Motivazione: cos’è e caratteristiche
Il termine motivazione deriva dal latino movēre (“muovere”) e motus (“movimento”) e si riferisce a ciò che muove ognuno di noi verso determinate scelte ed azioni. È un motore psicologico che ci spinge a sostenere dei comportamenti diretti a un obiettivo desiderato. Nella vita quotidiana, si usa la parola “motivazione” per indicare il motivo che ci porta a fare qualcosa.
La definizione più semplice di motivazione, data da Baumeister, è semplicemente “il volere qualcosa”.
Il processo motivazionale è un fenomeno psicologico composto da 3 elementi:
• Motivazione
• Azione
• Obiettivo
Ciò che ci induce ad agire è una mancanza di equilibrio o una situazione di mancanza di qualcosa, la quale genera una tensione per il raggiungimento di un bisogno. È così che l’obiettivo diventa la meta da raggiungere per far cessare la tensione, ristabilire l’equilibrio perduto e ottenere soddisfazione. Questo avviene tramite il comportamento strumentale (l’azione) che mettiamo in atto.
Il processo motivazionale quindi, avvia, guida e mantiene comportamenti mirati che scaturiscono da una carenza iniziale. Questa carenza o mancanza può essere connotata da una componente emotiva più o meno intensa.
Infatti, motivazione ed emozioni sono strettamente correlate in senso bidirezionale. Più la motivazione è forte, più si arricchisce di elementi emotivi ed affettivi. Inoltre, se attribuiamo una grande importanza emotiva a una certa motivazione, allora la affronteremo con più grinta e determinazione. Tuttavia, se le emozioni sono troppo intense possono bloccare l’azione e il raggiungimento dell’obiettivo.
Ogni comportamento è indotto da cause, che possono essere consce o inconsce, ed è orientato a un fine. Tali cause possono essere categorizzate su tre livelli:
1. Comportamento riflesso: il riflesso è una risposta semplice, automatica e non appresa, che ha l’obiettivo di mantenere l’omeostasi, l’equilibrio dell’organismo.
2. Istinto: è una sequenza comportamentale più o meno complessa, spontanea e modificabile in misura limitata, che ha il fine di mantenere l’omeostasi ma include anche componenti emotive.
3. Comportamento motivato: è il comportamento umano scaturito dalla motivazione, è intenzionale e pianificato e viene regolato dalla corteccia celebrale. È caratterizzato da mobilitazione delle risorse energetiche fisiche e psichiche, reiterazione degli sforzi (la persistenza che ci spinge a raggiungere l’obiettivo) e variabilità dei tentativi. Per trovare le energie sufficienti è necessario avere un buon livello di autostima che ci permetta di proiettare noi stessi verso un esito positivo e questo implica il coinvolgimento di forze biologiche, emotive, sociali e cognitive per attivare il comportamento.
Tipi di motivazione in psicologia
In psicologia possiamo classificare la motivazione in estrinseca e intrinseca.
Le motivazioni estrinseche nascono al di fuori dell’individuo, agiscono come condizionamenti e sono spesso correlate a un tipo di riconoscimento sociale, come un elogio, un premio o del denaro (per esempio vincere una competizione per ottenere un compenso o agire in un determinato modo per evitare una punizione). Le motivazioni intrinseche nascono all’interno di ognuno di noi, ci inducono a compiere comportamenti fini a loro stessi e sono correlate alla gratificazione personale che si ottiene dal mettere alla prova determinate abilità o risolvere un problema (per esempio risolvere un rompicapo o studiare un libro per passione).
Le nostre motivazioni spesso hanno un insieme di connotazioni intrinseche ed estrinseche. Inoltre, possono cambiare nel tempo. La motivazione intrinseca può diminuire quando cresce la motivazione estrinseca, un fenomeno psicologico noto come “effetto della giustificazione eccessiva”. Per esempio, possiamo iniziare a correre per hobby (motivazione intrinseca) e diventare atleti per vincere le gare (motivazione estrinseca).
Un’altra distinzione è quella tra le motivazioni primarie e secondarie.
Le motivazioni primarie sono innate, elementari, fondate sulla soddisfazione di bisogni fisiologici fondamentali (come fame, sete, sesso e sonno). Le motivazioni secondarie sono apprese e derivano da bisogni acquisiti e da influenze socio-culturali (come il bisogno di successo e di autoaffermazione). Queste ultime hanno lo scopo di mantenere l’immagine di sé, elevare l’autostima, autoaffermarsi e conseguire un posto nella società. Mentre le motivazioni primarie sono proprie del regno animale e i meccanismi alla base di esse sono biologici, le secondarie sono specifiche dell’uomo e i meccanismi che le regolano sono di tipo cognitivo e psicologico.
