È stato condannato a quattro anni di carcere negli Stati Uniti l’italiano Massimo Romagnoli, ex deputato di Forza Italia, arrestato in Montenegro a dicembre del 2014 insieme a due cittadini romeni per avere provato a vendere armi per un valore di 15 milioni di dollari a informatori della Dea sotto copertura che fingevano di essere ribelli delle Farc (le Forze armate rivoluzionarie della Colombia).
Romagnoli, 45 anni, rischiava fino all’ergastolo ma il giudice distrettuale Ronnie Abrams di Manhattan gli ha riconosciuto il merito di avere collaborato con le autorità e di avere testimoniato contro uno dei due arrestati nell’ambito dello stesso caso, Virgil Flaviu Georgescu, accusato di traffico internazionale di armi già condannato a maggio. «Non è facile mettersi a rischio e collaborare contro altri», ha detto il giudice. Il terzo imputato nel caso, oltre a Romagnoli e Georgescu, era Cristian Vintila, ex direttore dell’agenzia della Romania responsabile dell’acquisto di armi per il suo esercito.
Secondo quanto spiegano i procuratori, Georgescu fu presentato a un informatore della Dea americana che si fingeva un ribelle delle Farc colombiane, gruppo designato dagli Usa come organizzazione terroristica straniera. All’informatore fu detto che Georgescu era un intermediario per la vendita di armi con buoni contatti, allora l’agente disse allo stesso Georgescu che le Farc cercavano armi per abbattere elicotteri americani e proteggere le loro operazioni di traffico di cocaina. Sempre secondo la procura, Georgescu acconsentì a partecipare all’accordo da 15 milioni di dollari e reclutò Vintila e Romagnoli per agevolare l’operazione.
Romagnoli aveva un passato negli affari e nella politica: eletto alla Camera nel 2006 era poi stato nominato da Silvio Berlusconi come alto funzionario di Forza Italia in Sicilia. Intervenendo oggi in tribunale, Romagnoli ha detto di essere stato «ingenuo» e che non aveva considerato le conseguenze del coinvolgimento nell’accordo sulle armi né che danni questa transazione poteva causare. «Sono dispiaciuto e mi scuso con questa Corte per le mie azioni», ha detto.