Don Angelo Ragosta arriva nella diocesi di Rottenburg/Stuttgart dopo cinque anni nella missione di Wuppertal (arcidiocesi di Colonia)
“Ti accogliamo come padre, guida spirituale e fratello. Aiutaci ad essere comunità coesa e solidale e conta sulla nostra piena collaborazione.” È questo il saluto di benvenuto al nuovo missionario don Angelo Ragosta, pronunciato dal presidente del Consiglio pastorale, Eugenio Vasile, a nome di un migliaio di cattolici italiani residenti nella circoscrizione di Mühlacker e Vaihingen/Enz. Per l’insediamento è stata celebrata una messa solenne nella gremita chiesa del Sacro Cuore con la partecipazione del decano Claus Schmidt, del parroco Karl Böck, di p. Arcangelo Biondo della Missione di Pforzheim, di don Fabio Seccia di Darmstadt e di padre Antonino Grassia che, dopo 43 anni di intenso apostolato, ha lasciato la Missione per raggiunti limiti di età e fragilità di salute. L’arrivo del 42enne don Angelo costituisce anche un ricambio generazionale. Gli anni ’80, ’90 e 2000 sono stati caratterizzati da una prima e seconda generazione molto unite ed interdipendenti. La lingua, il lavoro, la scuola, la casa, il pendolarismo, la formazione professionale, le attività culturali e di tempo libero, la catechesi, i gruppi di giovani, pellegrinaggi, prime comunioni, cresime, recite natalizie e pasquali, feste di carnevale e tante altre iniziative trovavano nelle sedi delle missioni il loro laboratorio. Oggi, nell’era della comunicazione tecnologica, della pandemia, delle Unità pastorali e della scarsità di preti e religiose, le diocesi tedesche incontrano grosse difficoltà ad attrarre fedeli, bambini e giovani. Su di esse purtroppo pesa anche il fardello della pedofilia che sta provocando una inarrestabile emorragia. Ogni anno si registrano decine di migliaia di “Austritte” e con esse la perdita di milioni di euro di tasse sul culto (Kirchensteuer). In questo mare mosso la presenza di giovani missionari, come don Angelo Ragosta che lascia Napoli per prestare volontariamente un servizio di apostolato in Germania, costituisce un’àncora di salvataggio per la nostra collettività cattolica. “Caro don Angelo” – scrive don Gregorio Milone, neo Delegato nazionale dei missionari italiani in Germania – “ti viene affidata una comunità che desidera essere una famiglia, attenta ai bisogni dei deboli e dei poveri e disponibile al dialogo e alla collaborazione per trovare insieme risposte alle questioni che toccano molto la nostra comunità. Essa è pronta a riprendere con te il cammino perché consapevole della missionarietà della parrocchia e desiderosa di crescere sempre più nel proprio cammino spirituale.”
Don Angelo ha un fratello a Torre del Greco (Napoli), vicino ai genitori pensionati, e una sorella che vive da alcuni anni ad Augsburg (Baviera). Tutti pensavano per don Angelo a una carriera militare avendo scelto volontariamente di entrare nel 2003 in Marina come Allievo Ufficiale di Complemento. Ma non è stato così. Dopo il congedo ha lavorato a Firenze come elettricista. Nel 2006 ha avvertito la vocazione sacerdotale ed è entrato in seminario a Napoli per l’anno propedeutico che ha superato brillantemente. Dopo il percorso teologico, il 21 aprile del 2013 è stato ordinato sacerdote e assegnato ad alcune parrocchie. Su insistenza della sorella, nel 2018 don Angelo chiese ed ottenne dal suo vescovo il nullaosta per fare una esperienza di apostolato alla Missione Cattolica di Wuppertal. Scaduti i primi cinque anni don Angelo ha accolto la proposta di trasferirsi a Mühlacker, cittadina di 26.000 abitanti, legata da un gemellaggio di quasi mezzo secolo con Bassano del Grappa (Vicenza). Su questa nuova sfida, don Angelo è cauto: “Al momento osservo e insieme ai consigli pastorali delle due realtà pianificheremo i passi da fare. Adesso la priorità è conoscere e farsi conoscere e l’unico modo è stare insieme con le persone.”
Che ruolo dovrà o potrà avere il Consiglio pastorale, attualmente presieduto da Ennio Vasile, e quali supporti si attende dal decano Claus Schmidt e dal comune di Mühlacker?
Il consiglio pastorale è fondamentale per il buon cammino della comunità; potremmo paragonarlo agli occhi e agli orecchi, i quali osservano e ascoltano, leggono le realtà. Poi insieme decidiamo quali passi fare e quali iniziative sono necessarie per il bene della comunità.
Pare che Lei abbia avvertito la vocazione sacerdotale in età inconsueta.
Nessuna età è inconsueta per sentire la chiamata di Dio. Del resto anche il matrimonio è una chiamata ma oggi nessuno più ne è consapevole. Non è stato per nulla difficile entrare in seminario; forse è stato più arduo laurearsi in Teologia poiché sono un tipo abbastanza pratico e la filosofia non era il mio forte.
Che reazione ha avuto la famiglia?
La mia è una famiglia semplice, papà postino e mamma casalinga/contadina. Sono stati felici della mia scelta e mi hanno appoggiato e sostenuto economicamente per quanto potevano, in tutto. Il sostegno, soprattutto quello economico, l’ho ricevuto anche da don Michele Madonna e da amici e persone della mia prima comunità, Maria SS. della Saluti in Portici (NA).
Perché l’arcidiocesi di Napoli si è privata di un giovane sacerdote che avrebbe potuto fare tanto in parrocchie di quartieri difficili di Napoli e dintorni?
L’allora cardinale Sepe mi fece aspettare due anni, prima di lasciarmi partire, perché alla mia richiesta mi spostò di parrocchia. Fu un periodo di preghiere, notti insonni, ma sempre un affidarsi e riaffidarsi a Dio.
Che rapporto è riuscito a stabilire col mondo cattolico, culturale, sociale e linguistico tedesco dovendo operare in un contesto italo-tedesco?
Ancora non so se ho stabilito un rapporto nel senso letterale del termine. Ci sono stati appuntamenti e attività fatte insieme. Comunque questo dipende anche dal circondario in cui ti trovi immerso. Qui a Mühlacker sembra esservi un clima diverso rispetto a Wuppertal. Qui le città sono molto più piccole e perciò favoriscono meglio le relazioni.