Riassestare un organo rappresentativo come il Com.It.Es., dopo le elezioni, non è affatto facile. Una riflessione sui Comites
Uno dei punti cruciali che tutti i Com.It.Es. dovrebbero affrontare è quello di riequilibrare, qualora ce ne fosse bisogno, tutti i settori operativi per renderli efficienti e dare le giuste risposte a chi le attende da tanto tempo e tutti gli eletti hanno il dovere di provarci.
Questa volta, si dovrà cercare di ignorare o fare finta che non vi siano mai state le tante, troppe, esibizioni compiute e favorite nello scorso mandato. Le tante lezioni di morale celate dietro un’ipocrisia raggelante. I tanti narcisisti in cerca di visibilità, attraverso una telecamera o un’intervista solo per mettere in mostra il proprio falso essere. Tanta forma senza alcuna sostanza.
Ma bisogna andare oltre e pensare al futuro, un futuro che si auspica prospero dove ci si possa focalizzare sul fatto che un Com.It.Es. è un’istituzione e, come tale, chi lo dirige ha il dovere di comportarsi con il senso dello Stato che comunque rappresenta, in un modo o nell’altro.
Come ho detto altre volte, in questo mandato dovrà prevalere un lavoro di squadra, iniziando dallo stesso Com.It.Es. per finire a livello nazionale. Lavorare tutti insieme e fare tesoro di tutte le esperienze che ognuno di noi può offrire per affrontare, discutere e risolvere al meglio delle possibilità le esigenze degli italiani in Svizzera, con la collaborazione della rete diplomatica, sempre a disposizione, per quelle che sono le sue competenze.
Dopo la deludente scarsa partecipazione al voto nelle ultime elezioni del 3 dicembre scorso, i Com.It.Es. hanno bisogno di riaffermare la propria credibilità. Non solo verso i connazionali ma anche nei confronti delle istituzioni italiane. I Comitati in carica, hanno il compito di fare proposte per migliorare l’azione degli stessi Com.It.Es soprattutto tramite le varie commissioni di cui si compongono. Sarebbe auspicabile, dopo l’elezione dell’Intercomites, che lo stesso coordini le sette commissioni più importanti o che hanno interessi comuni come il sociale, la cultura, il lavoro, lo sport e l’informazione per creare una maggiore sinergia sui progetti da trattare con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) anche attraverso una proficua e necessaria collaborazione con la rete diplomatica.
Una collaborazione tra le commissioni a livello nazionale volgerebbe a tessere relazioni tra diversi Com.It.Es. al fine di riuscire a unire le forze per raggiungere obbiettivi comuni. Incontri programmatici tra i responsabili delle varie commissioni, porterebbero a realizzare eventi culturali a basso prezzo, a relazionarsi su come meglio assistere i connazionali, a mettersi a disposizione della rete diplomatica a livello informativo, a dare supporto ed assistenza preziosi per i nuovi arrivati. Insomma, mettere in atto una rete tra i Com.It.Es. per operare meglio nel proprio territorio di competenza.
Si deve, purtroppo, constatare che, i neoeletti, molti dei quali alla prima esperienza elettorale, hanno ereditato una situazione catastrofica a livello di credibilità! Bisogna, al più presto possibile, ricucire con la base, con i connazionali che sono delusi, bisogna informare chi non sa nemmeno cosa sono i Com.It.Es., trovare delle soluzioni alle tante problematiche fino ad oggi ignorate o non adeguatamente ascoltate.
Necessita confrontarsi seriamente con il Comitato Generale degli Italiani all’Estero (il CGIE) e i Parlamentari eletti all’estero e, tutti insieme, gridare forte che esistono anche gli italiani dell’altra Italia ed è giusto che gli si conceda il dovuto rispetto.
Date le esperienze vissute nel recente passato, fra cinque anni o alla fine di questo mandato, questi Com.It.Es., se non agiscono immediatamente per fare un’inversione di tendenza, non avranno scuse e porteranno il peso e la vergogna di essere stati esattamente come gli altri.
Sono convinto che se non ci battiamo per far cambiare la legge che attualmente riguarda l’elezione sui Com.It.Es., non credo che si potrà avere un cambiamento significativo e degno.
Tutti al lavoro, dunque, per dimostrare che ci sono ancora persone che credono all’italianità all’estero sia pure con tutte le luci ed ombre e le difficoltà esistenti.
Auguro a tutti di trovare la giusta strada che porta al rinnovamento radicale. Con i fatti, però, e non con le parole. Di queste, se ne sono usate abbastanza e i nostri connazionali non ne possono più del solito mero cicaleggio senza sostanza, del continuo “blablabla” privo di un vero contenuto.
Nella nuova era, a far data da oggi, ci dovrà essere la dimostrazione che i tempi sono cambiati e che c’è, finalmente, la voglia di fare e di migliorare.
In fondo ogni viaggio inizia con un passo. Basta farne uno e il trend negativo cambierà.
Questo è quello che mi auguro e mi aspetto accada: il primo passo da parte di tutti, verso l’unico obiettivo comune: fare, fare, fare.