Cos’è l’intelligenza emotiva?
L’intelligenza emotiva è un costrutto psicologico che si è evoluto nel corso degli anni. Gli psicologi americani Mayer e Salavoy definiscono l’intelligenza emotiva come la “capacità di controllare sentimenti ed emozioni proprie e altrui, al fine di riuscire a guidare i nostri pensieri e le nostre azioni”.
Secondo i due studiosi l’intelligenza emotiva si manifesta in 5 aspetti:
1. Autoconsapevolezza, 2. Dominio di sé, 3. Motivazione, 4. Empatia, 5. Gestione delle relazioni.
Un grande apporto agli studi sull’intelligenza emotiva viene dato dal noto psicologo e insegnante di Harvard Daniel Goleman, in seguito alla pubblicazione del suo libro Emotional Intelligence.
L’autore definisce l’intelligenza emotiva come “la capacità di motivare se stessi, persistere nel perseguire un obiettivo nonostante le frustrazioni, di controllare gli impulsi e rimandare la gratificazione, di modulare i propri stati d’animo, evitando che la sofferenza ci impedisca di pensare, di essere empatici e di sperare“.
Per Goleman, i fondamenti dell’intelligenza emotiva sono:
– La competenza personale, cioè il nostro autocontrollo, che si basa sull’autoconsapevolezza, sulla padronanza di sé e sulla motivazione.
– La competenza sociale, che si basa sull’empatia e sulle abilità sociali (essere in grado di guidare le emozioni altrui e trarne vantaggio).
Perché l’intelligenza emotiva è così importante?
L’intelligenza emotiva è di fondamentale importanza per il successo della propria vita da un punto di vista globale. Goleman spiega che gli individui competenti emotivamente sono avvantaggiati in diversi campi:
• Sono più produttivi professionalmente.
• Hanno grandi capacità di leadership.
• Riescono a risolvere i conflitti più facilmente.
• Hanno successo nelle relazioni amorose, familiari, sociali e lavorative.
• Sono capaci di adattarsi ai cambiamenti e sviluppano una gran resilienza.
• Vengono percepiti positivamente dagli altri.
• Si sentono soddisfatti della propria vita e hanno un’autostima elevata.
Secondo Goleman le persone emotivamente intelligenti sono “socialmente equilibrate, espansive e allegre, non soggette a paure o al rimuginare di natura ansiosa. Hanno la spiccata capacità di dedicarsi ad altre persone o a una causa, di assumersi responsabilità, e di avere concezioni e prospettive etiche; nelle loro relazioni con gli altri sono comprensive, premurose e protettive. La loro vita emotiva è ricca ma appropriata; queste persone si sentono a proprio agio con se stesse, con gli altri e nell’universo sociale nel quale vivono”.
Cosa significa avere intelligenza emotiva?
Essere emotivamente intelligenti significa essere consapevoli di ciò che succede dentro di noi e sapere usare le emozioni che proviamo in maniera costruttiva e saggia, per vivere al meglio la nostra vita.
Con Goleman, il focus degli studi sull’intelligenza si sposta dal quoziente intellettivo alla sfera emotiva. L’autore ritiene che tutti gli esseri umani siano dotati di una certa intelligenza emotiva. Si è osservato che soggetti con un alto quoziente intellettivo (QI) spesso non conducevano una vita soddisfacente. Nasce così il concetto di Q.E. o quoziente emotivo, che determina l’abilità di posizionarsi nella società grazie alla propria attitudine emozionale. Infatti, sono le emozioni a guidarci nelle situazioni difficili e a superare le prove della vita.
Consigli per migliorare il nostro quoziente emotivo
L’intelligenza emotiva può essere stimolata.
L’infanzia è il momento più fertile per imparare a vivere propriamente le emozioni. Per questo, è importante che i genitori stimolino i propri bambini a riconoscere, osservare, accettare e comprendere le proprie emozioni.
Nonostante la grande responsabilità della famiglia nello sviluppo dell’intelligenza emotiva di ogni individuo, esercitarsi da adulti per diventare emotivamente più intelligenti è senza dubbio una buona idea per tutti.
Molti dei consigli per lo sviluppo dell’intelligenza emozionale vengono dallo stesso Goleman. L’autore suggerisce di chiedere a se stessi: “Dove vorrei migliorare di più se potessi migliorare una competenza?”. Il secondo passo è confrontarsi con una persona esterna, come un amico o un familiare. Il feedback esterno serve ad ampliare il proprio punto di vista e fare chiarezza. Poi, arriva il momento di accettare il pensiero altrui, senza giudicare.
È importante capire cos’è che genera rabbia in noi e dare un nome alle emozioni che sperimentiamo, ascoltandoci profondamente e con auto-compassione, anche qui senza giudicare. Anche il non-giudicare può essere esercitato. Goleman suggerisce di “fare pratica ogni volta che ci capita naturalmente, sul lavoro, a casa, al supermercato”: quando sorge un’emozione, osserviamola e lasciamola passare senza giudicarla.
Le emozioni negative sono difficili da gestire, ma con la pratica risulterà più facile semplicemente accettarle e vederle estinguersi, per la loro natura temporanea. Al momento di provare emozioni positive, è importante provare gratitudine e ricordare che anche gli stati d’animo piacevoli sono passeggeri.
Inoltre, per lo sviluppo dell’intelligenza emotiva è importante empatizzare con le emozioni altrui e praticare l’ascolto attivo.
Tutto questo migliorerà la qualità della nostra vita e delle nostre relazioni sociali.