Il nome stesso dell’associazione ne dichiarava esplicitamente la finalità principale: favorire l’interazione tra gli scienziati italiani presenti in Germania e in particolare nel Land NRW. Di italiani impegnati nella ricerca scientifica ce ne sono molti di più di quanto si potrebbe pensare a prima vista. Si tratta di persone impegnate in strutture e istituzioni scientifiche tedesche (università, centri di ricerca, imprese) che lavorano dietro le quinte, in genere sconosciute al grande pubblico, ma che contribuiscono in modo determinante al buon nome della ricerca italiana. Ora l’associazione ha cambiato nome ed è diventata il Forum Accademico Italiano.
Ci siamo intrattenuti con la nuova presidente, la Professoressa Maria Cristina Polidori, responsabile del Gruppo di Ricerca Clinica sull’Anziano del Dipartimento di Medicina Interna II del Policlinico Universitario di Colonia.
Perché un’associazione di ricercatori?
I ricercatori italiani sono presenti in tutti i settori, dalla medicina, alla chimica,alla fisica e alla filosofia e in tanti altri ancora. Quando il Consolato Generale d’Italia a Colonia si mise in contatto con i ricercatori italiani attivi nei centri di ricerca delle Università della Renania, ci rendemmo conto di essere in tanti. Alcuni di noi si conoscevano già, ma fu una vera sorpresa il verificare che potenziale si celava dietro tali nomi. Fu un passo ovvio quello di cercare una piattaforma per farli conoscere ancora meglio e implementarne le attività di cooperazione.
Nacque così il Forum dei ricercatori, che però inizialmente era stato pensato per i ricercatori del Nordreno-Vestfalia… ma prima di parlare del Forum e del suo sviluppo, parliamo invece dei ricercatori. Secondo te, cosa hanno di particolare da offrire gli scienziati italiani, che li rende preziosi in Germania?
Direi che i ricercatori italiani hanno in generale un alto livello di cultura di base, la cosiddetta “cultura generale”. Nel nostro Paese, infatti, c’è un’elevatissima esposizione culturale di alto livello alle più diverse forme artistiche e storiche. Noi non ce ne accorgiamo, perché siamo come nani sulle spalle di un gigante, ma una volta fuori, indipendentemente dalla materia nella quale ci siamo specializzati, questo fatto emerge con forza. La cultura generale è un modo unico di utilizzare al meglio creatività e conoscenze per adattarle ai nuovi contesti. Un altro punto di forza nella ricerca è la natura aperta e curiosa, ovviamente non di esclusiva pertinenza italiana, ma senz’altro di frequente riscontro tra i nostri connazionali. L’apertura e la curiosità agiscono da moltiplicatori di idee. Per motivi non necessariamente di cui essere orgogliosi, inoltre, l’impostazione accademica italiana è quella di solidissime basi teoriche unite ad un grande spirito di impegno non sempre gratificato adeguatamente. Questo fa sì da un lato che il ricercatore italiano in Germania non si sente sfruttato, dall’altro mette di solito il ricercatore italiano in una luce di grande intraprendenza di fronte ai colleghi tedeschi.
I ricercatori italiani attivi in Germania sono qui per quale motivo – è un aspetto della fuga di cervelli di cui tanto si parla in questi ultimi anni?
La motivazione più forte è secondo me quella della spinta a imparare cose nuove e a migliorare, a confrontarsi e crescere. Inoltre in Germania il mercato del lavoro è vivo, vige molta meritocrazia, un po’ il sogno di tutti gli accademici di qualità. Il concetto di fuga dei cervelli, invece, è limitante: è vero che molti giovani scienziati cercano fuori dall’Italia una possibilità per mettere alla prova le loro potenzialità, ma non bisogna dimenticare che tantissimi ricercatori – direi la maggior parte – vengono chiamati all’estero perché hanno già dimostrato di essere delle capacità nel loro settore. Forse bisognerebbe iniziare a pensare al mondo della scienza come terreno globale e non nazionale.
Torniamo al Forum: nell’ultima assemblea dei soci è stato decretato il cambiamento del nome originario in “Forum accademico italiano”. Come mai?
Intanto bisogna dire che questo cambiamento è stato maturato durante un percorso di lavoro molto proficuo e durante il quale ci siamo resi conto di molte realtà. Per esempio ci ha molto colpito la situazione degli italiani in Germania e in particolare quella dei giovani, la cui scolarizzazione lascia spesso a desiderare. Così abbiamo svolto seminari formativi all’interno delle scuole di lingua italiana, abbiamo istituito un concorso a premi per i migliori elaborati in lingua italiana e teniamo regolarmente seminari di divulgazione scientifica aperti anche al pubblico tedesco nel calendario di eventi dell’Istituto di Cultura Italiano – con il quale tra l’altro abbiamo un’ottima collaborazione. Inoltre durante il nostro lavoro – che vorrei sottolineare è stato realizzato solo grazie alla nostra opera di volontariato e attraverso una raccolta di fondi finalizzata – ci siamo resi conto che il Forum doveva confrontarsi con una situazione locale, in Germania, che non si esauriva nel facilitare la condivisione di conoscenze e di know-how tra scienziati italiani attivi nell’ambito della ricerca e dello sviluppo ed altri colleghi del mondo accademico, governativo, industriale ed il grande pubblico in Italia e nel Nordreno-Vestfalia – come si leggeva nel nostro statuto iniziale. Ma che piuttosto si trattava di aprire la nostra rete ad altre figure professionali e senza limitazione regionale. Concretamente, se da un lato nel precedente nome si poneva una questione linguistica interessante, quella cioè della distinzione semantica tra ricercatore e scienziato, la definizione stessa appesantiva il nostro compito e ne spaventava per così dire i potenziali bersagli di interesse – persone interessate al miglioramento formale e sostanziale dell’istruzione di matrice culturale italiana all’estero. Tra l’altro il nome attuale riflette il mandato storico originario dell’accademia platonica e quindi un metodo, più che la famosa “torre d’avorio” nella quale si ritiene molti ricercatori amino isolarsi. E la cosa ci sembra assolutamente al passo con i tempi, tanto che nell’ottobre scorso siamo stati invitati dalla Farnesina, insieme con altre associazioni simili alla nostra e provenienti da tutto il mondo, per contribuire al dibattito sul miglioramento della rete degli Addetti Scientifici delle Ambasciate. E qui si tratta dell’importanza delle associazioni dei ricercatori all’estero e dell’apporto che gli Addetti Scientifici potrebbero dare allo sviluppo del cosiddetto sistema paese, in particolare per quanto riguarda lo sviluppo di nuove tecnologie e il rapporto con i mercati internazionali. Nel frattempo siamo in contatto tra l’altro con il DAAD e con l’associazione Vigoni e con diverse altre associazioni estere. L’idea è creare una rete nazionale e internazionale che sia anche al servizio dei giovani ricercatori o comunque di accademici che vogliano fare esperienze all’estero.
Quindi il Forum Accademico Italiano agirà d’ora in poi su tutto il territorio tedesco…
Per quanto possibile sì. Siamo per natura aperti a nuove idee e invitiamo con calorosa simpatia chiunque sia interessato alla nostra missione a mettersi in contatto con noi.
Foto: Professoressa Maria Christina Polidori