EUROPA – Timmermans alla ricerca del tempo perduto
Martedì 14 marzo 2023 corre il rischio di diventare una data storica per segnare il distacco fra la popolazione civile europea e le istituzioni dell’EU che pretendono di rappresentarla, ed in base a tale pretesa imporre dei provvedimenti contrari alla volontà della maggioranza dei cittadini. Un bel referendum abrogativo risolverebbe la questione, ma purtroppo non è previsto nella giurisdizione europea. Cerchiamo di essere più precisi: il Parlamento Europeo di Bruxelles ha approvato con 343 sì, 216 no e 78 astenuti il mandato negoziale su una proposta di legge per aumentare il tasso di ristrutturazioni e ridurre il consumo energetico e le emissioni nel settore edilizio. Questo non significa che la direttiva sia di per sé definitivamente approvata, ma che essa debba venire negoziata con i governi degli stati membri prima di divenire operativa.
Il tutto per realizzare una normativa sulla prestazione energetica nell’edilizia denominata „Pronti per il 55%“ che è stata approvata nel 2021, quando tutta l’opinione pubblica era distratta dal COVID. Secondo i notiziari del Parlamento Europeo, l’obiettivo della proposta di revisione sulla prestazione energetica, sarebbe una riduzione sostanziale delle emissioni di gas a effetto serra e del consumo energetico del settore entro il 2030, cioè fra appena 7 anni, al fine di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Altri obiettivi della proposta di legge sono l’obbligo di ristrutturare quanti più edifici inefficienti sotto il profilo energetico e la condivisione delle informazioni sul rendimento energetico dei medesimi.
Ed ecco il diktat di Bruxelles
-A partire dal 2028 tutti i nuovi edifici che verranno costruiti dovranno essere a emissione zero; però per gli edifici pubblici la scadenza è anticipata al 2026, cioè fra tre anni 3. Critica; ve l’immaginate con quello che dura la sola progettazione e costruzione d’un edificio pubblico, non solo in Italia, quali saranno le conseguenze?
-Entro il 2028 ogni nuovo edificio dovrà essere dotato di tecnologie solari, entro il 2032 ogni edificio in fase di ristrutturazione. Entro il 2030 tutti gli edifici residenziali dovranno arrivare alla classe di prestazione energetica E ed entro il 2033 la classe di prestazione energetica D. Chi non ce la farà resterà escluso dal mercato immobiliare, non potrà più né vendere né affittare l’immobile di sua proprietà. Critica: ve l’immaginate quanta povera gente non ha soldi per quei lavori, e con l’acqua alla gola dovrà farseli prestare dalle banche o dagli usurai, e quanti affaristi saranno pronti ad offrir loro „aiuto?“… Ma tutto questo non è minimamente previsto dalle direttive europee. Chissà perché… Oltretutto queste classi D, E, ecc. Sono definite senza tenere alcun conto che certe località in Europa sono sottoposte ad oscillazioni termiche nel corso dell’anno molto maggiori che altre.
Una casa nel bassopiano nordeuropeo subisce sbalzi di temperatura molto maggiori di una casa nell’arcipelago greco.
-Infatti è prevista una specie di patentino ecologico europeo per ogni edificio senza il quale non sarà possibile né venderlo né affittarlo. I vecchi contratti di affitto resteranno in vigore, ma se l’inquilino trasloca dopo il 2030, allora l’edificio non in regola non potrà più prenderne altri. Critica: ve l’immaginate i vecchi inquilini avranno un arma in mano per ricattare il proprietario: se loro se ne vanno, l’appartamento resterà vuoto.
Molti considerano tutto questo un regolamento ricattatorio e una espropriazione strisciante. I partiti del centrodestra italiano hanno votato contro a Bruxelles e mettono in risalto che PD e 5Stelle invece hanno votato a favore. Però bisogna riconoscere pure che se PD e 5Stelle avessero votato contro, il risultato non sarebbe cambiato granché, data la differenza di oltre 100 punti. Sarebbe stato necessario uno spostamento della maggioranza ben più massiccio, realizzabile solo alle prossime elezioni europee del 2024.
