Abbiamo posto delle domande al segretario generale uscente del Cgie, Schiavone, e ai consiglieri eletti Conte e Scigliano sull’attuale situazione del Cgie, che ad oggi, ad otto mesi dalle nuove elezioni, ancora non sono stati riuniti e convocati a Roma
Segretario Generale Schiavone i consiglieri del CGIE sono stati eletti ad aprile, come mai ancora questo vuoto di presenza?
Schiavone: Il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero è organismo di consulenza del Governo e del Parlamento per i grandi temi che interessano le comunità all’estero. È ancora lontano dal costituirsi a causa della decisione dell’Avvocatura dello Stato, che in primavera per la prima volta dalla sua istituzione e con una dubbia interpretazione legislativa ne ha bloccato le attività. Dal mese di aprile di quest’anno il CGIE, attraverso il Comitato di Presidenza, continua a svolgere attività di ordinaria amministrazione circoscritte a questioni ineludibili e inderogabili. Nel frattempo, il Governo ha omesso di decretare i 20 nominativi esterni che dovranno aggiungersi ai 43 consiglieri eletti nelle varie aree geografiche del mondo per completare l’intero organismo. Il ritardo accumulato condiziona non solo le attività dell’organismo ma scalfisce fortemente l’immagine e la credibilità, che negli ultimi anni con enormi sacrifici eravamo riusciti a sedimentare in giro per il mondo tra le istituzioni e nelle nostre comunità. Oramai i tempi tecnici per riunire l’assemblea istitutiva ancora quest’anno sono scaduti, la preparazione delle attività dovrà essere rinviata all’anno prossimo, auspicando che tutto proceda per il verso giusto.
Tommaso Conte: Per la massima parte del nostro mondo politico, gli italiani all’estero sono solo qualcosa di folcloristico da non prendere seriamente in considerazione. Anche il tanto osannato presidente Draghi non ha mai parlato degli Italiani all’estero. Dopo la scomparsa del min. Tremaglia, dal quale mi separava tutto, e l’uscita di scena di pochi altri parlamentari, le nostre problematiche non trovano ascolto. Il Parlamento approva le leggi senza pensare che colpiscono anche noi che viviamo all’estero. Il fatto che non siamo ancora stati convocati a Roma per l’insediamento ne è una prova. Spero che questo Governo di destra-centro, che non ho votato, così com’è già successo in passato, si occupi delle problematiche degli Italiani all’estero. Comunque noi sei eletti in Germania nel Cgie, abbiamo costituito un gruppo omogeneo, per dare una voce sola alle questioni per la Germania all’interno dell’assemblea plenaria e gli scambi con i vari Comites e con le associazioni, dal giorno delle elezioni, sono stati frequenti e intensi.
Giuseppe Scigliano: Veramente non riesco a spiegarmelo. La legge prevede una tempistica che purtroppo non è stata tenuta in considerazione. Questo ritardo non potrebbe influire in negativo sulla vostra autonomia gestionale e potestà? Certamente. Essere stati eletti ad aprile e non essere ancora in carica a distanza di otto mesi si commenta da solo e si potrebbe dedurre che forse non siamo poi così necessari.
Questo ritardo non potrebbe influire in negativo sulla vostra autonomia gestionale e potestà?
Schiavone: Non c’è ragione di dubitare che il blocco forzato, del quale non si conoscono realmente le ragioni, avrà delle ricadute negative sul prosieguo delle attività e sull’autonomia gestionale del Cgie, che a causa di interpretazioni non precettive, ritenute azzardate ed anche zelanti da parte del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale rischia di essere sottoposto a inconciliabili forme di tutela. Queste decisioni contraddicono lo spirito legislativo espresso nella legge 368/1989, che invece assegna in continuità d’azione al Cgie dei compiti ben precisi per rappresentare i bisogni, i diritti e le istanze dei nostri connazionali presso ogni istituzione italiana e presso le autorità dove essi risiedono, fatta eccezione per le prerogative che interessano i rapporti tra stati. Al ritorno alla normalità ci sarà da recuperare il vuoto di un anno di inattività e certamente i consiglieri non si risparmieremo dal farlo.