Tuttavia, la distinzione tra motivazioni primarie e secondarie non è netta. Negli esseri umani non esiste una motivazione biologica che non sia allo stesso tempo modellata dall’esperienza e regolata dall’intervento di processi cognitivi e psicologici, culturali e sociali. D’altra parte, vari fattori biologici potrebbero avere un’influenza sulle motivazioni secondarie. Per esempio, un bambino che ha fame va alla ricerca di cibo (motivazione primaria), ma allo stesso tempo cerca anche un contatto con la madre (motivazione secondaria) che glielo procura. Oppure, se ci percepiamo sovrappeso e vogliamo dimagrire, modificheremo i nostri comportamenti alimentari e regoleremo la nostra fame biologica sulla base di specifici parametri culturali.
Possibili effetti negativi della mancanza di motivazione
La mancanza di motivazione o demotivazione è una risposta naturale a delle emozioni che proviamo in certi momenti difficili della vita. La delusione, il fallimento, lo sconforto e lo stress possono generare in noi uno stato di apatia e di svogliatezza. Tuttavia, se questa condizione perdura potrebbe nascondere dei problemi più profondi.
La cosiddetta sindrome amotivazionale è una condizione psicologica caratterizzata da apatia, passività, perdita di interesse, riduzione delle attività sociali e stanchezza che persistono nel tempo. In questo stato, non ci sono stimoli che possano scatenare una risposta comportamentale reattiva. Può derivare da un evento traumatico scatenante, può essere un effetto collaterale degli antidepressivi o può far parte di un quadro psicologico più complesso.
Ambizione e ansia
L’ambizione rappresenta una grande spinta motivazionale importante per il raggiungimento dei propri obiettivi. Per esempio, gli atleti dedicano tempo ed energia allo sport, spinti dall’ambizione della vittoria.
Un’ambizione sana corrisponde alla motivazione alla riuscita e all’autorealizzazione, ed è importante per lo sviluppo dell’autostima e dell’identità personale. Perché la nostra ambizione sia sana, il suo obiettivo deve essere commisurato alle nostre capacità e deve essere costruttiva, funzionale alla crescita personale. Riconoscere una tale ambizione presuppone autoconsapevolezza e chiarezza dei propri valori.
Una meta particolarmente impegnativa può causare un’ansia adattiva, che ci consente di concentrare tutte le energie disponibili su di essa. Tuttavia, quando l’obiettivo che ci siamo preposti va al di là delle nostre effettive capacità di raggiungerlo oppure è decisamente modesto e al di sotto delle nostre capacità, allora quell’ambizione non è sana e può insorgere uno stato di frustrazione e ansia patologica.
Come trovare con pazienza la “propria strada”?
La motivazione è fondamentale per fare progressi nella vita e quando ci si sente demotivati, è necessario non darsi per vinti. Ecco dei consigli per trovare la tua strada:
1. Pensando a un obiettivo, anche se hai perso la motivazione, chiediti: “Perché lo voglio o lo volevo? Mi interessa davvero?”. Fallo con apertura e con l’intenzione di conoscere meglio te stesso. È importante avere chiarezza sull’importanza che ha per quell’impegno.
2. Riduci le opzioni. Se le scelte possibili sono troppe, sarà difficile concentrarti sulla migliore per te. Non farti prendere dall’ansia e valuta con calma solo ciò che senti che è più in risonanza con la tua persona.
3. Non preoccuparti se non hai esperienza nel campo del tuo obiettivo. Tutti iniziano senza esperienza.
4. Sogna in grande, con coraggio e perseveranza e visualizza il successo. La positività sul futuro e la visualizzazione sono strumenti potenti di manifestazione.
5. Non procrastinare. Può dare un sollievo momentaneo, ma può avere conseguenze negative.
6. Circondati di persone positive che possano motivarti e ispirarti.
7. Vivi il presente e goditi ogni tappa del viaggio, perché il percorso è spesso più significativo e arricchente della meta.
8. Uno psicologo può darti degli strumenti conoscitivi per esplorare e, se il caso, ritrovare la tua motivazione, e può guidarti in nuove strategie per il raggiungimento dei tuoi obiettivi.