Un deputato dei Verdi, l’irlandese Ciarán Cuffe ha esaltato questo bel risultato mettendo in risalto i suoi aspetti economici positivi: „L’impennata dei prezzi dell’energia ha riportato l’attenzione sull’efficienza energetica e sulle misure di risparmio energetico. Migliorare le prestazioni degli edifici europei abbasserà le bollette e la nostra dipendenza dalle importazioni di energia. Vogliamo che la direttiva riduca la povertà energetica e le emissioni e garantisca migliori ambienti interni per la salute delle persone. Si tratta di una strategia di crescita per l’Europa, che creerà centinaia di migliaia di posti di lavoro locali e di buona qualità nell’edilizia, nelle ristrutturazioni e nelle energie rinnovabili, migliorando il benessere di milioni di persone“. Strano però che un’esperto di economia come il suddetto parta dal presupposto, dato per scontato, che tutti i proprietari di case dispongano degli ingenti fondi necessari per soddisfare a breve scadenza i criteri di Bruxelles, che poi sarebbero ammortizzati a lunghissima scadenza dal risparmio sulle bollette.
Il commissario europeo alla protezione del clima, nonché vicepresidente della Commissione Europea, l’olandese Frans Timmermans è da considerarsi una delle sciagure della politica continentale. In Italia abbiamo già avuto larga ed infelicissima esperienza di politici irresponsabili per incompetenza, ma il caso Timmermans è un esempio paradigmatico di carriera politica basata sulle relazioni influenti. Nato a Maastricht da una famiglia di diplomatici, all’università di Nimega egli scelse di studiare (Fisica? Ingegneria? Biologia? Scienze ambientali? Economia?)… no, letteratura. Non si sa bene perché la von der Leyen abbia scelto proprio un totale incompetente come lui per quel compito di così fondamentale importanza; ma non è il primo incidente di questo tipo: vi ricordate di quando la stessa commissione europea decise di cancellare le feste natalizie?
Comunque bisogna riconoscere che Timmermans sa fare dei bei discorsi, letterariamente eleganti ma assai vuoti di contenuti: come quando auspica e proclama di voler vedere (il che vuol dire: imporre) gli impianti fotovoltaici su ogni tetto d’Europa. E senza perder tempo! Benché ciò s’insegni alle scuole elementari, si può capire che un esperto di „Madame Bovary“ e „Anna Karenina“ possa ignorare che il corso apparente del sole, in tutto l’emisfero settentrionale, è a sud, e che quindi è sui tetti esposti a sud che vanno sistemati gli impianti fotovoltaici. Capito, Frans? Solo i tetti che hanno l’esposizione giusta sono idonei a tal scopo, e che essi sono solo una frazione di quelli non solo in tutta Europa, ma su tutto l’emisfero settentrionale. Montare, secondo la tua poetica volontà, impianti foltovoltaici anche sui tetti rivolti a nord, non produce nemmeno un elettrone virtuale per effetto fotoelettrico, e costano un investimento (obbligatorio) a vuoto al proprietario. Molta gente poi, si lascia convincere che sia possibile ricaricare le batterie scariche delle auto elettriche nel corso della nottata. Ma se tutta l’energia elettrica, come vagheggiato da Timmermans, provenisse dalla luce solare, all’inizio della notte entrambi scomparirebbero contemporaneamente. E fino alla prossima aurora, quando la corrente ricomincia a scorrere nei fili, le auto elettriche sarebbero ancora scariche.
Ma si sa, secondo le direttive dell’EU gli stili di vita devono riconciliarsi con i ritmi di Madre Natura, anche costringendo i cittadini, contro la loro volontà, ad andare a letto con le galline. Ecco, all’atto pratico, cosa significa la transizione ecologica. Nel suo discorso tenuto il 17 marzo per l’inaugurazione dell’anno dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, in Piemonte, Timmermans si è guardato bene dall’entrare nel merito nei problemi irrisolti dell’approvvigionamento energetico, si è limitato ad esaltare i suoi ideali di riconciliazione con la Natura. Tanto lo sapeva bene, di non correre rischi: tra i suoi auditori c’erano solo aspiranti cuochi, mancavano gli studenti di fisica, chimica o ingegneria che potessero smascherare i suoi umanistici vaneggiamenti. Sempre più gente comincia a pensare che i problemi reali e concreti dell’ambiente siano stati un po’ troppo ideologizzati.