Saluto dell’editore del Corriere d’Italia ai lettori
A fine mese termina il mio mandato di Delegato della Conferenza Episcopale Tedesca per i cattolici italiani in Germania. Il 30 giugno 2022 si conclude quindi anche il mio incarico di editore del Corriere d’Italia, la cui proprietà è passata il primo gennaio del 1998 dall’associazione EPI e.V. alla Delegazione. In ambedue le competenze mi succede don Gregorio Milone, attuale missionario a Limburg/Wezlar, a cui vanno le mie più vive congratulazioni per la sua disponibilità a questo duplice incarico ed i più cari auguri.
Ho dedicato a questa testata gran parte del mio tempo e del mio impegno giornalistico qui in Germania, prima come vice di p. Corrado Mosna e di don Giovanni Ferro (1975-1992), poi come direttore del settimanale negli anni 1992-1988, e quindi dal 2012 come editore dell’attuale mensile.
Lontana da me l’idea di fare ora un bilancio. Se necessario, meglio venga fatto da un estraneo, per esempio un attento lettore che ci segue da tempo. E neppure desidero dilungarmi su riflessioni di commiato, spesso noiose, scontate, e che forse ai più neanche interessano. Anche perché in genere, più che l’editore interessa ai lettori chi lo dirige e chi vi scrive in modo regolare, per una rubrica o su specifici temi.
Solo pochi fatti
In relazione a questo decennio di editore, mi limito a due constatazioni. Con le dimissioni del precedente direttore (maggio del 2014) ho passato la direzione del Corriere d’Italia – per la prima volta nella storia della testata – ad una donna, a Licia Linardi, già redattrice stabile, a cui da due anni avevo affidato l’edizione online.
Con la riattivazione nel 2020 delle originarie attività dell’Udep, dopo oltre due decenni di letargo, è stata assunta per questo importante Ufficio una donna – pure una Premiere – la giornalista professionista Paola Colombo-Beck: è la vice del CdI, cura le pagine sulla chiesa, l’homepage della Delegazione e l’edizione di tutte le altre pubblicazioni.
Il passaggio della piena responsabilità dell’informazione alla sensibilità femminile in una istituzione ecclesiale tipicamente maschile – come quella delle Delegazioni e degli “Sprecher” delle Comunità d’altra madre lingua in Germania – è sicuramente a mio modo di vedere un significativo passo in avanti.
Del resto rientrava nel mio progetto quando ho accettato questa carica. “Una cosa mi è già chiara – scrivevo nella mia prima circolare ai colleghi e alle Comunità il 7.05.2012, rimandando al Convegno Nazionale di settembre la presentazione di un piano pastorale più dettagliato -. Abbiamo bisogno di più comunicazione e di più spazio ai laici”.
Nella mia prima relazione a detto Convegno, accennando all’ignoranza (assenza di conoscenze corrette) come a una delle nuove povertà in cui bisognava operare, spiegavo anche perché fin dal 1951 le Missioni si erano dotate di “un proprio strumento per dare informazioni corrette e visioni oneste della realtà. Come diceva Gesù, solo la verità – la conoscenza autentica e completa – rende liberi, perché permette scelte adeguate, sagge, che aiutano”.
È la linea perseguita da sempre dalla redazione, oggi tanto più necessaria perché la fake news (notizia falsa) non è più solo un incidente di lavoro, come succedeva in genere nel passato, ma l’arma usata di proposito per disorientare e condizionare la vita delle persone, la politica, l’economia, i rapporti tra i popoli, perfino nelle guerre, come quella terrificante in corso dell’aggressione militare russa all’Ucraina.
La persona per crescere ha bisogno di verità. Solo una informazione corretta la può aiutare veramente nelle sue scelte. Ci sentiamo a servizio delle persone, costruttori di umanità. Ci ispiriamo ai valori cristiani, sia pure con un linguaggio laico, perché questi valori mettono al centro la persona, la sua dignità, la solidarietà, l’accoglienza, la scelta della pace e della giustizia come criteri di vita e di futuro per tutti, il servizio agli altri.
I nostri ambiti più importanti di intervento sono noti: la vita degli italiani in Germania, certamente molto cambiata rispetto ai primi decenni della testata, più inserita nelle realtà locali, ma sempre con nuovi flussi dall’Italia che esigono adeguata attenzione; i rapporti italo-tedeschi, con le rispettive politiche sociali e culturali; l’Europa ed il suo cammino di integrazione, spesso difficile, migliorabile, ma senza alternativa; la mobilità umana, con tutte le connesse tematiche migratorie, quelle delle minoranze, della diversità, della società multiculturale.
I tempi sono cambiati e sempre in evoluzione
È cresciuta enormemente la collettività virtuale, alla quale il Corriere d’Italia non poteva essere estraneo. Vi ha ampliato in effetti la propria presenza, non più limitata a Internet e Facebook, ma da pochi mesi estesa anche ad altri social media, come a Instagram, Twitter, Youtube, grazie alla collaborazione di un esperto del settore. Il che costringe i collaboratori ad essere ancora più attenti alle esigenze della popolazione virtuale, molto più giovane e fluida.
I recenti vistosi aumenti per la stampa e la spedizione, senza nuovi introiti metteranno a rischio nei prossimi anni l’edizione cartacea della testata, che nel passato si è salvata passando da settimanale a mensile. In vista di un simile evento è stata aggiornata ed ampliata la presenza sul web e nei social media, come detto sopra. È stato elaborato inoltre un progetto di digitalizzazione di tutte le annate, ormai completo, che dovrebbe andare in porto nei prossimi mesi, appena definiti alcuni aspetti tecnici. Io appartengo a una generazione che ha fatto il suo tempo, non solo per l’anagrafe. Ma non la redazione. Non il sogno che coltivo da sempre, quello di un mondo migliore, più umano, per il quale ho cercato di investire le mie energie giornalistiche, pastorali, umane. È il sogno che lascio alle nuove generazioni, perché siano più brave nel concretizzarlo, grato a tutte le persone che hanno dato una mano, nella speranza che continuino con rinnovato impegno.