Cos’è il doudou?
Con “doudou” (in italiano si pronuncia “dudù”), parola francese che letteralmente significa “coperta”, ci si riferisce a un oggetto che il bambino usa per sentire la vicinanza della mamma o del papà. Di solito, si tratta di un pupazzo di peluche di una stoffa morbida impregnata dell’odore di mamma e papà, ma potrebbe essere qualsiasi altro oggetto con cui il bambino sviluppa un legame speciale e che gli ricordi il calore dei suoi affetti.
Il tipico esempio del doudou è la copertina che Linus van Pelt, uno dei personaggi dei fumetti Peanuts, porta sempre con sé. Non si tratta di un giocattolo o di un pezzo di stoffa qualunque. Il doudou è un oggetto importante per il piccolo, che gli dà conforto e lo fa sentire al sicuro, soprattutto durante le ore di sonno. Attraverso il suo impiego, il bambino sperimenta un contatto con la realtà esterna anche quando i genitori non sono presenti fisicamente. Percependo comunque la loro presenza tramite l’odore del doudou, il piccolo si sentirà protetto.
A cosa serve il doudou? É veramente utile?
Il principale scopo di questo oggetto è quello di aiutare il neonato a superare il trauma della separazione dall’utero della mamma. Il distacco dopo nove mesi di convivenza nello stesso corpo causa un certo disagio, che spesso si manifesta con il pianto. Chiaramente, soprattutto durante i primi mesi di vita, il piccolo ha un attaccamento viscerale alla mamma. Il doudou è uno strumento di consolazione, che rassicura e tranquillizza il bambino, facendolo sentire vicino ai genitori, soprattutto alla mamma. È molto utile nei momenti il cui il piccolo ha un particolare bisogno di protezione, come prima di addormentarsi. L’addormentamento è spesso critico nella vita quotidiana di un neonato, perché è il momento in cui la figura di riferimento si allontana.
Spesso il piccolo piange, come se rifiutasse l’idea di dormire da solo. Annusare il doudou gli permette di affrontare questa separazione più facilmente e lo aiuta ad accettarla.
Altri casi in cui il doudou si rivela un grande alleato sono i momenti in cui il piccolo ha dei dolori o delle coliche, quando si sente triste e quando si trova da solo per qualche istante, per esempio se la mamma si allontana per andare in bagno.
È stato dimostrato che la percezione olfattiva ha un ruolo fondamentale nelle prime fasi di vita del neonato, considerando anche che il senso della vista non è ancora del tutto sviluppato e il riconoscimento materno avviene soprattutto tramite l’udito (la voce della mamma) e l’olfatto (l’odore della pelle della mamma). Potremmo dire che il neonato non è capace di distinguere chiaramente la mamma dall’odore della mamma. Per questo avvertirne la vicinanza olfattiva è un conforto così grande per il bimbo.
Il doudou è un vero e proprio punto di riferimento. Con il suo potere rassicurante, è un elemento di grande aiuto nella gestione del disagio e dell’ansia da separazione dai genitori. Quando il bambino è un po’ più grande, il doudou si trasforma nel suo primo vero amichetto, qualcuno di fidato con cui giocare, con cui affrontare le proprie paure e a cui esprimere i propri sentimenti. A volte viene utilizzato anche per sfogare emozioni forti come la rabbia.
Essendo anche un oggetto di gioco, servirà al bambino per esprimere la sua creatività e fare emergere la sua personalità. Il doudou è davvero utile e rappresenta un elemento importante nella crescita del bambino.
Tuttavia, non è sempre necessario. Infatti, molti bambini non hanno bisogno di un oggetto fisico per non agitarsi nell’attesa del ritorno della mamma. Piuttosto, sviluppano questa “fiducia che la mamma tornerà” in altri modi. Alcuni bimbi, di solito non proprio neonati ma un po’ più grandi, identificano delle dinamiche come “situazioni che terminano con il ritorno della mamma”, e dato che le hanno vissute molte volte, le vivono con serenità e con una certa ritualità, per esempio “ogni volta che mi siedo qui, la mamma tornerà, quindi mi siedo e aspetto”.
Come si usa? Ecco dei metodi
1- Il doudou dovrebbe stare a contatto con la mamma o il papà in modo da catturarne l’odore. Quindi, il primo passo è far sì che si impregni il proprio odore nella stoffa.
2- tenerlo per qualche notte sotto il cuscino e dormire con il doudou per diversi giorni
3- lasciarlo a contatto con la pelle, sotto la maglietta o il pigiama
4- avvolgerlo in qualche maglietta già indossata durante il giorno
È consigliabile avere un doudou già un mese prima della nascita del bambino, in modo che possa catturare al massimo l’odore.
Una volta “attivatolo” con l’odore, il doudou va messo nella culla del bambino prima della nanna.
Bisogna ricordarsi di metterlo nella borsa prima di uscire, per portarlo insieme a voi se andate a fare una passeggiata e anche se andate in vacanza. È importante che il bimbo abbia con sé il suo doudou nei momenti che possono generare stress, come visite dal pediatra e primi giorni all’asilo o a scuola.
