Il lungo cammino verso il “Monumento alla libertà e all’unità” di Berlino
Se ne discute da anni, anzi da decenni. Addirittura dagli anni Novanta del secolo scorso, subito dopo la caduta del Muro e la successiva riunificazione delle due Germanie. Dopo discussioni infinite e scadenze non rispettate, finalmente nel 2023 sarà inaugurato a Berlino il nuovo “Monumento alla libertà e all’unità” (Freiheits- und Einheitsdenkmal), sempre che qualche scandalo o episodio di inefficienza non costringa al rinvio. La struttura, lunga 50 metri e larga 18, sarà posizionata di fronte all’Humboldt Forum, l’edificio moderno che replica la reggia degli Hohenzollern, in un luogo, dunque, molto centrale della metropoli tedesca, a pochi metri da Alexanderplatz.
Nelle intenzioni di Sebastian Letz, lo scultore che firma l’opera, il nuovo memoriale va inteso come «una scultura sociale, un invito alla partecipazione e un’immagine della democrazia, della partecipazione, che prenderà vita quando la gente si raccoglierà, comunicherà e si muoverà insieme». Il tutto dedicato a coloro che ebbero il coraggio di opporsi al regime della DDR fino a provocare la caduta del Muro berlinese, evento che ha assunto la valenza di mito fondativo dello Stato tedesco,
Dal punto di vista architettonico il memoriale, che propriamente porta il nome di Bürger in Bewegung (“cittadini in movimento”) avrà la forma un enorme guscio mobile, sul quale saranno iscritte le parole slogan di chi stava lottando in quel formidabile 1989 per la propria libertà: “Wir sind das Volk. Wir sind ein Volk” (“Noi siamo il popolo. Noi siamo un popolo”). Il design del monumento, appaltato allo studio Milla & partner di Stoccarda, prevede che i visitatori abbiano un ruolo attivo. Sarà infatti possibile far muovere il guscio solo se le persone comunicheranno organizzandosi per porsi alle sue estremità. L’obiettivo è quello di mostrare concretamente come l’agire comune possa portare a risultati tangibili, così come successe nel 1989. Per la precisione bisognerà che almeno 30 persone si posizionino su un’estremità per far muovere il monumento facendolo oscillare.
La vicenda del memoriale, come di tanti altri edifici della moderna Berlino, è stata tormentata da varie vicissitudini e l’inaugurazione è stata più volte rinviata. L’iniziativa nacque alla fine degli anni Novanta per opera di un piccolo gruppo di politici, urbanisti e giornalisti, che scrissero una lettera alle autorità del momento (il cancelliere era ancora Helmut Kohl) per chiedere che si erigesse, in un luogo centrale di Berlino, un memoriale dedicato ai coraggiosi cittadini della DDR che si ribellarono al regime di Honecker. Fu anche avviata una raccolta di firme che raggiunse decine di migliaia di adesioni coinvolgendo anche nomi di personaggi famosi della scena culturale e mediatica.
Nell’aprile 2000, una mozione apartitica presentata da deputati della ex Germania Est portò per la prima volta la richiesta al Bundestag, ma la Commissione Cultura la respinse. Solo nel 2007 il Bundestag approvò il progetto stabilendo anche la collocazione nelle adiacenze della ex reggia degli Hohenzollern, una scelta che si impose rispetto ad altre proposte (Pariser Platz, Leipziger Platz, Alexanderplatz, Platz der Republik, Platz des 18. März, Lustgarten). Come di prassi fu indetto un concorso pubblico internazionale: degli oltre 500 progetti pervenuti ne furono selezionati venti, ma la procedura fu lunga e tortuosa, con anche veementi polemiche pubbliche che travolsero i componenti della giuria. Alla fine si decise di ripartire da zero e nel 2009 fu avviato un secondo concorso con una nuova procedura che avrebbe garantito una tempistica più rapida. Il 3 ottobre 2010, il Ministro della Cultura Bernd Neumann presentò i risultati con tre progetti vincitori a pari merito (Stephan Balkenhol, Andreas Meck e Milla & Partner), e solo nel 2011 si è arrivati alla decisione definitiva a favore del progetto firmato dall’architetto Sebastian Lenz, partener dello studio Milla & Partner.
Dopo un’ennesima lunga pausa di anni e il costante riaccendersi di polemiche sulla utilità e sulla dispendiosità del progetto, finalmente nel 2018 è stato stanziato il budget di 17 milioni di euro e sono potuti partire i lavori che si prevede saranno completati in tempo per la prossima ricorrenza della Riunificazione tedesca (3 ottobre 2023). Come si diceva il nuovo memoriale, subito ribattezzato ironicamente dai berlinesi Einheitswippe (“Altalena dell’Unità”), si segnala per le sue dimensioni colossali: il grande guscio calpestabile avrà una superficie di 700 metri quadrati e sarà illuminato di notte nella parte più bassa. Per farlo oscillare si calcola che serva una massa di almeno 3,5 tonnellate, corrispondente a circa trenta persone.
Vedremo se veramente nel corso dell’anno si scriverà la parola “fine” su questo lunga vicenda e se Berlino potrà avere, accanto a tanti monumenti che rievocano le pagine più tristi della storia tedesca, anche un memoriale legato a un evento positivo. Tra le critiche mosse al progetto c’è quella che si riferisce all’impiego dello slogan storico “Wir sind das Volk” che oggigiorno è utilizzato da movimenti nazionalistici quali Pegida, col rischio di veicolare messaggi ambigui. Altri contestano il fatto che il monumento celebra solo i cittadini della ex Germania Orientale e non l’intera popolazione tedesca, e molti hanno parlato di un inutile “parco giochi della democrazia” che inganna coloro che hanno vissuto la tragedia storica della divisione e della riunificazione.