Nella foto: Anziani. Foto creata da KI.

Aspettativa di vita in calo. A farne le spese la popolazione anziana immigrata. Un effetto del sistema medico duale?

Negli ultimi anni, la longevità della Germania ha segnato il passo, e si trova oggi a un livello inferiore a quello della media degli altri paesi dell’Europa occidentale. Edith Pichler e Stefano Mazzuco quantificano il ritardo, e ipotizzano che tra le possibili cause ci siano sia il sistema sanitario “duale”, sia un certo impoverimento della popolazione anziana, soprattutto di quella immigrata. Riportiamo l’articolo apparso su www.neodemos.it per gentile concessione della redazione.

Dalla fine della Seconda guerra mondiale i progressi della longevità sono stati continui e sostenuti nei paesi ricchi; non solo è scesa rapidamente la mortalità infantile, giovanile e adulta, ma anche quella in età anziana ha segnato riduzioni che decenni addietro erano considerate impossibili. Si è gradualmente infoltita la schiera di coloro che ritengono aperta la strada per ulteriori, continuativi progressi anche nel ciclo finale della vita umana. Accreditate proiezioni – come quelle periodicamente aggiornate delle Nazioni Unite – ritengono che prima della metà del secolo le popolazioni più longeve (come il Giappone, la Francia, l’Italia e la Spagna) possano avvicinare o superare una speranza di vita di 90 anni per le donne e di 85 per gli uomini. Nemmeno la pandemia di Covid-19 sembra avere attenuato queste rosee aspettative. Eppure non mancano segnali che dovrebbero invitare alla prudenza; il Covid-19 insegna che nuove patologie possono emergere; in alcuni paesi la longevità segna il passo; in altri la coperta della sanità pubblica minaccia di ritrarsi.

Germania: perché perde terreno in Europa?

Una recente pubblicazione ufficiale ha confermato che la Germania è il fanalino di coda dell’Europa occidentale in termini di aspettativa di vita. Il divario rispetto al resto d’Europa è aumentato costantemente negli ultimi due decenni, come si evince dalle Figure 1 e 2.

Nella Figura 1 si vede, inoltre, che se all’inizio degli anni Novanta si poteva imputare il divario tra Germania e altri paesi europei agli effetti dell’unificazione (la Germania Est aveva livelli di longevità molto più bassi rispetto alla Germania Ovest, abbassando così la media generale), questo argomento non vale ai giorni nostri: nonostante il divario tra le due Germanie si sia quasi annullato, la distanza dagli altri paesi è andata aumentando, anziché diminuire. Nel 2000 la Germania aveva una speranza di vita di 0,7 anni inferiore rispetto alla media dei 12 paesi dell’Europa occidentale considerati, nel 2022 il divario è salito a 1,7 anni. “L’inizio degli anni 2000 ha segnato un punto di svolta nelle dinamiche di sviluppo della mortalità in Germania”, ha spiegato Pavel Grigoriev del BiB (Bundesinstitut für Bevölkerungsforschung). Da allora, il divario di mortalità tra la Germania e gli altri Paesi dell’Europa occidentale è “cresciuto in modo relativamente costante”.

Dall’inizio del millennio, il gap rispetto agli altri paesi era di 0,7 anni sia per gli uomini che per le donne; nel 2022, è raddoppiato per le donne (1,4 anni) e cresciuto di due volte e mezzo per gli uomini (1,8 anni). Questo divario rimane confermato anche se consideriamo la speranza di vita a 65 anni), a dimostrazione che il ritardo della Germania rispetto agli altri paesi sia dovuto in buona parte a una maggiore mortalità in età avanzata

Un’alta quota della mortalità è imputabile alle patologie cardiovascolari – patologie che sono state fortemente contenute dai moderni sistemi di cura. Si ritiene che il sistema sanitario tedesco sia moderno e efficiente, e presumibilmente è così, se si pensa all’opera di contenimento dell’epidemia Covid-19. Occorre però considerare il fatto che la Germania è caratterizzata da un sistema sanitario – spesso criticato – della cosiddetta “Zweiklassemedizin”, in realtà un sistema “duale”. Da un lato il sistema che si appoggia alle varie casse mutue pubbliche (GKV) che copre la grande maggioranza della popolazione, dall’altra il sistema assicurativo privato, ritenuto più efficiente, per la maggiore disponibilità e qualità dei servizi.

Solo problemi sanitaria o anche socio-economici?

La disparità di trattamento sanitario si combina con fattori socio-economici che potrebbero amplificare l’effetto negativo sulla longevità. Una parte della crescente popolazione anziana tedesca vive in condizioni economiche precarie anche perché le “pensioni” nella Germania “frugale” sono calcolate al 48% dell’ultimo stipendio.

