazione Milano. Qualche giorno dopo li iscrive a scuola.
Ottobre 2008
Marinella viene a sapere di essere ricercata dalla polizia. Il 27 ottobre si costituisce, viene arrestata e portata a San Vittore, dove trascorre una notte, poi rilasciata con l’obbligo di firma settimanale. Apprende che contro di lei è stato spiccato un mandato di arresto europeo, emesso a Monaco già il 24 agosto quando si trovava ancora in Germania e i figli erano in vacanza con il padre. Rischia fino a cinque anni di prigione. “Strano che il due settembre, presentandomi a Monaco all’udienza di ricorso per il negato trasferimento, ricorso anch’esso respinto, non sia stata arrestata” dichiara Marinella. Ma quel giorno aveva già capito, sono sue parole, che si stava costruendo un caso per impedire che i figli lasciassero la Germania, e per toglierle l’affido.
Il 2 dicembre 2008 il Tribunale dei Minori di Milano sulla base della documentazione ricevuta dalla Germania dispone il rimpatrio immediato dei bambini. Marinella denuncia anomalie ed irregolarità nella documentazione prodotta dai giudici tedeschi. Ciò in particolare per quanto riguarda la correttezza delle traduzioni il cui testo, non conforme all’originale, assegna al padre l’affidamento esclusivo dei figli. Marinella, delusa dalla decisione dei giudici italiani, decide di non mandare più a scuola i figli e li nasconde. Il giorno dopo le arrivano in casa i carabinieri. Da quel momento dà inizio alla sua azione di informazione, di denuncia e di protesta. Contatta giornali e televisioni e scrive alle Istituzioni italiane ed europee. Scrive al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al Ministro della Giustizia Angelino Alfano.
Il 26 gennaio 2009 i giudici della Corte d’Appello rendono noto di aver rilevato “condizioni ostative” alla concessione dell’estradizione e che pertanto non accolgono la richiesta delle autorità tedesche. Marinella resta in Italia. Ciò non serve ad evitare che rimanga oggetto non solo di uno, ma di due procedimenti a suo carico, uno in campo penale per il reato di sottrazione di minori, l’altro in campo civile per non aver dato luogo al rientro dei bambini ordinato dai giudici. Nel mese di marzo avanza ricorso in Cassazione contro la decisione del Tribunale dei Minori di Milano. I tempi tecnici dei ricorsi in Cassazione sono lunghi e Marinella non può e non vuole tenere a lungo i figli nascosti. I suoi avvocati contattano quelli dell’ex-marito e tra le parti ha così inizio una mediazione stragiudiziale con lo scopo di arrivare a sottoscrivere un accordo con il quale T. rinuncia al rimpatrio dei figli e Marinella si impegna a far riprendere i contatti tra lui e i bambini.
Aprile 2009
Firmato l’accordo L. e N. riprendono la scuola. 8 maggio: Marinella va a prenderli a scuola, ma non li trova. Su richiesta delle autorità tedesche li hanno presi, con la forza, i carabinieri, per consentirne il rientro in Germania.
Dopo il ritorno in Germania dei figli, Marinella non ha più loro notizie. Non le è permesso sentirli tanto meno andarli a visitare. Nonostante non possa mettere piede sul suolo tedesco, il 22 giugno il Tribunale di Monaco la diffida dall’avvicinarsi a meno di 200 metri dall’abitazione dei bambini o dalla scuola pena una multa di 250.000 euro o sei mesi di prigione.
Il 7 luglio quattro parlamentari italiani inoltrano un’interrogazione scritta al Presidente del Consiglio e ai Ministri degli Esteri e della Giustizia chiedendo quali azioni si intendano intraprendere, in sede comunitaria, al fine di persuadere il governo di Berlino ad aprire un dialogo con i rappresentanti dello Jugendamt. A questa interrogazione ne seguono svariate altre che restano senza risposta.
La vicenda ha ormai assunto una dimensione internazionale e tocca il delicato intreccio dei rapporti tra le diplomazie dei due Paesi. Marinella raccoglie oltre 1.500 firme per una maxi-petizione. L’eco della sua battaglia giunge al Parlamento Europeo di Strasburgo dove il 25 novembre l’on. Cristiana Muscardini presenta un’interrogazione alla Commissione.
Inizio 2010.
Tutte le iniziative fin qui messe in azione, le conferenze stampa, le interviste giornalistiche e televisive, le petizioni e le interrogazioni non bastano a consentire che Marinella possa rivedere i figli. La donna è disperata. Il 19 febbraio 2010 è a Monaco. Vede i figli per strada, li chiama. I tre non si vedono da dieci mesi. Si abbracciano e vanno via insieme. Di loro da quel giorno non si ha più traccia. Qualche giorno dopo Radio 24 diffonde questa dichiarazione:
“Buongiorno a tutti, sono Marinella Colombo. Avrete già ormai tutti sentito che L. e N. sono di nuovo con me. Stiamo bene, siamo contenti. (…) Non ho fatto niente di speciale, ho fatto quello che qualsiasi genitore responsabile nei confronti dei propri figli avrebbe fatto. Adesso spero soltanto che, finalmente, vengano riconosciuti i diritti dei miei figli, anche quello di avere due genitori, e questo potrà succedere solo in Italia”.
Epilogo
Roma, 17 marzo 2010. Al “Palazzaccio” ha luogo l’udienza della Corte di Cassazione sul ricorso contro la decisione del Tribunale dei Minori di Milano del dicembre 2008, quella che aveva disposto il rientro in Germania dei bambini. Il Procuratore Generale riconosce la fondatezza del ricorso e ne chiede l’accoglimento. Va detto però che da dicembre 2008 molte cose sono successe. I drammi umani e personali hanno velocità e tempi diversi da quelli della giustizia.
I bambini, forzatamente rimpatriati prima, sono stati poi ripresi dalla madre, recidiva, e portati in un nascondiglio sicuro, forse in Polonia. Dopo quel gesto Marinella viene colpita da mandato d’arresto europeo. L’arrestano e la condannano a 18 mesi di detenzione domiciliare. I figli riportati nuovamente a Monaco, dal padre. Al compimento della maggiore età L. e N. decidono di andare a vivere a Milano con la madre.
Marinella è morta il 18 settembre 2024 dopo una breve e fulminante malattia. Aveva 61 anni.
Abbiamo conosciuto personalmente questa donna straordinaria e seguito da vicino le vicissitudini della battaglia che ha combattuto per amore dei figli. Se mai in Europa avremo norme di diritto di famiglia condivise tra le nazioni dell’Unione, lo dovremo anche a lei.