Conte: Sull’autonomia gestionale non credo, poiché il ruolo e i compiti del Cgie sono stabiliti dalla legge e nessun ritardo li può limitare. Se per potestà s’intende autorità, facoltà di agire, allora è chiaro che, essendo membri di un organismo non ancora operativo poiché non ancora completo e formalizzato, non possiamo agire pienamente. Ma vi assicuro che noi eletti nel Cgie stiamo sfruttando, con una serie di colloqui, sia con la base sia con l’amministrazione, questa fase di attesa per mettere a punto tutta una serie di argomenti, richieste e sollecitazioni che immediatamente metteremo sul tavolo quando avremo finalmente la facoltà di interloquire con i rappresentanti del Governo.
Scigliano: Tutti noi eletti, muniti di entusiasmo e voglia di fare, siamo subito partiti in quarta confrontandoci sulla piattaforma Zoom per stilare un programma condiviso da portare avanti una volta convocati a Roma. Per essere meglio preparati abbiamo chiamato in vita la consulta del Cgie Germania.
Come nuovi eletti al Cgie in questo periodo cosa avete fatto e cosa avete potuto fare?
Schiavone: Le elezioni per il rinnovo dei Consiglieri del Cgie si sono svolte il 9 e il 10 aprile u.s. Successivamente si sono tenute due riunioni in videoconferenza organizzate dalla direzione generale per l’emigrazione e le politiche per gli italiani all’estero durante le quali da un lato sono stati accommiatati i consiglieri giunti a fine mandato, dall’altro sono stati accolti e riveriti i nuovi consiglieri eletti dalle assemblee paese. Nel tempo che ci separa da queste due riunioni non c’è stata più attività formale perché mentre i nuovi Comites, oramai in carica da un anno, hanno potuto svolgere le loro attività, i Consiglieri del Cgie sono rimasti nel limbo in attesa del passaggio del testimone che non è ancora avvenuto e che ha prodotto non pochi imbarazzi in merito al riconoscimento della titolarità della rappresentanza. Anzi, questo vuoto ha prodotto disorientamento creando disfunzioni nei rapporti tra i rappresentanti territoriali e gli istituti di rappresentanza superiori. Il Cgie senza abbassare la guardia ha sollecitato il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale a gestire al meglio i processi elettorali che ci sono stati quest’anno e in particolare a garantire al meglio i servizi consolari e la promozione della lingua e della cultura italiana.
Conte: Subito dopo le elezioni, già a maggio di quest’anno, si è tenuta la prima riunione costitutiva della consulta permanente degli italiani in Germania, che è un organo costituito dai consiglieri eletti al Cgie per la Germania, quale strumento di lavoro con lo scopo di individuare, ricercare, promuovere e realizzare politiche a favore della comunità italiana. Il nostro regolamento stabilisce, tra l’altro, uno scambio permanente e mirato alla formulazione di pareri e prese di posizione a favore della migliore integrazione degli italiani di Germania. La consulta vuole essere un luogo di ricerca e di elaborazione, in cui vengono interpretate e discusse, le proposte per le politiche a favore della comunità italiana in Germania. In tal senso sono stati avviati i primi colloqui e contatti, sinora più o meno informali, con i Comites e le associazioni italiane in Germania.
Scigliano: Pensavo di sì ma alla luce di quello che vedo, dobbiamo lavorare molto e sodo. Non per ultimo la modalità, secondo me non necessaria e quindi sbagliata, di S.E. Armando Varricchio di convocare la riunione di coordinamento consolare per via telematica. In passato, questa riunione iniziava il venerdì pomeriggio allorché i presidenti Comites, i parlamentari eletti all’estero ed i membri del Cgie da un lato e l’amministrazione (Ambasciatore, Consoli e dirigenti scolastici) dall’altro, si incontravano per discutere le varie problematiche territoriali e da affrontare il sabato durante la riunione che si teneva in Ambasciata e presieduta dallo stesso Ambasciatore.
Voi vedete un cambio di passo per il futuro per dare una maggiore rappresentatività?
