Foto: Guerra Ucraina. Foto di © Daniel su Pixabay

Nell’ultimo anno la guerra e i disordini in Ucraina sono stati una preoccupazione costante per la comunità internazionale. Il conflitto tra il governo russo sotto il presidente Vladimir Putin e il presidente ucraino Volodymyr Selensky si è intensificato negli ultimi mesi

Questa situazione è preoccupante sia per l’Europa sia per l’America in quanto mette a rischio la pace e la stabilità nell’Europa orientale. Le relazioni tra Russia e Ucraina sono segnate da tensioni dal 2014, quando la Russia ha annesso la Crimea. Nonostante diversi tentativi da parte di negoziatori stranieri di concludere una tregua, la situazione continua ad essere instabile.

In questo anno di guerra in Ucraina, è chiaro che né Putin né Selensky sono stati in grado di risolvere il conflitto. Anche l’intervento di Europa, America e Germania non ha avuto successo. Di conseguenza, i civili nella regione continuano a subire violenze e mancanza di diritti umani fondamentali.

Come è iniziato

Dopo l’annessione della Crimea e l’inizio del conflitto nel Donbass, Ucraina e Germania avevano opinioni diverse sulla minaccia rappresentata dalla Russia. La Germania infatti, insisteva sulle necessarie riforme per cambiare il sistema politico ucraino e combattere la corruzione. Angela Merkel, che ha continuato la politica dell’ex cancelliere tedesco Schröder, ha preferito concentrarsi sulla cooperazione con la Russia (Ostpolitik) minimizzando la minaccia di un’azione militare. La Merkel cercò di allentare le tensioni russo-ucraine sostenendo l’accordo di Minsk (2014) che prevedeva un cessate il fuoco nel Donbass e altre disposizioni politiche. Anche l’elezione a presidente dell’Ucraina di Petro Poroshenko nel maggio 2014 non portò le riforme previste; al contrario, i leader ucraini interpretarono alcune delle riforme proposte in Europa come una minaccia al potere oligarchico. Ma con l’invasione da parte della Russia le differenze che si erano venute a creare con l’Occidente sono diminuite. Sin dall’inizio l’Europa ha mostrato solidarietà nel condannare la Russia, emanando sanzioni e fornendo sostegno militare all’Ucraina.

Le statistiche delle perdite umane

I dati sulle perdite umane sui due fronti spesso non combaciano. Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, le vittime civili dei paesi invasi sono state quasi 7.000: circa 2.700 uomini, 1.800. donne, tra cui circa 400 bambini; mentre 17.200 civili sono i feriti. Nel solo mese di novembre 2022, 160 civili sono stati uccisi e 530 sono stati feriti. Inoltre si hanno 14 milioni di sfollati e circa 5 milioni di persone che sono fuggiti dal paese.

Secondo il Ministero della Difesa di Kiev, dall’inizio dell’invasione sono stati uccisi circa 86.700 militari russi, con la perdita da parte di Mosca di 280 aerei, 260 elicotteri, 1.700 droni, più di 2.900 carri armati e 6.000 veicoli corazzati; più di 600 missili da crociera. Le stime dei servizi segreti americani parlano invece di circa 100 mila caduti sia da parte russa che ucraina, cioè di tanti soldati quanti ne erano stati impiegati all’inizio delle ostilità. A questo bilancio bisogna aggiungere quello delle milizie armate private, nel nostro caso le truppe dell’organizzazione Wagner. Secondo il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale U.S.A., John Kirby, essa conterebbe su circa 50mila uomini, di cui 10mila sotto contratto e 40mila reclutati nelle carceri.

Secondo l’Agenzia dell’ONU per i rifugiati, invece, sarebbero più di 7 milioni gli ucraini in fuga dal paese, principalmente donne, bambini e anziani. Si sono diretti principalmente nelle nazioni confinanti: la Polonia, la Slovacchia, l’Ungheria, la Romania. Diversamente da come è accaduto con i profughi provenienti dai paesi islamici, l’arrivo dei civili ucraini ha prodotto una gara di solidarietà ed i paesi confinanti hanno aperto loro le frontiere.

Ma anche molti russi hanno abbandonato la loro patria: si tratta di giovani uomini che vogliono sfuggire al reclutamento voluto dal governo. Sarebbero fra i 400 mila ed il mezzo milione: una cifra assai rilevante, se si considera che il reclutamento russo ne prevede solo 300 mila. In complesso si tratta di cifre da capogiro, se si considera che il 24 febbraio scorso era tutto cominciato ufficialmente come un’operazione “di pacificazione”.

Propaganda

Ogni guerra che si rispetti ha pure il suo lato propagandistico. In un articolo apparso su “Arte Magazin 02/23” si fa un confronto fra la propaganda di guerra russa e quella ucraina. In questo caso abbiamo a che fare con una guerra asimmetrica. Infatti la propaganda russa è rigorosamente centralizzata in mano a comunicatori di massa come Wladimir Solovjev che trasmette con autoritaria pregnanza ed assoluta fedeltà alla linea del Cremlino messaggi destinati a convincere il pubblico dell’assoluta necessità dell’intervento russo e della perversità dell’occidente che ad esso si oppone.

