Nella foto: Deportati nel campo di Sachsenhausen. Foto Wikipedia

Una ricerca rivela che sono stati più di 500 gli italiani deportati dentro al campo di concentramento nazista di Sachsenhausen, vicino Berlino. Il 1° maggio è stata messa una targa commemorativa nel Memoriale per ricordarli

Tra gli oltre 200mila deportati dentro al campo di concentramento nazista di Sachsenhausen c’erano anche tanti italiani e italiane.

Ben più di 500 stando alle ricerca realizzata da Claudio Cassetti, Iacopo Buonaguidi e Francesco Bertolucci che sarà pubblicata nel libro “Gli italiani a Sachsenhausen” edito da Panozzo Editore con il contributo di Aned (Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti) e acquistabile sia in forma digitale che cartacea all’indirizzo www.deportatiberlino.it e sul sito della casa editrice.

I tre autori, i primi due guide al Memoriale del campo di concentramento e giornalista il terzo, sono riusciti a creare questa lista di nomi che fino ad oggi era solo parziale: non era ancora stato fatto uno studio approfondito ed esclusivo sugli italiani deportati in quello che era noto come il campo modello delle SS, situato nella città di Oranienburg a 35 chilometri da Berlino.

Partendo dal materiale esistente come ad esempio la monumentale ricerca di Brunello Mantelli e Nicola Tranfaglia sui deportati italiani nei campi di concentramento nazisti, una prima lista di nomi raccolta da Aned o l’opera di Italo Tibaldi sui treni della deportazione, i tre autori hanno scandagliato la bibliografia presente alla quale hanno aggiunto una ricerca negli archivi italiani ed europei oltre a cercare nell’archivio del campo di concentramento stesso.

Ne è emerso un libro che fonde la ricerca con le storie dei deportati stessi dove vengono raccontati gli esperimenti e le angherie subite, la vita nel campo e la morte come compagna di viaggio.

L’elenco totale dei deportati e deportate considerate nella ricerca è di oltre 700 persone i cui nomi sono tutti pubblicati nel libro.

Tra queste però erano presenti persone non riconoscibili con certezza come italiane o non è stato del tutto dimostrabile che siano state deportate a Sachsenhausen.

Dopo la cernita fatta dai tre autori grazie all’uso delle fonti, il numero degli italiani sicuramente passati per l’inferno del campo di concentramento alle porte di Berlino è arrivato comunque a ben oltre le 500 persone provenienti da quasi tutte le regioni italiane.

Per molti di loro la deportazione è iniziata nelle carceri fasciste e i campi di transito e concentramento italiani, da cui gli autori hanno iniziato la loro ricerca.

Perlopiù si trattava di deportati e deportate per motivi politici. Erano presenti anche persone perseguitate per motivi razziali, sessuali o religiosi.

Molti italiani finiti a Sachsenhausen vi hanno perso la vita

Sono stati riscontrati anche italiani ‘dall’altra parte’, ovvero SS di origine italiana che hanno prestato servizio tra le fila degli aguzzini delle SS dentro al campo di Sachsenhausen.

A seguito della ricerca, l’ambasciata italiana di Berlino insieme ad Aned ha deciso di commissionare all’artista tedesca Anna Kaufmann una targa commemorativa – fino ad oggi mancante – per i nostri connazionali che sono stati deportati dentro al campo di Sachsenhausen. La targa, che è stata messa al fianco di quelle fatte da altre nazioni in passato per ricordare il tragico vissuto dei loro deportati, è stata inaugurata e installata dentro al memoriale del campo di concentramento domenica 1° maggio 2022, giornata in cui cade l’anniversario della liberazione del campo.

Il lavoro di ricerca sarà anche protagonista di un documentario, realizzato da uno degli autori dello studio, Francesco Bertolucci, insieme al regista Victor Musetti, che ripercorrerà al contempo le tappe della deportazione e le storie di molti italiani deportati nel campo di Sachsenhausen.

Alcune informazioni sul campo di Sachsenhausen

Sachsenhausen è stato uno dei campi di concentramento più grandi di tutta la Germania e oggi è uno dei più visitati al mondo dai turisti. Tra il 1936, anno della sua costruzione, e il 1945 vi sono state deportate più di 200mila persone provenienti da almeno una ventina di paesi.

È stato il campo modello delle SS sia per la sua organizzazione sia per l’addestramento dei comandanti e del personale poi mandato in altri campi, nonché una fondamenta della macchina nazista.

È stato il campo dove si sono formati ad esempio Rudolf Höß, poi comandante del campo di concentramento di Auschwitz, e Karl Otto Koch, che è stato poi comandante del campo di Buchenwald. Nel 1937 vi prestò servizio Josef Oberhauser, che fu comandante della Risiera di San Sabba a Trieste. Vi aveva sede l’ispettorato generale dei campi di concentramento che faceva capo a Heinrich Himmler e lo stesso comandante delle SS vi aveva il suo ufficio.

Qui si facevano esperimenti medici che hanno colpito anche gli italiani e sempre qui durante la guerra fu realizzata l’Operazione Bernhard, la più importante opera di contraffazione di banconote della storia.

I deportati erano perlopiù oppositori del nazifascismo insieme a persone che non avevano altra colpa se non quella di essere di fede ebraica, omosessuali, rom, sinti, testimoni di Geova o qualsiasi altra ‘categoria’ invisa al Terzo Reich. Le persone di fede ebraica che vi sono state internate si aggirano sul 15 per cento del totale.

Qui hanno perso la vita migliaia di persone. Tra cui anche molte italiane e italiani.

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