Schiavone: Il cambio di passo è indispensabile per rispondere alle istanze di una popolazione che all’estero conta oramai 6,5 milioni di connazionali, oltre il 10% della popolazione nazionale, e il Cgie dovrà assumere una postura tale e intransigente per riportare nel discorso pubblico l’attenzione e il ruolo degli italiani all’estero che va di pari passo con le politiche immigratorie. Per un paese come il nostro sarebbe salutare e lungimirante promuovere politiche migratorie regolamentate e condivise perché fanno parte della stessa medaglia. Lo deve ai cittadini di tradizionale e nuova emigrazione e immigrazione perché il nostro paese è ancora oggi percepito come la culla dell’umanità e della civiltà.
Conte: Noi possiamo solo stabilire il nostro cambio di passo che sarà più incisivo, netto, chiaro e privo di inutili formalismi nel rappresentare, ai responsabili della politica verso gli italiani all’estero, quali sono le reali esigenze di chi in Germania lavora, studia, passa la sua terza età e che ha bisogno di servizi statali e che sente l’esigenza di appartenenza all’Italia, pur vivendo fuori dai suoi confini. Se poi, per cambio di passo s’intende una riforma della legge sui Comites e sul Cgie che finalmente alzi il livello di rappresentatività di questi organismi, i cui pareri, una volta per tutte, dovrebbero essere vincolanti e non solo obbligatori, allora sarebbe bene porre questa domanda ai parlamentari eletti all’estero o, meglio ancora, al nuovo Sottosegretario Maeci con delega per gli italiani all’estero che, al momento, non è stato ancora designato.
Scigliano: Purtroppo, i problemi sono tanti e non basta parlarne e riparlarne ma trovare soluzioni. I servizi consolari, tranne qualche pia eccezione, sono inesistenti o malfunzionanti, gli enti gestori sono sommersi da formulari e per accedere ai fondi sono obbligati a procedure che vanno regolamentate diversamente, gli istituti di italiani di cultura sempre più chiusi nel loro guscio e lontani dalla collettività, le associazioni italiane sono in via di estinzione e potrei continuare l’elenco delle cose da analizzare per poter fare proposte di miglioramento. Ovviamente per raggiungere obbiettivi significativi serve competenza, consenso, volontà e neutralità altrimenti si cade nei luoghi comuni della demagogia.
Quali sono le vostre intenzioni e cosa fare del futuro nel Cgie?
Schiavone: Innanzitutto, il CGIE dovrà insediarsi, costituire i propri organi interni e continuare a svolgere il ruolo di cerniera con il Parlamento, con le Regioni e con le Amministrazioni locali, nonché dovrà favorire l’integrazione degli italiani all’estero nel tessuto nazionale e in quello di nuova residenza perché come diceva Aldo Moro: “dobbiamo vivere il tempo che ci è dato vivere con tutte le sue difficoltà. Oggi dobbiamo vivere, oggi è la nostra responsabilità. Si tratta di essere coraggiosi e fiduciosi al tempo stesso”. I 63 consiglieri del Cgie sanno che hanno un arduo compito da portare avanti e, perciò, sono chiamati a trasformare l’esistente per rendere protagonisti i nostri connazionali e il nostro Paese ovunque essi risiedono. Sembra difficile ma bisogna crederci usando gli strumenti a disposizione.
