A Francoforte nasce con Faber Sanna una coverband all’insegna di Faber
È già tardi. Sono le 23 e lo aspetto all’interno del Lindner Hotel di Francoforte, in un piccolo locale ben arredato appartenente all’albergo, dove si intrattengono ormai pochissime persone. Bevo ancora qualche sorso di birra, do un’occhiata al cellulare e proprio nel momento in cui voglio ripassare la scaletta con le domande dell’intervista, arriva – come sempre sorridente e con la solita aria tranquilla e pacata – Fabrizio Sanna. Si siede, si scusa per il leggero ritardo e si toglie la giacca di pelle. Non passa un minuto che ci raggiunge il cameriere. “Cosa posso offrirti?”, gli chiede. Anche Fabrizio prende una birra. Poi, ancora leggermente in affanno, mi racconta che ha appena chiuso la sua pizzeria (la “Pizzeria Olbia” che si trova sulla Glauburgstraße, quartiere Nordend) ed è, dunque, letteralmente dovuto scappare per raggiungermi, stanchissimo ma con tanta voglia di raccontarsi.
E così ci ritroviamo qui, in un martedì di un’estate piovosa, in tarda serata, a parlare di Fabrizio De Andrè, un cantautore che ha segnato le nostre vite: Fabrizio Sanna (in arte “Faber Sanna”) lo ha “incontrato” da bambino. Erano gli inizi anni 80, il padre ascoltava le canzoni di Faber in macchina, esattamente fu una cassetta per mangianastri che conteneva tra l’altro il brano “Rimini”. Il piccolo Fabrizio lo canticchiava fino a farlo diventare una delle tante colonne sonore della sua vita. Il mio primo incontro con Faber, invece, lo devo al mio insegnante di italiano alle superiori: in un capitolo dell’antologia con il titolo “Sono solo canzonette?” leggemmo “La guerra di Piero”. Mi colpirono le parole e, soprattutto, la nuda crudeltà della guerra raccontata in un frammento di vita di un personaggio spentosi per aver esitato troppo prima di sparare al nemico.
Con il tempo Faber per Fabrizio Sanna diventa una specie di “mito”, un mito che guarda caso aveva scelto di vivere proprio nella sua Sardegna. Un cugino di Fabrizio, Matteo Sanna, lo ha persino conosciuto e lo descriveva come una persona aperta, gentile e sempre disponibile con i sardi che vivevano vicino al suo terreno all’Agnata. Fabrizio Sanna è legatissimo alla sua Sardegna, nonostante sia nato a Francoforte. Forse il suo attaccamento a questa splendida isola è dovuto al fatto che ha trascorso la prima parte della sua vita, fino alla maturità, proprio ad Olbia, mentre i genitori a Francoforte gestivano la pizzeria, che apparteneva inizialmente ad uno zio di Fabrizio. In Germania, da giovane adolescente, Fabrizio trascorreva soltanto le estati, un po’ per lavorare in pizzeria e un po’ per conoscere la vita (anche notturna) di una metropoli dalle luci sempre accese e in continuo movimento, una vita decisamente diversa da quella che si faceva ad Olbia. “Cos’è la libertà per te?”, gli chiedo. “La libertà consiste nel potersi esprimere senza limiti, ad esempio attraverso la scrittura o con la musica”. Insisto: “forse potremmo dire: libertà è arte?”. Annuisce. “Ti senti, dunque, in un certo senso anarchico?”, cerco di spiazzarlo, di provocarlo. Ma non c’è nulla da fare, Fabrizio è uno che rimugina, riflette e poi risponde: “in un certo senso sì, anche se comunque sono consapevole del fatto che in una società abbiamo bisogno di regole, altrimenti non funziona niente”. E a proposito di regole ci raggiunge il cameriere, che ci invita a spostarci nella hall dell’albergo. “Fra un quarto d’ora chiudiamo!”, ci avverte con un sorriso che non lascia spazi ad eccezioni.
Il progetto di Fabrizio è ambizioso: presentare le canzoni di De André ad un pubblico italiano e tedesco in Germania. La sua voce, intonata e con un basso inconfondibile, simile a quella del cantautore genovese, glielo permette. E, infatti, arrivano già i primi successi: quest’anno Fabrizio Sanna è riuscito a fare già tantissimi concerti, molti dei quali sono riuscito ad accompagnare presentando il mio libro “Fabrizio De André – die Essenz der Freiheit” (2020, edizione AltreMenti), la prima biografia in tedesco proprio su Faber. Iniziando a Karlsbad, nei pressi di Pforzheim, Faber Sanna ha presentato le canzoni di De André più volte a Francoforte (tra l’altro presso la Deutsch-Italienische Vereinigung), poi Colonia, Monaco di Baviera, Remscheid, Würzburg, Karlsruhe e altre tappe. Il nostro incontro è stato frutto della contingenza: lui cercava materiale informativo su Faber in tedesco e si è imbattuto nel mio libro. Riesce a contattarmi tramite Instagram e io stentavo a crederci: un ragazzo italiano che suona De André in Germania? Inizia tutto da lì, da una telefonata nel dicembre del 2021.