Secondo i pediatri, il doudou non andrebbe assimilato ad altri oggetti ludici e il suo ruolo dovrebbe rimanere distinto e relazionato solo a specifici momenti, in particolare quando i genitori si allontanano. Il bambino dovrebbe associare il doudou con l’assenza fisica dei genitori e con la loro “presenza” olfattiva. Per questo, è sconsigliato lasciarlo insieme al bambino durante i pasti o altre attività che avvengono in presenza di uno dei due genitori.
Il doudou andrebbe lavato quando necessario senza utilizzare detersivi con forte profumazioni, in modo che non perda l’odore, ma in modo da evitare la formazione di batteri o allergeni che potrebbero essere dannosi per la salute del bambino.
È una buona idea tenere in casa più di un doudou, da usare a rotazione quando il doudou principale viene lavato o nel caso in cui non lo si trovi. Inoltre, intorno ai 4 mesi, il bambino potrebbe iniziare a preferirne uno in particolare e scegliere così il suo doudou principale.
Un ultimo consiglio nell’uso del doudou è quello di dargli un nome o di spingere il piccolo a farlo, in modo che si trasformi in un amico ancor più reale.
Come scegliere il doudou ideale?
Nella scelta del doudou l’elemento più importante da tenere in considerazione è il materiale con cui è realizzato. È importante che sia fatto con materiali naturali, di ottima qualità, certificati, sicuri e delicati sulla pelle dei bambini. Fibre naturali come la lana e il cotone sono i tessuti migliori.
Le dimensioni non dovrebbero essere né troppo grandi, perché il doudou occuperebbe troppo spazio nella culla, né troppo piccole, perché si potrebbe perdere facilmente. Inoltre, non deve contenere piccole parti che potrebbero essere ingerite.
Si consiglia di scegliere un doudou con colori tenui e non troppo vistosi e senza meccanismi sonori, che potrebbero spaventare il bambino.
In commercio se ne trovano di moltissimi tipi, soprattutto a forma di animaletti. Con un po’ di creatività, si può anche realizzare un doudou fai-da-te.
Il concetto di oggetto transizionale in psicologia
Il doudou viene considerato un “oggetto transizionale”, cioè qualcosa che media il rapporto tra il bambino e l’ambiente, aiutando il bambino a superare il distacco dalla mamma.
Nel 1953, lo psicoanalista Donald Winnicott introdusse per la prima volta l’espressione „oggetto transizionale“, per descrivere quelle coperte, stoffe e peluche verso i quali i più piccoli sviluppano un forte attaccamento.
Secondo la teoria di Winnicott, l’attaccamento all’oggetto transizionale rappresenta una fase fondamentale dello sviluppo dell’identità che porta a percepire un senso di sé. Egli parte dall’idea che il bambino, quando viene messo al mondo, non è consapevole dei confini tra la realtà interna e quella esterna, tra il sé e il non-sé. L’oggetto transizionale svolge un ruolo di realtà intermedia, un’area neutra che mantiene separate ma allo stesso tempo correlate queste due realtà. Winnicott lo descrive così: “L’oggetto transizionale non è mai sotto il controllo onnipotente come l’oggetto interno, né fuori controllo come la madre reale.”
Gradualmente, il bambino capisce che il suo doudou non è più un’estensione di mamma e papà ma è un oggetto differente. Inizia anche a percepire che lui e la mamma sono due entità differenti e che quindi lui è un individuo a sé stante. I successivi teorici della psicologia infantile hanno attribuito all’oggetto transizionale diversi ruoli in molti altri processi interni della fase di crescita, come la nascita della memoria, la capacità di relazioni oggettuali e lo sviluppo dell’empatia.
Fino a quando usarlo?
Il doudou di solito viene utilizzato dai primi mesi di vita del neonato fino al momento dell’inserimento all’asilo o a scuola, ma non c’è una regola ben precisa.
Secondo gli esperti, è un buon momento togliere il doudou intorno ai 6 anni o nel periodo della scuola elementare, ma questo deve essere fatto gradualmente e in base alle necessità del piccolo, senza che si crei alcun trauma per il distacco.
Ogni bimbo ha delle esigenze diverse che vanno rispettate. Non bisognerebbe mai forzare la separazione dal suo doudou. Piuttosto, è consigliabile attendere che il bambino, con i suoi tempi, non ne senta più la necessità. Nella maggior parte dei casi il piccolo si staccherà naturalmente dal suo doudou e, se le sue tempistiche sono lunghe, andrà bene comunque. È comune che ragazzi adolescenti tengano ancora il loro pupazzo sul letto, nonostante non svolga più il ruolo di doudou.
Se il bambino mostra un attaccamento morboso alla mamma e usa il doudou come strumento di compensazione, più che di conforto e di compagnia, allora potrebbe essere utile cercare di capire cosa sta accadendo e se esiste un certo malessere psicologico. In questo caso, è una buona idea parlare con un esperto per esplorare le ragioni profonde del suo comportamento.
É importante usare il doudou in modo equilibrato e non permettere che diventi un ostacolo per lo sviluppo del bambino.
Se il bambino diventa dipendente dal doudou e non può separarsene in situazioni in cui sarebbe opportuno farlo, potrebbe essere necessario intervenire per aiutarlo a sviluppare maggiore autonomia.
Il ruolo dei genitori è quello di aiutare il bambino a trovare il giusto equilibrio tra l’utilizzo del doudou e l’acquisizione di maggiore autonomia, garantendo al contempo il suo benessere fisico e psicologico.