Già Umberto Eco, ne Il nome della rosa, rese il libro uno dei protagonisti silenziosi del misterioso convento. La forza narrativa del libro non si ferma nelle parole scritte, ma ne trascende, creando universi paralleli e misteriosi. Nella serie americana The LIbrarian, i protagonisti risolvono misteri affidandosi all’expertise dei libri che prendono vita.
Gianluca Morozzi, nel suo romanzo, racconta di questi microcosmi, presentando diversi autori e lettori e tessendo una tela che, grazie ai libri, alla fine si rivela ad hoc. Gli abbiamo chiesto di più.
Quale è per te il fascino di una libreria e dei libri?
In un celebre e recente film della Marvel veniva pronunciata la frase “Il Multiverso è un concetto di cui conosciamo spaventosamente poco”. Ogni libro è un universo in cui avventurarsi, per scoprire durante l’esplorazione se sia interessante o meno. Una libreria è un Multiverso. Ogni viaggio tra quegli scaffali è come un’odissea interdimensionale, almeno per la nostra mente.
In quale dei personaggi hai nascosto un po’ più di te stesso?
Saturno Scerbanenco e la sua odissea di scrittore che passa tutti gli anni Novanta cercando inutilmente di pubblicare è il più vicino alla mia esperienza personale. Ho trascorso quel decennio a bombardare le riviste letterarie e i concorsi per esordienti con i miei racconti derivativi e giovanili, sbattendo contro un muro. Un po’ come lui. La bella editor dalla quale Saturno è ossessionato è un po’ un simbolo della dea chiamata Pubblicazione, irraggiungibile ma molto desiderata, in quegli anni.
I personaggi sono tutti sui generis e particolari: nomi, storia, capacità. Perché proprio questi personaggi?
Samantha Samsara nasce da quelle note biografiche tipo “vive tra Berlino e Barcellona”, che mi fanno sempre pensare “cioè a Bologna”. Lei è così. Saturno rappresenta il classico incubo dello scrittore di fronte alla pagina bianca, un incubo molto letterario e poco reale, visto che non ho mai conosciuto nessuno scrittore di una certa esperienza incapace di riempire la pagina bianca in qualche modo. Però è sempre bello come espediente. I librai nascono dall’incrocio di cinque o sei librai e libraie che ho incontrato in giro per l’Italia. I due lettori con poteri quasi sovrannaturali invece derivano dall’esasperazione di alcuni tratti maniacali dei frequentatori di librerie.
I capitoli sono ritratti di scene di vita quotidiana. Diversi i riferimenti ad innovazioni, usi e oggetti contemporanei… sembra che il lettore quasi spii le vite dei personaggi?
La voce narrante del romanzo è un misterioso personaggio che tutto sa delle vite altrui. O almeno, delle vite di chi anima questa storia. Quindi, sì, sembra un po’ una spia superinformata: è l’equivalente dell’Amico informato dei fatti di Jack Frusciante è uscito dal gruppo. La storia si svolge nel 2022, quindi ci sono tutti gli oggetti e i social del 2022, dagli smartphone a Instagram. Non ho quel tipo di snobismo che impone di rifiutare la modernità e di far scrivere i personaggi a penna come se fossimo nell’800, non mi crea problemi la contemporaneità. Anche se mi fa abbastanza schifo scrivere “smartphone”, ma chiamarlo “telefono” o “cellulare” non rende bene l’idea dell’oggetto in sé.
Qual è il fil rouge che raccoglie tutti?
I libri. Di questi sei personaggi ce ne sono due che li vendono, due che li scrivono, due che li leggono. Ruotano tutti intorno ai libri, così come l’affascinante editor che indirizza la vita di Saturno Scerbanenco, come l’astuto editore che cerca di indirizzare la carriera di Samantha Samsara.
Se potessi cambiare il finale del racconto, come lo cambieresti?
Visto che si sono formate alcune coppie, alcune effettive, alcune saltuarie, alcune platonico-lavorative, rimescolerei le coppie stesse. Modificherei le combinazioni di personaggi. Chissà cosa salterebbe fuori.