Convegno su nuova mobilità italiana e mondo del lavoro in Germania, organizzato ACLI Baden-Württemberg e Betriebsseelsorge della diocesi Rottenburg-Stuttgart – Presso Istituto italiano di cultura, 17 giugno
Pino Tabbì (presidente Acli Germania), Luciana Mella (giornalista), Alessandro Bellardita (giudice e scrittore) e Matthias Schneider (responsabile della pastorale del lavoro Diocesi Rottenburg-Stuttgart), hanno affrontato da diverse angolazioni il tema della dignità del lavoro e la sua correlazione con lo sfruttamento e la nuova migrazione italiana in Germania. Il convegno ha preso le mosse dai princìpi sanciti sia dalla Costituzione italiana all’articolo 36: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”, sia dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO): “ogni persona ha il diritto di lavorare in condizioni che garantiscano il rispetto dei propri diritti fondamentali, dignità e benessere”.
La situazione in Italia
Il rispetto dei diritti: retribuzione equa, sicurezza, salute e dignità sul posto di lavoro, uguaglianza di opportunità, libertà sindacale e dialogo sociale devono essere capisaldi imprescindibili per tutti i lavoratori. Pino Tabbì, in modo particolare, ha posto il focus sulla situazione italiana. L’Italia è l’unico Paese UE che, in trent’anni, ha visto abbassarsi il salario medio e dove oltre un quarto dei lavoratori tra i 30 e 40 anni, specie donne e giovani (peggio se stranieri), hanno redditi bassi o sono a rischio di povertà. Quasi un quarto dei lavoratori italiani riceve una retribuzione che non supera i 12 mila euro lordi all’anno, meno di mille euro al mese. L’aumento della povertà fra i lavoratori e le loro famiglie è da ricondursi a vari fattori: non solo alla crisi economica e pandemica, alla precarietà dell’occupazione, al lavoro in nero o grigio, alla mancanza di rinnovi contrattuali, alla stipulazione di contratti pirata, agli infiniti falsi tirocini a 400-500 euro al mese. Sappiamo addirittura di salari sotto i 5 euro l’ora, di 10-12 ore di lavoro sette giorni su sette, di alloggi indecenti e vitto misero. Per sfuggire a queste situazioni molti scelgono la via dell’emigrazione.
Attenzione alle facili offerte di lavoro in Germania
La Germania continua a essere una delle mete preferite degli italiani e delle italiane, perché sperano di trovarvi condizioni lavorative non precarie e più dignitose. La relazione di Luciana Mella evidenzia che non sempre però chi si trasferisce qui riesce a trovare lavori stabili, regolari ed equamente remunerati. L’impellente necessità di un’entrata mensile e la non conoscenza della lingua tedesca inducono le persone ad affidarsi ai canali più rapidi per la ricerca del lavoro: internet e i social. Basta infatti inserire in un qualsiasi motore di ricerca le parole “cerco lavoro in Germania”, che in pochi secondi compaiono centinaia di annunci e di offerte. Altro canale molto battuto è Facebook con i suoi numerosi gruppi di italiani in Germania che spesso fungono da bacheche per la ricerca o l’offerta di impiego. Cosa promettono gli annunci? Un’occupazione sicura, regolare, ben pagata. I posti offerti sono in genere nell’ambito della gastronomia italiana: cuoco, aiuto cuoco, cameriere, addetti nei bar e gelaterie; ma ci sono offerte anche nel campo dell’edilizia. La molla che fa scattare l’attenzione e l’interesse è quella che non serve nessuna conoscenza della lingua tedesca e, soprattutto, l’offerta di vitto e alloggio inclusi. Basta un breve scambio di informazioni via WhatsApp e molti si mettono in viaggio convinti di aver trovato una sistemazione sicura. Quando ci si presenta sul posto di lavoro la realtà è spesso molto diversa da quella descritta negli annunci. Dalle moltissime testimonianze raccolte in questi anni da Luciana Mella per Radio Colonia (oggi Cosmo Italiano, WDR), i connazionali, in molti casi, non ricevono nessun contratto di lavoro e nemmeno un documento scritto con indicate le mansioni, l’orario di lavoro, i giorni di ferie, le ore di straordinario previste. Tutto si basa su un accordo generico preso a voce. A molti non è nemmeno chiaro quanto andranno a percepire realmente a fine mese, se la cifra promessa è al netto o al lordo e soprattutto quanto verrà scalato per vitto e alloggio. L’alloggio consiste spesso in una stanza d’appartamento dove già vivono altre persone, in condizioni fatiscenti e piuttosto precarie, anche dal punto di vista igienico. E così già al primo mese di lavoro arrivano le sorprese: c’è chi si trova “costretto” a fare straordinari e a lavorare fino a 12 ore al giorno, ben oltre le mansioni accordate inizialmente, con la scusa che risulta ancora in prova. Risultato: pochi soldi in tasca e ore di straordinario mai retribuite. Chi protesta o chiede chiarimenti rischia il licenziamento, o presunto tale, visto che non è mai avvenuta una vera assunzione in regola. Ma come tutelarsi e cosa fare nei casi di sfruttamento o di non osservanza delle regole contrattuali? Come far valere i propri diritti?
