In Germania opera un ente statale, lo JUGENDAMT, che spesso viene confuso con i servizi sociali, invece il suo ruolo è molto più esteso, le sue possibilità decisionali e di intervento innumerevoli e le sue finalità diverse da quelle che dovrebbe perseguire un servizio sociale. Il suo compito ufficiale è quello di occuparsi della tutela dei bambini, dove però il concetto di tutela è molto diverso da quello inteso nei restanti paesi dell’Unione, come illustrato più sotto. Lo Jugendamt lavora in stretta collaborazione con le forze di polizia e con i tribunali, raccogliendo informazioni sui bambini anche attraverso la scuola, il pediatra ed ogni altro tipo di istituzione tedesca. Se ritiene che in uno degli ambiti relativi alla crescita del bambino ci sia una mancanza da parte dei genitori interviene, arrivando a chiedere al tribunale di emettere un decreto che limita il diritto di affido dei genitori sul figlio.
In Germania infatti il diritto di affido si divide in due grandi categorie (la cura della persona e la cura del patrimonio), divise a loro volta in sottocategorie (il diritto a decidere il luogo di residenza, quello relativo alla scuola e all’istruzione, quello di decidere nell’ambito sanitario, quello a decidere il cognome del bambino, ecc….). Pertanto i genitori che, per esempio, non sottopongono i bambini ai regolari controlli pediatrici, così come previsti dalla normativa tedesca, rischiano di vedersi sottrarre una parte del loro diritto di affido sui propri figli, quello appunto relativo alle cure sanitarie (Gesundheitsfürsorge).
I genitori che non seguono attivamente i bambini nel loro percorso scolastico, o non sono in grado di farlo, perché nonostante la permanenza in Germania non padroneggiano la lingua tedesca, rischiano di vedersi togliere la parte di affido relativa all’educazione. Anche permettere al bambino di non presenziare alle controverse lezioni di educazione sessuale, può portare alla perdita dell’affido.
In Germania infatti la frequentazione della scuola è obbligatoria, diversamente dall’Italia e dagli altri paesi dell’Unione nei quali vige l’obbligo di istruzione, ma non di frequenza scolastica. Se dunque negli altri paesi è prevista la possibilità di educare i propri figli a casa (scuola parentale o homeschooling) e con insegnati privati, con esame alla fine di ogni anno scolastico, questo è reato in Germania, punibile appunto con la perdita dell’affido e fin anche con la prigione. Sono di grande attualità le manifestazioni tenute da diverse associazioni cattoliche tedesche che richiedono la possibilità di non far partecipare i propri figli alla lezioni di educazione sessuale che definiscono essere a sfondo pornografico e sicuramente contro l’etica e la morale. Già più di un genitore è stato arrestato o gli è stato tolto l’affido per le assenze dei figli.
In caso di separazione dei genitori, l’intervento dello Jugendamt è ancora più massiccio. Lo Jugendamt partecipa d’ufficio a tutti i procedimenti nei quali è coinvolto un minore e non lo fa come consulente del giudice, ma come parte in causa, quindi allo stesso titolo dei genitori, anche se questi sono in pieno possesso dei loro diritti sul figlio. In altre parole, in Germania i bambini hanno tre genitori. Il giudice non può esimersi, è obbligato a coinvolgere lo Jugendamt ed a chiedergli il suo parere (§ 162 Legge sui procedimenti familiari di volontaria giurisdizione, FamFG e § 50 Libro VIII del Codice sociale tedesco, SGB, Buch VIII). Il parere dello Jugendamt è vincolante per il giudice: se infatti quest’ultimo dovesse decidere in modo diverso da quanto “consiglia” lo Jugendamt, questo ente può fargli causa e appellare la decisione. La legge riconosce espressamente allo Jugendamt il diritto di fare appello delle decisioni che non condivide (Gegen die Beschlüsse steht dem Jugendamt ein eigenes Beschwerderecht zu), attribuendogli così implicitamente anche la funzione di controllo sui giudici.
Nei procedimenti familiari tedeschi è presente anche un’altra figura giuridica, il Verfahrensbeistand, il cui nome viene generalmente erroneamente tradotto con “curatore”, oppure “avvocato del bambino”, proprio perché questa figura giuridica non esiste nell’ordinamento italiano. In Italia, il curatore viene nominato e prende parte al procedimento nel caso in cui i genitori abbiano perso l’affido sul minore, in Germania invece esso viene nominato anche se i genitori hanno tutti i diritti sul figlio, per questo parliamo di traduzione errata. Anche l’altra traduzione, “avvocato del bambino” è fuorviante perché se il minore, ormai ragazzino, chiede di scegliere autonomamente il suo avvocato, non può farlo. In pratica il Verfahrensbeistand è un’altra figura statale, nominata dal tribunale, che in genere lavora in accordo con lo Jugendamt e sostiene le stesse tesi che in questo caso verranno però considerate espressione della volontà del minore.
Una realtà molto diversa da quella italiana, è quella delle coppie di fatto. In Germania la madre non sposata detiene la responsabilità genitoriale (o potestà) esclusiva, anche se il padre ha riconosciuto il bambino e gli ha dato il suo cognome. Riconoscere il proprio figlio, per un padre non sposato significa riconoscere soltanto di dover pagare gli alimenti per il bambino in caso di separazione. La madre, detenendo la responsabilità genitoriale (o potestà) esclusiva, può prendere autonomamente qualsiasi decisione relativa al bambino, può traslocare, può scegliere la scuola, può decidere se mantenere o meno il contatto padrefiglio, può cambiare il cognome del bambino e può disporre liberamente di eventuali libretti di risparmio o conti aperti a nome del minore, di solito da nonni e altri parenti per assicurare gli studi futuri del piccolo. Con la modifica del codice di famiglia entrata in vigore nel 2009, il padre non sposato può fare istanza in tribunale chiedendo al giudice il riconoscimento della responsabilità genitoriale (o potestà) congiunta . Il giudice la concede solo se questo è conforme al Kindeswohl (il bene del bambino nella particolare accezione tedesca del termine) se cioè, per esempio, i genitori hanno mantenuto un buon dialogo fra di loro nonostante la separazione e sono in grado di prendere congiuntamente decisioni relative al minore. Soprattutto nei casi binazionali, è sufficiente che la madre tedesca si rifiuti di parlare con il padre, per esempio italiano, per far sì che il giudice reputi la potestà congiunta non conforme al bene del bambino.
Articolo 1626a – Responsabilità genitoriale di genitori non sposati; dichiarazione di esercizio congiunto della responsabilità genitoriale
Se i genitori non sono sposati alla nascita del bambino, hanno il diritto di esercitare la responsabilità genitoriale congiunta se: 1. dichiarano di voler esercitare congiuntamente la responsabilità genitoriale (dichiarazione di responsabilità genitoriale congiunta) 2. si sposano, oppure 3. se il tribunale familiare dispone la responsabilità genitoriale congiunta. Il tribunale familiare conferisce la responsabilità genitoriale o una parte di essa a entrambi i genitori, come da par.1, num. 3 su istanza di uno dei genitori, se detto conferimento non contrasta con il bene del bambino. Se l’altro genitore non apporta motivazioni che contrastino detto conferimento e se altrimenti queste motivazioni non sono evidenti, si presuppone che l’esercizio della responsabilità genitoriale congiunta non sia in contrasto con il bene del bambino. Negli altri casi, la madre è detentrice della responsabilità genitoriale esclusiva.