Ho trascorso esattamente un anno in Corte d’assise, quella che i tedeschi chiamano Schwurgericht, ovvero, nell’ordinamento giuridico tedesco, l’organo giurisdizionale competente a giudicare in primo grado i reati più gravi, come ad esempio omicidi, rapine e sequestri di persona. La Corte d’assise in Germania è composta solitamente da cinque membri: tre giudici togati (uno è il presidente, gli altri i cosiddetti giudici a latere) e due giudici laici (denominati giudici popolari, in tedesco Schöffen). Il mio compito da giudice a latere era quello di preparare le udienze e di scrivere le sentenze. Un ruolo, questo, che esige molto tempo da dedicare alla lettura di numerosi e, non di rado, ampi fascicoli.
Quando, nel settembre 2023, dopo cinque anni trascorsi come docente universitario all’Università di Schwetzingen, affrontai questa nuova sfida, non sapevo a cosa andassi incontro. Sapevo che sarebbe iniziato un periodo di intenso lavoro, ma non avevo un’idea concreta riguardo ai casi che avrei dovuto dibattere in aula. Ebbene, quello che, dopo un anno al Landgericht posso constatare è che, purtroppo, la stragrande maggioranza degli omicidi (o dei tentati omicidi), in realtà, sono femminicidi o, comunque, omicidi con uno sfondo sentimentalmente “tossico” (una parola che in realtà non mi piace, ma che mi tocca utilizzare per rendere meglio l’dea). In una circoscrizione come quella di Karlsruhe, con una folta presenza di polizia dovuta al fatto che questa città è un po’ il perno della Giustizia tedesca (a Karlsruhe risiedono la Corte Costituzionale e la Corte di Cassazione), in realtà non c’è molta criminalità. Buona parte dei reati riguarda crimini contro il patrimonio (truffe, furti ecc.), ma quei pochi casi di omicidi (o tentati omicidi) si sono rivelati quasi tutti ai danni di donne. E questo mi preoccupa.
Già da tempo la tematica che ruota attorno a questo tipo di crimini mi interessa dal punto di vista giuridico e criminologico. In Germania di femminicidi se ne parla poco. La parola tedesca “Femizid” è poco usata, molti dei miei colleghi la evitano o, addirittura, la ignorano. Perché? Ritengono che non sia necessario distinguere tra omicidi e femminicidi. Ebbene, secondo me la distinzione, invece, è d’obbligo. Il codice penale tedesco, in effetti, non conosce il reato di “femminicidio”. Anche se la Germania ha ratificato la Convenzione di Istanbul (che risale al 2011), il legislatore tedesco, almeno finora, non si è sentito in dovere di riformare le norme del codice penale relative agli omicidi. Una riforma che viene discussa soltanto all’interno del mondo giuridico, e, in questa cerchia ristretta, solo da pochi specialisti ed esperti in materia.
Serve una riforma? Assolutamente sì. È ora che il reato di femminicidio entri a far parte del codice penale. Le parole, specialmente quelle normative, hanno un peso. E il peso è dovuto soprattutto dal telos, dalla ratio, dall’idea che – come un retroscena perenne – le accompagnano. Finora l’omicidio ai danni di una donna viene considerato come un semplice epilogo di una “storia andata male”, di una “tragedia familiare” oppure di un “atto di folle gelosia”. Anche i media ci mettono del suo, in Germania come anche in Italia. In uno dei casi che abbiamo avuto, nel quale una donna si è salvata dal suo aguzzino solo grazie al pronto intervento di due giovani che si sono ritrovati casualmente sulla scena del delitto, il giornale locale ha titolato: “Una tragedia evitata”.
Ebbene: un reato di femminicidio nel codice penale permetterebbe, finalmente, di valutare questa tipologia di crimine con un’altra lente: le donne sono vittime in quanto donne. I carnefici le scelgono, le distruggono dapprima psicologicamente, le maltrattano, spesso per un lungo periodo di tempo, per poi passare all’atto finale, all’ultimo colpo da sferrare. E poi? Tutti increduli a chiedersi come sia potuto succedere tutto questo? Ed ecco la tipica e pronta risposta quando risposte non ne abbiamo: è, per l’appunto, una “tragedia” che si è consumata.
No. Mi oppongo a questa logica di una fatalità, come se il copione fosse già scritto, come se fosse inevitabile arrivare all’omicidio. Abbiamo, anche in Germania, un grosso problema legato alla violenza di genere. Soltanto nel 2023 sono stati registrati 155 casi di donne morte ammazzate, quasi tutte da uomini, in qualche modo, legate a loro. I reati di questo tipo, dunque, sono all’ordine del giorno e bisogna prendere in mano la penna legislativa, cambiare le regole del gioco e mettere un punto esclamativo alla fine di una norma che finalmente andrebbe a tutelare gli interessi delle centinaia di vittime ogni anno.