GERMANIA – La pandemia, la guerra, l’inflazione, la crisi energetica
Abbiamo cercato la traduzione in italiano dell’aggettivo tedesco ”sachlich”. È, infatti, così descritto il modo di agire e lo stile del nuovo Cancelliere della Repubblica Federale di Germania Olaf Scholz.
“Sachlich”, in italiano si potrebbe dire “sobrio” ma non è reso del tutto il significato di una qualità che implica un comportamento concentrato strettamente sulla questione, sulla cosa (die Sache) in oggetto o in discussione.
Potremmo quindi continuare a descrivere lo stile del cancelliere Scholz come “concreto”, cioè con una retorica scarna e strettamente orientata e limitata all’argomento trattato.
Quello che però impressiona di più del nuovo Cancelliere sono i suoi toni particolarmente pacati, molto equilibrati, apparentemente privi di eccessive emozioni.
Eppure, motivi di diventare ansioso il nuovo Cancelliere ne avrebbe avuti più di uno in questi primi tre mesi del suo nuovo governo. La gestione della pandemia, una guerra devastante a poche ore di distanza dalla Germania, la crisi energetica con l’aumento del caro vita in tutti i settori quotidiani.
Una sola crisi di queste dimensioni sarebbe bastata per occupare il governo di un Paese per un’intera legislatura. Ma, si dice, che il male comune procuri mezza gioia. Grande stupidaggine. Il fatto che tutti i Paesi dell’Unione stiano combattendo contro gli stessi problemi non procura gaudio, nemmeno mezzo gaudio, a nessuno.
Schloz ha, per altro, un ulteriore problema interno e qui, il suo modo di fare “sachlich”, cioè sobrio, si è rivelato altrettanto fermo, stabile ed efficace: la guida di un patto di governo che coinvolge ben tre partiti politici che sono la Spd alla maggioranza, i Verdi e i Liberali.
L’enorme crisi in atto, fatta di tre crisi contemporanee con pandemia, guerra e crisi energetica, ha avuto ovviamente anche l’effetto di disciplinare e di compattare i leader dei tre partiti, lasciando a parte impennate individuali e ricerche narcisistiche di successi personali.
I Verdi, per esempio, si sono visti improvvisamente confrontati con la realizzazione precipitosa dei loro piani di impiantare in Germania fonti di energie esclusivamente rinnovabili, rinunciando per sempre a gas e petrolio. Quello che era un impegno a salvaguardia dell’ambiente si è trasformato in un impegno anche a salvaguardia dell’indipendenza nazionale. Indipendenza da scatti folli di altri Paesi fornitori come la Russia, che ha scatenato una guerra che nessuno si aspettava.
I Verdi hanno dovuto capire, brutalmente, che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, un mare di guai. E così li abbiamo visti paradossalmente ragionare sulla possibilità di mantenere in essere l’energia nucleare, in attesa di un completo graduale passaggio al rinnovabile, li abbiamo visti correre in Arabia per assicurarsi forniture di gas e petrolio, li abbiamo visti arrivare con affanno alla Realpolitik.
Un ruolo a parte, durante la crisi in Ucraina, lo ha giocato Annalena Baerbock catapultata da un giorno all’altro davanti alle telecamere di tutto il mondo. La Baerbock, ministra degli affari esteri tedesca del partito dei Verdi, se l’è cavata bene, offrendo al mondo un volto della Germania giovane, emozionato ma non impaurito, sinceramente commosso di fronte all’immane guaio provocato dalla Russia.
Ovviamente nessuno darebbe una chance a una Baerbock chiusa in una stanza a trattare con un Lavrov, ministro degli esteri russo. Sarebbe come mettere a confronto un elefante con un topolino. Ma qualcuno giura di aver visto scappare anche un elefante di fronte a un innocuo roditore.
I Liberali, la terza componente del Governo tedesco, hanno anch’essi dovuto fare i conti con la realtà. Hanno scritto sulla loro bandiera “meno Stato e più individuo ovunque possibile” ma ora si vedono costretti a firmare sovvenzionamenti statali in ordine di miliardi di Euro a favore dei meno abbienti, che non riescono a fronteggiare un’inflazione che supera il 7% e con il costo del carburante arrivato alle stelle. L’unica carta vincente dei Liberali: la gestione della pandemia. Hanno, infatti, portato il Cancelliere Scholz a una manovra che vede defilarsi il Governo Federale da misure restrittive, demandando il tutto ai governi dei Länder. In poche parole, se bisogna ordinare l’obbligo della mascherina o del test o della vaccinazione, che lo facciano i capi dei governi regionali, sui quali poi inevitabilmente ricadranno tutte le critiche e le antipatie.
I primi cento giorni di Olaf Scholz?
Cento giorni di guai gestiti con serietà (è forse questa la traduzione giusta di “sachlich”), con toni pacati ma fermi e corretti, mentre altri Leader mondiali e qualche ministro degli affari esteri nostrano si sono abbandonati a definizioni di altri Leader mondiali degne di un’osteria dopo mezzo litro di quello buono.
Il Cancelliere socialdemocratico Scholz è sulla strada giusta per creare un nuovo stile di politica diverso da Willy Brandt, filosofo e profeta della democrazia, da Helmut Schmidt, pragmatico a oltranza, da Gerhard Schröder schiavo dell’opportunità fino a rischiare l’accusa di opportunismo? Stiamo a guardare e sicuramente vedremo.