Ma cosa può rendere il fegato grasso ?
Prima di rispondere a questa domanda e´importante chiarire il significato di alcune parole chiave che vi aiuteranno cari lettori, ad avere un idea piu chiara su quello che leggerete nei prossimi paragrafi di questo articolo. Le parole chiave sono „Trigliceridi“, e „Metabolismo“. I Trigliceridi sono un tipo di grasso (lipide) presente nel sangue. L’organismo converte in trigliceridi qualunque caloria ingerita con il cibo eccedente il fabbisogno immediato, per immagazzinarli poi nelle cellule adipose. All’interno del nostro organismo i trigliceridi rappresentano i principali componenti del tessuto adiposo (circa l’87% dell’adipe è costituito da grasso vero). In seguito gli ormoni fanno rilasciare i trigliceridi per fornire energia tra pasti.
Oltre a rappresentare un’importantissima riserva energetica (1 kg di grasso fornisce circa 8700 kcal) i trigliceridi fungono anche da isolanti termici creando una barriera naturale contro le basse temperature. Quando mangiamo, i grassi contenuti negli alimenti vengono aggrediti dall’azione combinata della bile e dellelipasi pancreatiche che ne promuovono l’assorbimento intestinale.
La quota di trigliceridi presente nel sangue (trigliceridemia) è normalmente compresa tra valori di 50 e 150/200 mg/dl. Valori superiori a questo intervallo aumentano considerevolmente il rischio di malattie cardiovascolari come angina, infarto ed aterosclerosi. Se si assumono regolarmente calorie in eccesso, soprattutto calorie “facili” come i carboidrati e i grassi, è possibile avere i trigliceridi alti e soffrire di ipertrigliceridemia.
Il Metabolismo è il complesso delle reazioni chimiche e fisiche che avvengono in un organismo o in una sua parte. I lipidi (grassi)che sono introdotti con gli alimenti hanno una composizione variabile e sappiamo che oltre ai trigliceridi possiamo trovare steroidi, fosfolipidi, vitamine liposolubili, etc I lipidi iniziano ad essere digeriti nella bocca ad opera di lipasi linguali, poi la loro digestione prosegue nello stomaco sottoposti a lipasi gastrica ed infine si completa nell’intestino ad opera delle lipasi pancreatiche. La formazione di steatosi è legata al ruolo che il fegato ha nel metabolismo dei grassi ed in particolare dei trigliceridi ( si verifica quando la cellula epatica accumula trigliceridi in conseguenza di una aumentata captazione di acidi grassi come accade in corso di diabete o in presenza di obesità) ma, in una percentuale variabile dal 8 al 20%, può evolvere verso processi infiammatori e/o necrotici (“steatoepatite non alcolica” o NASH da “nonalcoholic steatohepatitis”) con eventuale fibrosi progressiva (nel 10-50% dei casi) del fegato. Le due situazioni vanno pertanto distinte, in quanto la steatosi “non infiammatoria” è reversibile e cioe´il fegato ritorna nelle condizioni originarie con la correzione dei fattori che l’hanno indotta; la steatoepatite per definizione, è complicata da uno stato infiammatorio e fibrotico, simile, come quadro clinico ed anatomo-patologico, a quello dell’epatopatia alcolica e può progredire verso la cirrosi (in circa il 10% dei pazienti in dieci anni)
Sintomi
La steatosi epatica non si presenta con dei sintomi specifici , non è associata a disturbi particolari, a voltepuo´dare un vago senso di dolore, “fastidio” o pesantezza al di sotto dell’arcata costale dx o all’emi-addome alto di destra; pertanto, molto frequentemente, il riscontro è casuale, in seguito ad esami del sangue eseguiti di routine o per altri motivi. La steatosi epatica si caratterizza, infatti, per un modesto rialzo delle transaminasi (GOT e GPT), espressione biochimica del danno epatico, spesso associato ad un aumento concomitante delle gammaGT. Il fegato può mostrarsi ingrandito alla palpazione; l’ecografia, esame semplice ed immediato, mostra un fegato “brillante”, facilitando così una rapida diagnosi. Nel caso di steatosi epatica , tali dati, associati ai fattori predisponenti sopra descritti, sono già sufficienti per la diagnosi e per il conseguente approccio terapeutico (per esempio, in caso di steatosi secondaria a sovrappeso od obesità, il calo ponderale graduale favorirà la risoluzione della steatosi e la normalizzazione dei livelli di transaminasi). Nel sospetto che ci sia anche un’infiammazione e/o fibrosi (“steatoepatite non alcolica”), in assenza di altre cause di malattia epatica che la possano giustificare (es. un’epatite cronica da virus C oppure un abuso alcolico, magari sottovalutato), per i motivi sopra citati di rischio di progressione, si renderà necessaria la biopsia epatica. Questa servirà sia per la conferma diagnostica che per la valutazione prognostica (grado di infiammazione e di fibrosi) della malattia epatica.
Cause
Le cause della steatosi epatica possonoessere riconducibili ad una poco corretta alimentazione, magari troppo ricca di calorie, che non permette al fegato di metabolizzare i grassi in maniera corretta. Fattori di rischio che predispongono alla sua formazione sono l’obesità, il diabete e l’ipertrigliceridemia.
Anche l’abuso di alcool può spingere il fegato ad accumulare grasso in eccesso. Altri motivi sono rappresentati dalla perdita di peso rapida dovuta a diete estreme e dalla malnutrizione. Possono influire anche lo stress o disturbi metabolici ereditari, che non consentono lo smaltimento dei grassi. Altre cause possono essere rappresentate da malattie virali, come l’epatite C, e dall’abuso di farmaci, come i corticosteroidi, la tetraciclina e l’aspirina.