Come tutelarsi
A queste domande ha provato a rispondere il giudice Alessandro Bellardita. Uno dei casi più diffusi, ad esempio in gastronomia, è la mancanza di un contratto per iscritto. Se da una parte è vero che si può anche lavorare senza un contratto cartaceo, perché basta l’accordo verbale, dall’altra la legge tedesca prevede che, al più tardi entro un mese dall’inizio del rapporto lavorativo, il lavoratore abbia diritto di avere un contratto nero su bianco. E il consiglio è quello di pretenderlo sempre! Sempre in gastronomia assistiamo poi al trucco dell’ingaggio non a tempo pieno, ma con un contratto Minijob, ufficialmente per poche ore mensili. Le ore regolarmente dichiarate e versate sono quelle indicate nel Minijob e il resto viene pagato in nero. È una prassi molto pericolosa, avverte Bellardita, a volte usata dai lavoratori stessi per accedere agli aiuti sociali tedeschi (come il Bürgergeld), ma che non deve essere accettata: in caso di controlli, anche il lavoratore è perseguibile penalmente. Nel caso di contrasti con il datore di lavoro, in mancanza di un sindacato di categoria o del consiglio di fabbrica, ci si può rivolgere al tribunale del lavoro di competenza, dove esiste uno sportello specifico, denominato Rechtsantragstelle, a cui sottoporre il problema e ricevere risposte corrette. Se c’è poi da avviare un’azione presso il tribunale del lavoro e non si hanno mezzi finanziari per una consulenza da un avvocato, si può anche richiedere il Beratungsschein. Alessandro Bellardita mette poi in guardia dalle offerte di lavoro con “vitto e alloggio”: è importante fare la distinzione tra il contratto di lavoro e il contratto di affitto. Sono di regola due contratti separati, ignorati normalmente però nel settore della gastronomia. È infatti importante sapere che il licenziamento dal posto di lavoro non comporta lo sfratto immediato dall’abitazione. Il lavoratore che si trova davanti alla porta dell’abitazione e non può entrare perché il datore di lavoro ha cambiato la serratura, deve subito rivolgersi alla polizia e al tribunale, perché è un suo diritto rientrare nell’abitazione. Altro punto su cui è stata posta l’attenzione è quello degli incidenti sul lavoro. In caso d’incidente sul lavoro è obbligatorio dichiararlo come tale e non cedere agli eventuali suggerimenti del datore di lavoro che mira a negare l’accaduto e a farlo passare come un incidente domestico per evitare possibili problemi con la Berufsgenossenschaft. Una falsa dichiarazione ha anche conseguenze nel riconoscimento dei diritti che si possono far valere nei confronti dell’assicurazione per gli infortuni. Conviene e si deve dunque dichiarare sin da subito che si è trattato di un incidente sul lavoro. Se la cassa malattia verifica e accerta che è stato un incidente sul lavoro si può richiedere il rimborso delle cure mediche elargite.