Secondo alcuni dati dell’Ufficio federale di statistica del 2022, la soglia-povertà per una persona che vive da sola è di 15.000 euro netti all’anno (1.250 euro al mese). Mentre meno del 15% della popolazione totale è a rischio di povertà, il tasso di rischio di povertà per le persone di 65 anni e oltre è molto più alto, attualmente al 20%. Si tratta del 42% di tutti i pensionati del Paese, secondo la risposta del governo a un’interrogazione parlamentare.

Ancora più precaria è la situazione dei pensionati “Gastarbeiter”. Gli ex lavoratori stranieri ricevono in media circa 280 euro in meno di pensione rispetto ai tedeschi: 834 euro contro 1.111 euro al mese, secondo una valutazione dell’assicurazione pensionistica del 2022. Le donne sono particolarmente colpite, e rappresentano quasi i due terzi dei beneficiari di pensione. La loro pensione è inferiore di circa un terzo rispetto a quella delle donne tedesche (661 euro rispetto a 899 euro).

Le ragioni di questo divario attengono alla politica migratoria della Germania e alle caratteristiche del mercato del lavoro e al fatto che gli stranieri, generalmente impiegati nei segmenti bassi della produzione. guadagnano meno dei loro colleghi tedeschi. All’inizio, compensavano i salari più bassi con gli straordinari e i bonus per i lavori pesanti. In seguito, però, durante la crisi petrolifera degli anni ’70, sono stati i primi a perdere il lavoro.

Il risultato? Quando non c’è abbastanza per vivere, molte persone in età pensionabile continuano a lavorare. Secondo l’Ufficio federale di statistica, nel giro di dieci anni il loro numero è raddoppiato, arrivando a circa il 20%. Non a caso è molto alto il numero dei pensionati impegnati a raccogliere i vuoti a perdere per “guadagnare 10 centesimi”. Un nuovo sistema sociale per integrare le pensioni povere?

Infine, in Germania, la maggioranza dei pensionati residenti nelle città vivono in case il cui canone di affitto è fortemente aumentato negli ultimi anni. Infatti le “case popolari”, negli ultimi decenni, sono entrate a far parte del libero mercato, diventando oggetto di speculazioni delle grandi società immobiliari o delle assicurazioni, e generando buoni profitti.

Le ristrettezze economiche costringono molti “poveri” pensionati a risparmiare sul cibo, un fattore negativo per loro salute e la loro aspettativa di vita. I banchi alimentari in Germania registrano un numero crescente di pensionati tra i propri clienti. Andreas Steppuhn, presidente di Tafel Deutschland (una delle più grandi associazioni di volontariato della Germania, membro della European Food Bank) ha dichiarato: “Per molte persone, rivolgersi al banco alimentare è un modo per risparmiare e arrivare a fine mese. La povertà degli anziani esploderà”. I banchi alimentari distribuiscono le donazioni di cibo ai bisognosi in oltre 2.000 punti di distribuzione in tutto il Paese. Un utente su quattro è un pensionato.

Conclusione

Le dinamiche della longevità in Germania ci suggeriscono qualcosa anche per l’Italia. In particolare, un sistema sanitario a “due velocità“ combinato con una crescente disuguaglianza socio-economica, potrebbe essere un pericolo anche per il nostro paese; anzi, è un pericolo attuale, dato il definanziamento della sanità pubblica. Le conseguenze in termini di mortalità potrebbero non tardare a farsi sentire. Ricordiamoci che l’universalità del sistema, e la democratizzazione dell’accesso ai suoi servizi, è forse la causa più potente dell’alta longevità del nostro paese.

www.Neodemos.info Neodemos è un foro indipendente di analisi e osservazione. Fondata e promossa nel 2007 come associazione culturale senza fini di lucro da un gruppo di studiosi con ampia esperienza di ricerca internazionale con l’obiettivo di diffondere e divulgare le analisi sulle tendenze demografiche in Italia, in Europa e nel Mondo, e di discutere le loro implicazioni per le politiche sociali, la coesione sociale, lo sviluppo. Attualmente i soci sono quattordici, tutti appartenenti a Università o Enti di Ricerca, fra cui Edith Pichler, docente (Centre for Citizenship, Social Pluralism and Religious Diversity dell’Università di Potsdam), si occupa di diverse ricerche su emigrazioni, etnicità, minoranze e cultura della memoria in Europa ed è membro del Rat für Migration. Stefano Mazzuco, ordinario di scienze statistiche (Università di Padova).