Tradizioni regionali della Sicilia – Rubrica a cura di Angela Trapanotto
Le molte denominazioni che si sono succedute nell’isola, insieme alle tante vestigia di ruderi e monumenti, hanno lasciato inconfondibili segni nel modo di vivere, nell’abitudine dei suoi abitanti, ivi compresi le abitudini gastronomiche, a parte le influenze di carattere storico, culturale ed artistico. Infatti, l’arrivo dei greci, circa 2.500 anni fa che hanno vissuto per un lungo tempo e hanno lasciato in Sicilia splendidi monumenti. Fra questi il più importante è la Valle dei Templi, un luogo unico che racconta una storia antica più di duemila anni.
La Valle dei Templi è una tappa obbligatoria se si va in Sicilia, soprattutto se si è appassionati di arte. È davvero un luogo suggestivo dove si può osservare la magnificenza dell’antica civiltà greca, in particolar modo poco prima del crepuscolo serale, quando la luce filtra tra le colonne dei Templi, creando atmosfere uniche. La Valle dei Templi si trova in Sicilia nella città di Agrigento. È un parco archeologico caratterizzato da una serie di templi dorici del periodo ellenico. I più importanti sono: il tempio di Giunone che si trova sulla parte più elevato della collina, il tempio della Concordia che è uno dei templi dell’antichità greca.
Tre necropoli paleocristiane, che risalgono fra il 3° e il IV secolo d.C.; la necropoli Giambertoni, costruita da tombe a cassa di pietra calcarea; la tomba di Terone, si tratta di un edificio funerario a torre; tempio di Asclepio, dedicato al dio greco della Medicina; il tempio di Ercole, costruito alla fine del VI secolo a.C., che però è stato distrutto da un terremoto e oggi rimangono soltanto 8 colonne. Non meno importanti e altrettanto suggestivi sono il tempio di Giove, il tempio di Ercole, il tempio di Giove Olimpio, il tempio dei Dioscuri, di Atene, di Demetra (chiesa di San. Biagio) e il tempio di Iside situato nel complesso di S. Nicola, ed infine il museo archeologico, che è intitolato alla memoria di Pietro Griffo, archeologo e soprintendente ad Agrigento. Il parco archeologico è stato inserito nella lista dell’Unesco.
La città di Agrigento e la meravigliosa Valle dei Templi fanno da cornice agli eventi insieme ai mandorli in fiore. Ogni anno la Valle, ricoperta da un meraviglioso manto fiorito di alberi e mandorli, è uno scenario di una importante manifestazione , “la Sagra del Mandorlo in Fiore”, che preannuncia l’arrivo della primavera in concomitanza della fioritura dei mandorli..
La Sagra del Mandorlo in Fiore, nasce nel paese di Naro da un’idea del conte Alfonzo Gaetani, lo scopo era quello di promuovere la commercializzazione di alcuni prodotti tipici siciliani. Infatti, nel periodo in cui si svolge la sagra, vengono realizzate anche delle mostre e degustazioni della mandorla. La sagra viene celebrata per la prima volta il 27 febbraio nella Valle del Paradiso. All’inizio era una festa popolare, chiamata “la Festa dell’annata nova”. Per le vie del paese sfilavano carretti ricolmi di fiori e donne in costumi tipici.
Nel 1953 la sagra viene trasferita ad Agrigento con il nome di “Sagra del Mandorlo in Fiore”, ed allora tutti gli anni all’inizio del mese di marzo cominciano i festeggiamenti. La festa inizia, con una fiaccolata dell’amicizia, “la sfilata dei gruppi folcloristici” sino al tempio della Concordia, e si conclude, con una esibizione artistica sempre ai piedi della Concordia. Uno dei brani più cantati e ballati dal gruppo folcloristico di Agrigento è “la schiacciata delle mandorle” che descrive la lavorazione delle mandorle. Il mandorlo in fiore è infatti il “Festival internazionale del folclore “, al quale partecipano numerosi gruppi locali e quelli provenienti da tutto il mondo. L’obiettivo è quello di promuovere il dialogo interculturale per mandare messaggi di pace a tutte le popolazioni attraverso la musica e le diverse forme di danza tradizionale.
Ma la festa del mandorlo in fiore è anche l’occasione per conoscere la gastronomia del luogo. Il più importante evento gastronomico è la “Mandorla”, sagra della mandorla a Tavola, che ci fa riscoprire la mandorla in deliziosi piatti di alta cucina siciliana, oltre a fare bene alla salute è uno scrigno di preziose vitamine, sali minerali, omega 3, proteine e fibre vegetali, aiuta a mantenere e a proteggere il cuore, le ossa, e le arterie. Oggi la mandorla, viene annoverata nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.
Il mandorlo arrivò in Sicilia con i greci, non a caso tra i romani era conosciuta come “noce greca”. La Sicilia vanta una percentuale alta della produzione nazionale e le migliori qualità al mondo di mandorle. La maggiore produzione si ha nel territorio di Agrigento e nella Val di Noto. All’interno del parco della Valle dei Templi si trovano ancora oggi una varietà ed ecotipi locali di questa cultura.
Oltre a sgranocchiare le mandorle semplici e tostate potremo assaggiare tutti i dolci preparati con questo frutto, torte e paste di mandorle, oltre ad essere usati come ingrediente aggiuntivo ai piatti di carne e di pesce. Fra alcuni piatti tipici del luogo a cui non si può rifiutare sono i cavatelli all’agrigentina, impastati a mano con sugo di pomodori e melanzane fritte. I cavatelli sono un formato di pasta tradizionale, che potete preparare anche a casa. Si tratta di un piatto dai sapori genuini e amati in Sicilia.
Come si preparano: cavatelli all’agrigentina:
Per l’impasto dei cavatelli:
Impastate la farina di semola di grano duro con acqua tiepida e un pizzico di sale. Lavorate l’impasto e lasciare riposare per venti minuti circa. Formate delle strisce di pasta e tagliateli in più parti. Con un dito lavorato ogni singolo pezzo.
Preparazione: lavate le melanzane, pelate e tagliateli a dadini. Friggete con abbondante olio d’oliva. Una volta soffritte, unitela alla salsa di pomodori. Lessate i Cavatelli in acqua salata per 7-8 minuti Scolate la pasta aggiungete il pecorino o la ricotta salata e unite il tutto. Decorate con una foglia di basilico.