Conte: Cosa fare del futuro? Nessuno conosce il futuro ma conosciamo benissimo il presente e cerchiamo di conoscerlo meglio in un colloquio continuo con la nostra comunità in tutte le sue ramificazioni, che vanno dall’operaio occupato e disoccupato, dalle donne lavoratrici e casalinghe, al ricercatore scientifico, dagli anziani ai giovani italiani della terza e quarta generazione. Negli ultimi anni, in specie con il Governo Draghi, abbiamo avuto un Sottosegretario con delega solamente sulla carta, la politica per noi all’estero, l’hanno decisa e portata avanti i Direttori Generali che si occupano o dovrebbero occuparsi delle nostre problematiche. Per quanto riguarda le priorità di cui mi occuperò, è presto detto: l’intervento scolastico-culturale e i servizi consolari. Si parla tanto dei nostri giovani di terza e quarta generazione, del loro rapporto con la lingua e la cultura italiana, si continua a leggere dei “veri ambasciatori della nostra cultura e della nostra lingua oltre i confini della Patria”, tutte chiacchiere. Forse la verità è che (volutamente?), qualche direttore generale del Maeci sta facendo fallire o chiudere gli Enti, che non sono più promotori ma solo gestori. Per cercare di aiutarli il Cgie-Germania ha inviato nei giorni scorsi una lettera al nuovo Ministro degli esteri Antonio Tajani, quale presidente del Cgie, per informarlo sulla difficile e in alcuni casi disperata situazione in cui versano gli Enti Gestori italiani nel mondo, che hanno educato e istruito per oltre cinquant’anni, sussidiando l’azione diretta dello Stato italiano, diverse generazioni e milioni di nostri connazionali all’estero. Dall’entrata in vigore della legge DL 64/2017 in materia di promozione della lingua e della cultura italiane nel mondo, il numero degli studenti italiani frequentanti i corsi di lingua e cultura italiana è in forte calo, soprattutto per effetto dell’applicazione delle circolari numero 3 e 4 emanate dal Maeci nel 2020 e nel 2021. Queste circolari, che in alcuni aspetti sono inapplicabili, hanno mutato in breve tempo per due volte le indicazioni per gli enti generando confusione, incertezza, ritardi e interruzione dei servizi offerti. Oltre ai casi di insolvenza prossima o già dichiarata, la macchinosa complessità della documentazione richiesta, ha spinto alcuni enti a rinunciare a proseguire la propria missione. Come conseguenza molti alunni hanno dovuto smettere di studiare l’italiano e diversi territori sono rimasti privi di offerta scolastica. Queste circolari hanno spostato la ratio dei corsi di lingua e cultura da servizio per le famiglie dei connazionali, a uno spirito prettamente promozionale della lingua e della cultura italiane, finalizzato al sistema economico-commerciale italiano del sistema-paese, contravvenendo ai principi fondamentali della nostra costituzione, segnatamente agli articoli 16 e 34 e ai principi di eguaglianza e solidarietà. Abbiamo chiesto al Ministro un suo intervento diretto. Per quanto riguarda i “servizi consolari”, occorre fare subito alcune modifiche. La prima potrebbe essere quella di non dover più rinnovare il documento di riconoscimento dopo i 75 anni. Cioè agli italiani che fanno un documento di identità ed hanno 75 anni, la validità del documento sarà a vita, cioè per tutti gli anni che la persona vivrà. Poi bisogna subito rendere facoltativo l’accesso al Consolato per via telematica. Si deve abolire l’obbligo dell’appuntamento. Ridurre al massimo a quattro settimane i tempi di attesa per Passaporto e CIE. Ripristinare i centralini telefonici, quando si telefona al consolato qualcuno deve rispondere. Infine, mi conceda di ricordare quanto vado dicendo da tanti anni: in Europa noi che viviamo all’estero, abbiamo bisogno di servizi, cioè (sportelli consolari decentrati) e non di grandi consolati. I consoli vadano negli altri continenti, qui non ne abbiamo bisogno. Vogliamo meno consoli ma più Uffici consolari decentrati. Infine, occorrono subito due provvedimenti. Per la tassazione sulla prima casa, per uso proprio in Italia (l’Imu), bisogna applicare l’articolo 3 della nostra Costituzione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge…”, esentando quindi, gli italiani e i pochi cittadini europei che possiedono un immobile in Italia dal pagare l’Imu. Occorre poi ridurre la tassa sui rifiuti “la Tari”, pagando la quota spettante in base ai rifiuti prodotti. A tale proposito c’è una sentenza del Consiglio di Stato, la Nr. 4223/2017 che sostiene il principio della proporzionalità.
Scigliano: Ognuno di noi consiglieri entrerà in una commissione di lavoro. Io personalmente cercherò di adoperarmi per migliorare i servizi consolari e l’intervento scolastico.