Ma come mai proprio De André? “Ho riscoperto De André nel 2019, quando decisi di iniziare un nuovo progetto musicale”. Mi confida che, in realtà, ha sempre suonato musica rock, per poi passare anche al punk; la sua prima band in Italia non aveva nulla a che vedere con la musica di cantautore, era una coverband dei Nirvana. In Germania, agli inizi degli anni 2000, Fabrizio si dedica per un periodo anche alla musica elettronica e incide qualche disco con tracce trance e italodisco. Erano gli anni in cui Fabrizio studiava germanistica a Francoforte, ma allo stesso tempo iniziava a lavorare in pizzeria, inizialmente per guadagnare qualcosa accanto agli studi, poi sempre più definitivamente. “Devo dire che capii ben presto che la pizzeria mi avrebbe dato lo spazio necessario per dedicarmi di più alla musica e ovviamente anche i mezzi finanziari per potermi permettere di acquistare la strumentazione per produrla“.
Torniamo al nostro Faber. “Se potessi scegliere un personaggio delle canzoni di Faber, chi vorresti essere?”. Riflette giusto un attimo: “il suonatore Jones!”. E in effetti negli occhi di Fabrizio si cela un po’ quella malinconia che esprime il suonatore Jones con la sua musica. Sarà un puro caso, ma il primo chitarrista ad accompagnare Fabrizio in questo progetto si chiama proprio Jonas (che suona a primo impatto quasi Jones!), un ragazzo tedesco di 36 anni, capelli lunghi chiari, una sorte di personaggio del “Signore degli Anelli”, potrebbe essere un parente di Legolas. “Conobbi Jonas (in arte “Jonas guitar”) quando ricominciai a prendere lezioni di chitarra, fu lui il mio insegnante, era nel 2019”. Poi aggiunge: “a causa del Covid e di altre evenienze, ci eravamo un po’ persi di vista, per poi ritrovarci definitivamente nel 2022”. Ma la band è composta da tre musicisti: “Adesso siamo in tre, dallo scorso anno si è aggiunto Fritz (in arte “Fritz’e Cat”), uno straordinario contrabbassista, che con la sua classe e vivacità è riuscito a dare più che un’impronta decisiva al progetto”.
Ritorniamo al nostro Faber. “Cosa condividi con De André?”. Fabrizio si fa serio, sembra rispolverare un vecchio ricordo, poi risponde: “Di De André molti raccontano che aveva una tremenda paura di esibirsi dal vivo”. Poi aggiunge: “anche per me il primo incontro con il pubblico è stato tremendo”. Lo rincuoro: “dai, è andata benissimo!”. Fabrizio si riferisce al primo concerto, a Karlsbad, davanti a 90 persone: avrebbe dovuto esibirsi con un chitarrista, che purtroppo, poche ore prima del concerto ha dovuto disdire (causa Covid). Lui mi chiama, vuole rinunciare a venire, ma io non potevo cancellare la serata a poche ore dall’inizio. Così Fabrizio mette in moto la sua Volvo e mi raggiunge: fu una serata fantastica. Dopo ogni brano esibito in maniera impeccabile, raccontavo al pubblico (in tedesco) aneddoti riguardanti la vita di Fabrizio De André, parlavo della sua filosofia e della sua importanza nella storia della musica italiana. In tutto il concerto durò quasi due ore. Da quel giorno Fabrizio Sanna non ha più smesso di cantare De André, da “La guerra di Piero”, per passare a “Tre madri”, “Preghiera in gennaio”, fino ad arrivare a “Dolcenera”, il repertorio di Faber Sanna attraversa ormai l’intera discografia di De André.
E il progetto continua: il 23 settembre Faber Sanna si esibirà a partire dalle 19 con Jonas e Fritz’e Cat proprio a Francoforte, presso lo Josefsaal, Berger Str. 135 (ingresso gratuito). Seguiranno poi le date del 7 ottobre a Karlsruhe (Volkshochschule, ore 18) e del 31 ottobre a Lubecca.