La propaganda ucraina invece non è centralizzata, ma si nutre di un gran numero di liberi interventi creativi nei Social Media. Essi provengono da privati cittadini che reagiscono con ironia e sarcasmo alla guerra che vivono sulla propria pelle e trovano milioni di follower. Anche il presidente Selensky viene messo in caricatura come un supereroe dei fumetti. Siamo tutti in attesa di vedercelo sulla passerella di Sanremo. Ma anche i russi hanno schierate le loro forze nella rete: molti siti segretamente o apertamente filorussi in occidente sono specializzate nel trasmettere messaggi secondo cui il vero colpevole della guerra sarebbe la NATO, e la Russia sarebbe la sua povera vittima.

Anche le relative chiese partecipano alla propaganda. Mentre il patriarca di Mosca Kyrill nelle sue prediche fa dell’”operazione militare speciale” una specie di guerra santa, una crociata contro gli infedeli, la chiesa ortodossa ucraina risponde anticipando la data del Natale per farla coincidere con quella degli occidentali.

In controluce lo scheletro del palazzo

In controluce lo scheletro del palazzo

cosa dice di te che ci hai vissuto

dei vicini, del caldo estivo

delle sere davanti alla televisione

delle foglie d’autunno che hai guardato

del vento e delle nuvole dietro ai vetri

dei vetri che non ci sono più

(Dalla raccolta di liriche “Tieni la pace in mano” della poeta Margherita Parrelli, composte all’indomani dall’inizio della guerra della Russia contro l’Ucraina. Prima al premio Rhegium Julii 2022)

Le sanzioni…

È un argomento assai controverso anche da parte di esperti in economia. Ad esso sottostanno innumerevoli interessi non solo politici, ma anche commerciali. Molte opinioni coincidono su questo punto: l’era dell’economia globale è finita. Grandi differenze di opinione si riscontrano invece sulla questione se le sanzioni economiche contro la Russia siano davvero efficaci o stiano davvero dando l’effetto sperato. L’Unione Europea ha varato un grosso pacchetto di sanzioni contro la Russia. Allo stato attuale esse riguardano sia le esportazioni di prodotti ad uso civile che militare, sia l’importazione di materie prime come petrolio e idrocarburi vari, acciaio, cemento, legno e superalcolici. Inoltre vi sono sanzioni ad personam che riguardano principalmente il presidente Putin ed il suo ministro degli esteri Lavrov. I loro conti in banca sono stati congelati e le loro possibilità di movimento in occidente sono fortemente limitate. Le sanzioni hanno colpito anche il sistema bancario essendo state vietate le transazioni con la Banca Centrale Russa in modo da renderle più difficile le operazioni per stabilizzare il rublo. Inoltre varie banche russe sono state escluse dal sistema swift che permette lo scambio di informazioni riguardo le transazioni finanziarie.

Secondo un rapporto dell’Università di Yale, il venir meno dei rapporti di scambio fra l’UE e la Russia ha portato molte imprese occidentali ad abbandonare la Russia, danneggiandola anche dal punto di vista militare. Perfino le aziende cinesi si stanno ritirando dal paese a causa delle sanzioni occidentali. Il 27 dicembre scorso il ministro della finanze russo, Anton Siluanov, intervenendo in conferenza stampa, ha affermato che l’ultimo pacchetto di sanzioni imposte dai paesi del G7, EU ed Australia, ha messo in crisi i proventi dell’esportazione della Federazione Russa. Per questo motivo il rapporto fra il deficit ed il prodotto interno lordo (pil) potrebbe salire ben oltre il 2% previsto. Intanto il rublo ha perso il 10% del proprio valore in confronto al dollaro ed è diventato la peggiore valuta dei mercati emergenti.

…e il loro effetto

Se non c’è dubbio che, andando di questo lento passo, le sanzioni finiranno per rovinare la Russia, molti si chiedono se serviranno invece a raggiungere il loro scopo primario, per il quale sono state comminate: far cessare la guerra in Ucraina quanto prima. Il che giustifica pure i danni economici che riceviamo pure noi dalle nostre sanzioni. Ma la Russia si comporta secondo logiche diverse rispetto ai paesi occidentali. Per chiarire un po’ il concetto, potremmo rifarci ad un testo dell’economista Daron Acemoglu e dell’antropologo James Robinson intitolato “Perché le nazioni falliscono”. I due studiosi suddividono le nazioni in due grossi gruppi: le “nazioni inclusive” hanno istituzioni in salvaguardia delle libertà personali, dei diritti di proprietà, incentivando quindi i propri cittadini alla produzione di ricchezza. Ci sono poi nazioni che invece sottomettono l’attività economica al benessere di una ristretta cerchia di persone, e sono dette “nazioni estrattive”. La Russia appartiene inequivocabilmente a questo secondo gruppo, all’interno del quale la vita politica si svolge con logiche radicalmente diverse che da noi. Quindi è impossibile fare una prognosi circa l’effetto delle sanzioni sui prossimi sviluppi bellici, perché nelle “nazioni estrattive” i rapporti della popolazione con la minoranza estraente sono quanto mai opachi e difficili da definire. Anche a causa di una forte repressione dall’alto della libertà di opinione è difficile stabilire come attualmente la pensi in maggioranza la popolazione. Solo qualche pertugio ci permette uno sguardo fuggevole nell’interno dell’autentica anima russa. Per fare un esempio, in uno studio dell’Università Statale di Niznij Novgorod N.I. Lobacevskij intitolato “La percezione della famiglia e dei rapporti familiari da parte degli studenti” e riportata in italiano sul sito”Valigia Blu”, il 48% degli studenti ritiene normale divorziare, il 53% diventare madre single, il 78% convivere senza fare figli, 42% di accettare la coppie di omosessuali; un risultato che non farà la felicità né di Putin né del patriarca Kyrill.

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