Casi di sfruttamento sul lavoro, non solo in gastronomia
In Germania, un paese con un solido quadro normativo per la protezione dei lavoratori, l’incidenza dello sfruttamento sul lavoro è generalmente inferiore rispetto ad altri paesi. Tuttavia, ci sono diversi settori, oltre alla gastronomia, in cui possono verificarsi casi di sfruttamento o violazioni dei diritti dei lavoratori. Questi settori sono stati evidenziati da Matthias Schneider, diacono e responsabile della pastorale del lavoro della diocesi di Rottenburg-Stuttgart, il quale ha illustrato come concretamente gli operatori della pastorale del lavoro operino sul campo nel contrasto allo sfruttamento.
Partendo dalla considerazione che la quasi totalità dei lavoratori e delle lavoratrici provenienti dall’Europa dell’Est non conoscono il tedesco e non conoscono i loro diritti, sono di fatto un esercito di persone fortemente dipendenti e senza tutele. Vengono da condizioni di estrema povertà e legate al bisogno disperato di un lavoro e di un’abitazione. A questo scopo, la Betriebsseelsorge svolge attività di sensibilizzazione sul territorio (contatti e colloqui con i lavoratori e con i datori di lavoro), distribuzione di informazioni sul diritto del lavoro nella lingua dei Paesi d’origine, consulenza in materia di diritto del lavoro e assistenza presso il tribunale del lavoro. I settori in Germania in cui si rileva una maggiore tendenza allo sfruttamento sono: agricoltura e industria alimentare, della lavorazione della carne (sotto i riflettori a causa di segnalazioni di condizioni di lavoro precarie, salari bassi, ambienti di lavoro insalubri e abusi nei contratti di lavoro). Seguono la logistica e i trasporti: il boom del settore del commercio elettronico ha portato a un aumento dell’occupazione nell’industria della consegna pacchi e dei corrieri. I conducenti di camion e i lavoratori nel settore dei trasporti sono sottoposti a lunghe giornate di lavoro, sotto pressione per rispettare gli stretti tempi di consegna, con contratti di lavoro stipulati in base alla legislazione dei loro paesi di provenienza (Europa dell’Est), che si traducono in minori tutele e bassi salari. Vi è poi il settore infermieristico e assistenziale. Nonostante le leggi e la regolamentazione di questo settore, si registrano casi di sfruttamento del personale soprattutto nell’assistenza domiciliare agli anziani o a persone con disabilità. È uno sfruttamento che colpisce in particolare le donne, provenienti per la maggior parte dai paesi dell’Europa dell’Est. Attratte dalla promessa di un regolare lavoro, finiscono poi nella rete di organizzazioni criminali. Infine vi è l’industria dell’edilizia, dove si riscontrano spesso gravi problemi di sfruttamento per la pratica, specialmente nei grandi cantieri (si veda Stuttgart 21), dei sub-sub appalti con ditte che impiegano manodopera migrante vulnerabile costretta ad accettare contratti di lavoro non regolari, con bassi salari e spesso senza una corretta assicurazione sanitaria. È importante notare che in Germania esistono meccanismi di controllo e protezione dei diritti dei lavoratori, come l’ispettorato del lavoro, i sindacati e le organizzazioni che difendono i diritti dei lavoratori (si veda box sotto). È necessario tuttavia continuare a vigilare e a diffondere una corretta informazione per garantire che i diritti dei lavoratori siano rispettati in tutti i settori e per prevenire lo sfruttamento sul lavoro.
Lista istituzioni
- https://www.eu-gleichbehandlungsstelle.de/eugs-it/assistenza/vivere-e-lavorare-in-germania/ricerca-di-lavoro
- https://www.dgb.de/
- https://www.faire-mobilitaet.de/
- https://betriebsseelsorge.de/ della diocesi Rottenburg/Stuttgart
- https://betriebsseelsorge.de/bundesweit
- https://www.arbeitsagentur.de/ anche in inglese e in linguaggio semplificato
- https://welcome.stuttgart.de/
- https://www.bmas.de/DE/Service/Kontakt/Buergertelefon/buergertelefon.html Bürgertelefon
- https://www.lamiavitainvaligia.org/
- https://www.vivistoccarda.eu/
- https://www1.wdr.de/radio/cosmo/programm/sendungen/radio-colonia/dossier-e-speciali/vivere-in-germania-100.html
- Alessandro Bellardita „I vostri diritti in Germania “ (tredition Verlag)