Quali accorgimenti dietetici o stile di vita bisogna adottare per prevenire ?
Per cercare di bloccare o rallentare il decorso della malattia, è importante intervenire sullo stile di vita. E’ essenziale praticare almeno 30 minuti di esercizio fisico ogni giorno e seguire una dieta equilibrata, anche per ridurre il peso corporeo, in caso di obesità. Sarebbe opportuno eliminare i carboidrati raffinati, che sono contenuti soprattutto in alimenti come cereali, pasta, riso e dolci. Inoltre sarebbe fondamentale aumentare l’apporto di fibre, sostituendo gli acidi grassi saturi con quelli insaturi, come, ad esempio, olio di pesce, olio d’oliva, oli vegetali, noci e semi.
Ecco uno schema dietetico tipo per non rischiare
Colazione: una fetta di pane integrale con 2 cucchiai di burro di arachidi, mezza tazza di frutti di bosco.
Spuntino: mezza tazza di pere, qualche mandorla.
Pranzo: 150 grammi di salmone alla griglia, 50 grammi di fagioli di soia, un frutto a scelta.
Merenda: 30 grammi di formaggio magro.
Cena: 150 grammi di pollo alla griglia condito con un cucchiaino di olio d’oliva, 200 grammi di verdure cotte.
Cibi da evitare e rimedi secondo Natura
In caso si soffra del disturbo, alcuni cibi sono da evitare. Oltre ad eliminare i dolci e i carboidrati e quindi gli zuccheri, bisogna limitare di molto il consumo di grassi saturi, perché il fegato fa fatica a metabolizzarli. Se si persiste nel consumo di grassi, si va incontro più facilmente all’aumento di peso, peggiorando la propria condizione di salute. Bisogna evitare anche le fritture, i prodotti da forno e non eccedere con i latticini.
Evitare anche la carne rossa, quella di maiale e quella di agnello. Occorre rinunciare anche agli alimenti ad alto indice glicemico, che determinano l’incremento degli zuccheri nel sangue: sono da evitare patate, banane, pasta, riso, pane bianco, mais e cioccolato. Non è permesso neanche bere alcool, che determina l’accumulo di grasso nel fegato. Molto utili, specialmente quando il problema è lieve, anche i rimedi naturali contro il fegato grasso. Vengono usati il carciofo, il tarassaco e il cardo mariano.
Il carciofo è ricco di cinarina, che favorisce la digestione e aiuta a smaltire i grassi, attraverso la stimolazione delle funzioni epatiche. Viene utilizzato sotto forma di infusi preparati con le foglie secche e tritate, per ridurre la percentuale di colesterolo nel sangue.
Il tarassaco non tutti forse lo conosceranno. Il suo nome originale e´Taraxacum officinale; è conosciuto anche come dente di leone, soffione o cicoria selvatica. Si tratta di una pianta erbacea con radice fittonante che produce un fiore dal caratteristico colore giallo acceso. La presenza del tarassaco è molto comune nelle campagne, nei prati e nei campi incolti. Si possono trovare dei fiori di tarassaco anche ai bordi delle strade e dei marciapiedi ma la raccolta per uso alimentare o come rimedio naturale deve avvenire sempre in luoghi lontani dal traffico e dall’inquinamento. Del tarassaco si utilizzano sia la radice che il fiore. Il Tarassaco è ricco di principi attivi, come l’acido taraxinico e l’acido linoleico, in grado di avere molti effetti sull’apparato digerente. Si dimostra soprattutto diuretico e disintossicante. Il cardo mariano è una pianta erbacea che cresce spontanea in tutta la macchia mediterranea, ossia la vegetazione caratteristica di tutte quelle terre che si affacciano sul Mar Mediterraneo (qui forse si avra difficolta a reperirla); ha un effetto stimolante, protegge il fegato, stimola la produzione di nuove cellule epatiche e protegge dai radicali liberi, essendo ricco di antiossidanti. Si può assumere sotto forma di infusi da bere lontano dai pasti.
Approcci terapeutici
Non ci sono terapie specifiche per il fegato grasso. I farmaci che si stanno studiando sono integratori antiossidanti, medicinali insulino-sensibilizzanti e citoprotettori. Il trattamento della steatosi epatica si basa su una corretta alimentazione e sulla pratica di una regolare attività fisica aerobica, anche per favorire gradualmente il calo di peso.
Consigli pratici:
Ecco come si può tenere sotto controllo il “fegato grasso”:
1. evitare gli alcolici e i grassi animali (burro e grasso della carne);
2. ridurre l’apporto calorico nella dieta, fino a eliminare l’eventuale sovrappeso;
3. prevenire qualsiasi rischio di virus-epatite : vaccinazione contro l’epatite B ed evitare contagio da conviventi malati o portatori-sani dell’epatite-C, anche eliminando l’uso promiscuo di rasoi e altri oggetti di toilette;
4. attenzione ai farmaci, dei quali non si può mai prevedere la tolleranza in questi soggetti: meglio limitarsi ai farmaci abituali, di cui si conosca l’innocuità nel caso specifico, e in dose minima efficace soprattutto per gli antibiotici e perfino per alcuni fitofarmaci;
5. fare esercizio fisico ogni giorno (esempio 3-7 km a passo veloce);
6. curare le malattie metaboliche associate, specie il diabete e l’aumento dei trigliceridi.
Generalmente i medici tendono ad evitare la terapia farmacologica, a meno che non ci sia un’infiammazione in corso. Un ruolo fondamentale è svolto dal consumo di cibi disintossicanti, come frutta e verdura, olio extravergine d’oliva e pesce.